Il futuro
Maurizio Landini in uscita dalla Cgil, è scritto nello Statuto. Il segretario studia da candidato premier: sfiderà Giorgia
Maurizio Landini dà della cortigiana a Giorgia Meloni, e tutto va bene. Lo rimbrottano in pochi, a sinistra. Pina Picierno fa sentire la sua voce, ma nello stesso partito Laura Boldrini prende le difese del segretario generale Cgil. Il sindacato “rosso” fa la voce grossa sul governo, in questi giorni di discussione sulla legge di bilancio, tra attacchi personali all’indirizzo della premier e intemerate su riarmo, Medio Oriente, postura internazionale del governo con Donald Trump. Sarebbe un sindacato, sì, ma fa il partito politico tout court.
Gaza, la Flotilla, l’Ucraina
Lo si deduce anche dalla nota stampa che Corso Italia ha diffuso in questi giorni: «Bisogna fare una vera riforma fiscale, investire su scuola e sanità, dire sì alla pace e no al riarmo. Ma anche portare avanti politiche sociali e abitative, oltre che migliorare i trasporti». Mancano caccia e pesca, poi c’è un po’ di tutto. Salvo il lavoro. Quello che la Confederazione generale italiana dei lavorati ha dimenticato è proprio il suo toponimo. Il topòs dei lavoratori, forse a malapena citati nelle decine di interviste televisive che Landini generosamente concede sulla pace a Gaza, la Flotilla, l’Ucraina.
La Cgil sarà il collante dei partiti
La Cgil ha spostato il suo focus e non per via della mareggiata pro-Hamas che ha invaso strade, scuole e università italiane – o meglio, non soltanto – ma per una rivisitazione strategica del ruolo del leader Cgil. Che è in scadenza, perché ha ormai raggiunto l’età pensionabile, e deve cedere il passo. Senza con questo rinunciare a fare politica, anzi, rilanciandosi come il trait d’union tra Pd, 5 Stelle e Avs. Se negli anni Novanta il centrosinistra impegnato nel suo restyling moderato cercava nel cattolico adulto Romano Prodi un Papa nero, un’eminente, colta, autorevole figura esterna, oggi il vento soffia in direzione opposta. Il campo largo è a trazione sinistra-sinistra. E il collante tra i partiti va cercato nel leader della più grande formazione del centrosinistra, che è appunto la Cgil, con i suoi quasi tre milioni di iscritti (di cui due milioni sono i pensionati).
La regola: chi è in età pensionabile non può rivestire cariche dirigenziali
Quello della pensione è un tema serio, a Corso Italia. Una regola precisa dello Statuto della Cgil vieta espressamente di rivestire cariche dirigenziali a chi è in età pensionabile. In una infuocata direzione sindacale del settembre 2023 c’era stato chi aveva fatto notare che tale regola prevede la decadenza, o comunque l’avvicendamento ravvicinato del segretario generale: “O le regole valgono per tutti o siamo di fronte a insostenibili privilegi”, aveva tuonato l’avvocato Francesca Carnoso, membro del direttivo nazionale Fisac Cgil (sigla dei bancari). Dopo quella segnalazione, Carnoso ha visto cessare la sua collaborazione con la Fisac. Però la regola dell’età pensionabile, nello Statuto CGIL, esiste, nero su bianco. Il Riformista ha potuto verificare.
Il tetto al 65° anno di età
Si ritrova sulle Delibere attuative dello Statuto, in un documento votato dall’Assemblea Generale del 19 e 20 luglio 2023, tenutasi a Roma. Articolo 7.1.7: “Al fine di favorire il rinnovamento dei gruppi dirigenti ad esclusione di quanti operano nello SPI, il mandato esecutivo di coloro che raggiungono i requisiti di cui al punto 7.2 della presente Delibera: nel caso di pensione anticipata è possibile la conclusione dei cicli di mandato in essere (due mandati per un massimo di otto anni); in ogni caso il mandato esecutivo termina al compimento del 65° anno di età. Nel caso di pensione di vecchiaia il mandato elettivo termina di norma al compimento del 65° anno di età. È facoltà del Comitato Direttivo competente deliberare, con il voto favorevole della maggioranza degli aventi diritto, la prosecuzione del mandato sino alla sua conclusione e comunque non oltre la maturazione del diritto al pensionamento di vecchiaia. Dopo il compimento del 65° anno di età non è comunque possibile avviare un mandato esecutivo”. Landini compirà 65 anni nell’agosto 2026. Da quel momento la Cgil dovrà dotarsi di un nuovo Segretario generale.
La leadership del campo largo
E Landini? Per lui si dischiudono le porte della leadership sul campo largo proprio in quel 2026 che prepara le elezioni politiche della primavera 2027. Da settembre in poi ci sarà il tempo giusto per pianificare le iniziative, tra scioperi (mai per i diritti dei lavoratori, s’intende, per Gaza ieri e per chissà cosa domani) e manifestazioni. Ecco perché Maurizio Landini, che ha intanto visto naufragare le relazioni con la Cisl e la Uil, sposta tutto sulla politica e prende di mira sempre più spesso Giorgia Meloni. Perché sarà il suo sfidante. A dare una mano è pronto Urbano Cairo che lo ha messo nel ruolino interno degli inviti a rotazione: da Corrado Formigli a Giovanni Floris, da Omnibus a Ottoemezzo, non c’è format de La7 che non ne preveda una lunga intervista. Proprio da Floris lo scivolone sulla “cortigiana” Meloni. Eccesso di iubris? Capita quando si è convinti di essere protetti da un contesto sin troppo amichevole. È successo anche a Francesca Albanese: si è sentita le spalle tanto protette da commettere, proprio a La7, una serie di autogol.
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Con riferimento alle questioni statutarie da me sollevate nel 2021 nei confronti della Fisac Cgil, e oggi nuovamente richiamate da alcune testate giornalistiche, fra le quali Il Riformista con articolo del 17 u.s. (Landini in uscita dalla Cgil studia da candidato premier) desidero precisare che i fatti citati risalgono, appunto, al 2021 e non al 2023, come erroneamente riportato da alcuni organi di stampa. Nello stesso anno 2021, con una comunicazione pubblica, ho inoltre revocato la mia iscrizione al suddetto sindacato. Ritengo infine opportuno sottolineare che, allo stato attuale, non sussiste alcun legame, né personale né politico, con la Cgil. Diffido chiunque dal continuare a utilizzare in modo improprio o distorto tali informazioni, riservandomi, in caso contrario, di adire le vie legali a tutela della mia onorabilità e della verità dei fatti.
Avvocato Francesca Carnoso
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