Marisa Leo uccisa dall’ex, la denuncia per stalking ritirata un anno fa: “Voleva far crescere la figlia con il papà”

Ancora un femminicidio. Ancora una donna uccisa da un uomo che diceva di amarla e che, dopo litigi e separazione, dopo una denuncia per stalking poi ritirata per concedergli una nuova possibilità (ma soprattutto per far crescere la loro figlia anche con la presenza costante del padre), ha chiesto un incontro chiarificatore dopo gli ultimi dissidi. Un incontro probabilmente per discutere della custodia della figlia di circa quattro anni. Ma una volta che Marisa Leo, 39 anni, è scesa dalla sua auto e si è recata all’interno dei locali dell’azienda, Angelo Reina, 42 anni, ha imbracciato la carabina che aveva portato, sparando più volte uccidendola. Infine si è allontanato alla guida della sua auto, togliendosi successivamente la vita all’interno della stessa, sul viadotto che porta a Castellammare del Golfo.

E’ la cronaca dell’ordinaria follia dell’ultimo femminicidio avvenuto nel primo pomeriggio di mercoledì 6 settembre  in provincia di Trapani, nell’azienda agricola della famiglia di Reina, situata in Contrada Ferla, al confine tra Mazara del Vallo e Marsala. L’allarme era stato lanciato da un automobilista che lungo l’autostrada A29 aveva visto un uomo armato di pistola all’interno della sua vettura. Immediata la segnalazione agli agenti che una volta arrivati sul posto hanno accertato la morte di Reina. Da qui i successivi accertamenti con la famiglia, realizzando che l’uomo aveva un appuntamento con l’ex compagna. Dopo alcune telefonate al cellulare di Marisa, una volta arrivati nell’azienda agricola il drammatico ritrovamento.

La donna, responsabile marketing e comunicazione della casa vinicola Colomba Bianca, popolare nel Trapanese ‘grazie’ ai video promozionali in cui raccontava le bellezze della sua Sicilia, aveva lasciato anni fa l’uomo, denunciato inizialmente per stalking e violazione degli obblighi di assistenza familiare nel 2020, poco dopo la nascita della loro figlia. Due anni dopo, così come riporta Corriere.it, il dietrofront: il 10 gennaio 2022 Marisa Leo aveva rimesso la querela, estinguendo dunque il procedimento. “Aveva capito che la bambina aveva bisogno del padre, così aveva tentato di riavvicinarsi all’ex, per il bene della figlia” ha spiegato a LaPresse Leonardo Taschetta, presidente della Cantina Colomba bianca dove Marisa lavorava. 

“Tra i due vi era un rapporto civile – prosegue – non erano tornati insieme ma si vedevano per la figlia, uscivano insieme alla bambina e andavano anche a cena fuori. Lei capiva che, per la bambina, l’assenza della figura paterna, poteva essere fonte di dolore e voleva dare alla figlia un rapporto sereno con il padre. Apparentemente aveva un rapporto civile con l’uomo. Lei aveva avuto paura anni fa – sottolinea – ed erano arrivati alla denuncia, ma poi la situazione sembrava rientrata”.

Dolore e sgomento nell’azienda dove la donna lavorava. “Siamo sconvolti. Ma la cosa che ci dispiace molto, rispetto a tutta questa vicenda, è che una bambina di 4 anni crescerà senza mamma e senza papà. Io –  ricorda Taschetta – conoscevo Marisa praticamente da sempre, da quando era bambina. Lavorava da noi da 8 anni. Fino a ieri ci siamo visti in azienda e sembrava tranquilla, non ho avvertito malumori o preoccupazioni da parte sua. Io ho appreso che lei era stata uccisa all’una di notte dalla sua famiglia. Siamo talmente sconbulossarti”.

Una relazione travagliata da tempo. Già nel 2019, mentre era incinta, Marisa dedicava un post alla lotta contro la violenza sulle donne (pubblicato sui social dell’associazione “Le donne del vino”): “È un miracolo. Una forza così piccola, ma così dirompente e una vita che cresce al ritmo di due cuori che battono insieme. Donna, mamma, tu lavori, tu progetti, tu crei e sei fantastica per come lo fai. Tu cadi, ti rialzi, piangi ma non molli, e sei perfetta così come sei. Donna, mamma, Tu, non sei sola”.
Ma non è l’unico post dedicato da Marisa alla violenza sulle donne. Sempre per le Cantine Colomba Bianca, aveva pianificato una campagna di comunicazione in vista dell’8 marzo, giorno della festa della donna, utilizzando queste parole: “Ascoltiamo la voce di chi chiede aiuto, prima che quella voce venga spenta. Diamo voce allo slogan del movimento ‘Non una di meno’ contro la violenza sulle donne. Tutti possiamo far qualcosa: aiutare, sensibilizzare, diffondere… affinché non una donna in più subisca delle violenze”. Sempre in occasione di un altro 8 marzo, scriveva: “Questo pensiero è dedicato alle donne coraggiose che conosco e che sono fonte di ispirazione per me. Donne che non hanno scelto la via più facile e che si impegnano con tenacia ogni giorno per raggiungere obiettivi, che lottano senza perdere mai il rispetto del proprio essere donna. Sono quel tipo di donne che affrontano le sfide a testa alta, che non ti raccontano lamenti e fatica, che nonostante tutto indossano ogni giorno il loro sorriso piu’ bello e riescono a godere con gratitudine della gioia dei momenti. Loro arricchiscono questo mondo con la bellezza dei loro esempi di vita. Le donne devono fare qualunque cosa due volte meglio degli uomini per venire giudicate brave la metà”. E’ vero, affermava, “la parità non esiste ancora, il nemico più grande rimane il pregiudizio inconsapevole di tanti uomini, il pericolo maggiore è la mancanza di consapevolezza di molte donne. Ma non sarà così per sempre, una rivoluzione culturale è in atto. Grazie alle donne che mi ispirano ogni giorno”.