Riformare il funzionamento dell’Unione Europea non è più rinviabile. Si tratta di un’opinione che sta guadagnando consensi fra i legislatori e diversi Stati membri a causa della necessità, politica e geostrategica, di allargare l’UE a paesi quali Ucraina, Moldova e agli stati dei Balcani Occidentali e delle crescenti difficoltà nel processo decisionale, dovute ai frequenti veti ungheresi su tematiche quali sanzioni economiche alla Russia e sostegno all’Ucraina. Il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha ambiziosamente fissato il 2030 come data per l’allargamento, mentre la Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha ridimensionato la questione annunciando durante il suo discorso sullo stato dell’Unione di aver incaricato la Commissione di esaminare come apparirebbero le istituzioni dell’UE in un’Unione allargata. Di allargamento e riforme istituzionali si è appena discusso anche a Murcia, dove fra il 27 e il 28 settembre, si sono riuniti i Ministri degli Affari Europei. È bene ricordare che misure di questo tipo richiedono, di regola, una revisione dei Trattati. La procedura in vigore per la modifica dei Trattati implica necessariamente l’accordo di tutti i 27 Stati membri e la conseguente ratifica da parte dei rispettivi Parlamenti o tramite un referendum popolare. È tuttavia notoria la difficoltà di trovare un accordo tra i 27, date le divergenti visioni sugli obiettivi del processo d’integrazione.
In questo contesto si inserisce una proposta di riforma dell’UE intitolata “Navigare in alto mare” presentata da Germania e Francia alla riunione del Consiglio Affari Generali dello scorso 19 settembre, che segue quella presentata da un gruppo di lavoro guidato dall’europarlamentare di Renew Guy Verhofstadt, già primo ministro del Belgio. Il rapporto, redatto da dodici esperti indipendenti, espone idee che consentirebbero all’Unione di allargarsi senza necessariamente modificare i suoi trattati attraverso un processo di “integrazione graduale” dei Paesi candidati nelle politiche dell’UE. Propone inoltre un “trattato di riforma supplementare” che consentirebbe agli Stati membri “volenterosi” di procedere con la riforma dei trattati senza l’appoggio di quelli più scettici che rimarrebbero vincolati dalle regole attuali. Il documento prevede un’Unione Europea a quattro cerchi: un cerchio interno dei paesi che mirano ad una maggiore integrazione; l’Unione Europea stessa, un gruppo di paesi associati al mercato unico e infine la Comunità politica europea, composta da 44 Paesi. In pratica, un ritorno del concetto dell’Europa “a più velocità”.
Molto interessante la parte riguardante le procedure decisionali. Il documento raccomanda un maggior numero di votazioni a maggioranza piuttosto che all’unanimità, anche per decisioni chiave in materia di politica estera e di difesa (superando quindi il problema dei veti), e di modificare la soglia per la cosiddetta maggioranza qualificata: al 60% dei Paesi che rappresentano il 60% della popolazione dell’Ue, dall’attuale 55% dei Paesi con il 65% della popolazione. Il rapporto fissa a 751 il numero massimo dei seggi del Parlamento Europeo e consiglia di ridurre il numero dei Commissari o, in alternativa, di introdurre una gerarchia all’interno del Collegio per snellire ed accelerare il processo decisionale. Viene suggerito un bilancio di dimensioni maggiori, con una maggiore flessibilità nelle decisioni di spesa e strumenti di debito comuni. Viene proposta anche la possibilità che gruppi di paesi membri possano stipulare “accordi di finanziamento intergovernativi” per portare avanti i propri piani di spesa.
Il rapporto, infine, chiede che l’UE abbia maggiori poteri per sanzionare i paesi per le violazioni dello Stato di diritto, escludendo i governi responsabili dalle procedure decisionali o trattenendo una parte dei fondi. Il documento franco-tedesco rappresenta uno dei tanti contributi al dibattito sull’allargamento e sulla riforma dell’UE che sarà oggetto di discussione durante la riunione informale del Consiglio del 6 ottobre prossimo a Granada. Le aspettative sono alte ma sarà in ogni caso un percorso lungo e complicato.
