Morto legato al San Camillo, il giallo della cartella clinica: “Sparite alcune schede”

Nelle carte acquisite del garante nazionale per i detenuti e dal legale della famiglia di Wissem Ben Abdel Latif, il tunisino di 26 anni morto il 28 novembre scorso nel reparto psichiatrico del San Camillo dopo essere stato legato al letto per giorni, manca la “scheda di utilizzo della contenzione fisica: misure assistenziali e monitoraggio”. Secondo quanto riporta la Repubblica, gli avvocati della famiglia del ragazzo hanno richiesto la scheda lo scorso 9 dicembre senza ottenere alcuna risposta.

E’ un documento fondamentale che potrebbe chiarire cosa sia successo nelle ore precedenti al decesso di Abdel Latif. Si tratta di un diario giornaliero sanitario dove vengono annotate per ogni paziente legato al letto lo stato di mobilizzazione, che dovrebbe avvenire ogni due ore, ma anche i parametri delle condizioni di salute come la pressione arteriosa e l’idratazione del paziente.

I legali hanno così chiesto alla procura di ottenere un’integrazione della documentazione. Ma hanno chiesto anche una copia delle registrazioni delle telecamere installate nella stanza in cui era ricoverato il giovane tunisino che sognava di vivere in Francia.

Per adesso, i legali della famiglia del giovane hanno tra le mani solamente un foglio del Servizio psichiatrico dell’Asl 3 su cui sono annotati i giorni dal 25 a 28 novembre, cioè il periodo del ricovero presso il San Camillo, che danno conto dell’inizio della contenzione ma non della fine, del comportamento aggressivo di Abdel e della sua morte.

Il corpo del giovane è tornato nella sua città natale, a Kebili, dove è stata celebrata la sepoltura. Dopo la sua morte, era arrivata anche la mala burocrazia: l’autopsia è stata eseguita senza che la famiglia sapesse ancora che aveva perso un figlio. “Credevano che finisse in rivolta e l’hanno massacrato”, sostengono i suoi familiari a Kebili.