Nessun disboscamento selvaggio, l’inchiesta viene archiviata: tanto rumore per nulla

Tanto rumore per nulla. Quando la notizia dell’inchiesta venne alla luce si sollevò un polverone, la solita coltre di sospetti e di giustizialismo sommario. Il caso riguardava una grande area verde nella zona di Palma Campania ed esplose mesi fa dopo il sospetto che si fosse distrutto un bosco per realizzare un maneggio senza autorizzazione. Ieri è arrivata la notizia dell’archiviazione dell’inchiesta: caso chiuso, nessun presunto responsabile, nessun reato da perseguire.

Su richiesta del pm della Procura di Nola, infatti, il giudice per le indagini preliminari ha disposto l’archiviazione dell’indagine relativa al maneggio nella pineta di Tribucchi, a Palma Campania, per la quale si era ipotizzato un presunto «disboscamento di un’area boschiva sottoposta a vincolo», con relativa scoperta di «un cantiere destinato all’allestimento di un maneggio». L’Ufficio di Procura ha avanzato richiesta di archiviazione spiegando che «non appare integrato il reato in contestazione per carenza dei necessari elementi costitutivi in capo a tutti gli indagati» e il giudice per le indagini preliminari ha disposto l’archiviazione del procedimento penale per i quattro soggetti denunciati: il direttore dei lavori, il rappresentante della ditta aggiudicataria dei lavori, il gestore dell’area e un architetto dipendente del Comune di Palma Campania. Accolta, dunque, la tesi degli avvocati del collegio difensivo, Giovanni Ammirati e Aniello Cozzolino.

Le indagini sono durate diversi mesi, e gli approfondimenti della Procura e delle forze dell’ordine hanno consentito di chiarire che si trattava di un’opera autorizzata oltre che dal Comune anche dalla Regione Campania. La vicenda aveva avuto sin da subito un notevole impatto mediatico, le ipotesi accusatorie avevano portato a mettere in dubbio l’operato dell’amministrazione comunale mentre la difesa aveva sempre evidenziato che invece era stata avviata un’attività di recupero dell’area, proprio per tutelare un polmone verde del territorio. Insomma, due versioni a confronto, due tesi diametralmente opposte. Tutto era nato da una serie di controlli dei carabinieri forestali sul dissesto idrogeologico, da monitoraggi finalizzati a contrastare i reati ambientali e lo sfruttamento delle aree verdi in barba a vincoli e norme di sicurezza e tutela paesaggistica. Si puntò la lente su una zona di oltre 12mila metri quadrati, si ipotizzò un disboscamento selvaggio e fu avviata un’inchiesta penale. Ieri le indagini si sono concluse: caso chiuso. Archiviazione.