Donald Trump non ha vinto la corsa alla conquista del Premio Nobel per la Pace, ma il trumpismo sì, e non è un risultato da poco. Contrariamente a quanto auspicato da molti sostenitori del Presidente degli Stati Uniti al di là e al di qua dell’Oceano, Trump non è mai stato in corsa per il Nobel nel 2025. Quindi non si tratta né di una bocciatura politica né di una congiura a danno del tycoon, ma di un’effettiva impossibilità non politica ma più semplicemente procedurale. Perché quello che i detrattori non sanno (o fanno finta di non sapere) è esplicitato nelle stesse procedure di assegnazione, e dunque di valutazione, prese in esame dal Comitato per il Nobel norvegese che esamina le candidature scelte dal Parlamento di Oslo.
Il Nobel per la Pace, istituito dal testamento di Alfred Nobel del 1895, come tutti gli altri riconoscimenti, è l’unico ad essere assegnato in Norvegia e non in Svezia. Le regole sono chiare, a partire da quella più ovvia: la scadenza per le candidature è stata chiusa il 31 gennaio 2025, una settimana dopo l’insediamento di Trump e l’inizio del suo secondo mandato. La valutazione, dunque, non prende in esame attività svolte nell’anno corrente, ma nel 2024, anno dell’elezione di Trump, certo, ma in cui non ha esercitato alcuna attività di governo. In più, i nomi dei candidati non sono noti, e quelle che si leggono sono indiscrezioni o pure e semplici suggestioni, e a volte – come nel caso di specie – anche uno strumento per inviare messaggi politici e diplomatici.
La vittoria della pasionaria venezuelana María Corina Machado rappresenta un successo netto del trumpismo nella sua proiezione ideale e anticomunista. Machado è oppositrice accanita del Presidente Maduro, in guerra aperta con Trump e assediato dalla Flotta statunitense ufficialmente in guerra con il narcotraffico, ma in pura azione di pressione politica e militare contro il regime di Maduro. Machado riceve il Premio per il suo impegno e la sua dedizione in difesa della democrazia e in lotta contro un regime violento e oppressivo, guidato da uno degli uomini più invisi non solo al Presidente ma all’intera galassia conservatrice e Maga. Il Premio a Machado è un duro colpo per Maduro e per il suo regime, e rappresenta al contrario una vittoria del trumpismo nella sua guerra alle dittature comuniste ancora presenti nel continente americano. Quanto a Donald Trump, è già candidato – de facto – per il 2026.
