L'intervista
L’oppositrice di Maduro: “Cinque Stelle affascinati dal suo regime, il mondo deve vedere cosa sta accadendo in Venezuela”
Mentre in Venezuela e in diverse capitali del Sud America aumentano le proteste dopo l’elezione di Maduro, abbiamo intervistato Neidy Rosal, politica venezuelana, dal 2008 al 2018 deputata, ma soprattutto oppositrice politica prima di Chavez e ora del regime di Maduro.
Neidy Rosal, cosa sta accadendo nel suo Paese?
Bisogna, innanzitutto, premettere che delle elezioni tenutesi il 28 luglio non vi è stato nulla di democratico, dal momento in cui, è doveroso ricordare che a María Corina Machado, candidata alle primarie dell’opposizione, a neanche un mese dal voto, è stato impedito di candidarsi, e soprattutto inabilitata politicamente per quindici anni. Come accaduto a me nel 2018. Inoltre, il Consiglio elettorale ha impedito a circa 4 milioni di venezuelani residenti all’estero di votare. Ma la cosa più grave è che lo stesso Consiglio elettorale nazionale non ha ancora presentato il foglio del conteggio dei voti di ogni circoscrizione, ma al contempo ha dichiarato Maduro vincitore.
Parliamo della sua storia. Come e quando inizia la sua carriera politica?
La mia carriera politica inizia nel 2005 quando vengo eletta Consigliere del municipio di Naguanagua, unica consigliere d’opposizione alla maggioranza in quel momento dominata da Chavez. Nel 2008, poi, vengo eletta deputata, con Chavez che, nel pieno della sua popolarità, aveva avviato quel disastroso processo di nazionalizzazione che ha riguardato tantissimi settori come il petrolio, l’elettricità, le banche, l’oro e perfino il turismo. Inizia così il periodo di assoluto populismo autoritario che ha portato il Paese alle disastrose condizioni di oggi.
Nel frattempo, lei inizia a denunciare la corruzione del regime.
Sì, insieme alla deputata Montero e al governatore dello Stato Carabobo Feo, denunciammo che, nel porto di Cabello, avevamo scoperto migliaia di tonnellate di alimenti importati dall’estero e destinati ai venezuelani più poveri, scaduti e mai distribuiti. Si trattava di una vera e propria rete mafiosa che sistematicamente prelevava e nascondeva i container, finché la merce contenuta non avesse superato la data di scadenza, per poi rivendere il tutto sul mercato nero e ordinare nuovi container attraverso la società statale PDVAL. Un’incredibile storia di corruzione, collegata al programma sociale del governo, che il presidente Hugo Chávez minimizzò sempre, anzi accusando l’opposizione di sfruttare questo scandalo per ottenere vantaggi politici.
Dopo la morte di Chavez, Maduro nel 2013 viene eletto presidente e lei continua a denunciare la dilagante corruzione.
Si, perché dopo lo scandalo PDVAL, cambia il nome del programma sociale, cambia il presidente, ma il comportamento rimane lo stesso. Continuiamo a denunciare l’enorme corruzione legata al settore alimentario, della sanità, ma anche il programma educativo d’indottrinamento socialista. Inizio a fare esposti sia in patria che fuori, tra cui al Parlamento Europeo e negli Usa. L’UE mi ha ascoltato, ma non ha fatto nulla, se non esortare Maduro a porre fine a quelle condotte. Ma ad un dittatore sai cosa può importare delle esortazioni…
Inizia così ad essere perseguitata politicamente.
Esatto. Nel maggio del 2018 finisce il mio periodo come deputato, ed il governo, che da tempo stava indagando su di me, mi inabilita politicamente, mi impedisce di rinnovare il passaporto e di conseguenza di uscire dal Paese. Una volta scaduta l’immunità parlamentare ho iniziato ad avere davvero paura e ho deciso così di scappare con mia figlia e mio marito, che è italiano, e di venire qui in Italia. I primi tempi sono stati durissimi, perché senza passaporto non potevo neanche aprire un conto in banca, mentre il mio conto in Venezuela era bloccato. Sono stata senza identità per tre anni, e finalmente ora ho la cittadinanza italiana.
Quali sono le relazioni tra l’Italia e il suo Paese?
Per diverso tempo c’è stato un atteggiamento di non intromissione. Addirittura, un ex partito di governo, il Movimento 5 Stelle, era particolarmente “affascinato” dal regime di Maduro. L’attuale governo, invece, si è reso conto della situazione che c’è nel Paese, sento una maggior pressione, sento che stanno riconoscendo che c’è un governo fuori dalla legge e con cui nessuna democrazia può andare d’accordo.
Lei tornerebbe a far politica nel suo Paese?
Politicamente o no, tornerei a lavorare per il mio Paese che, con Chavez prima e Maduro ora, è stato distrutto. Siamo un Paese con grandi risorse d’acqua, ma l’acqua non c’è, siamo il paese con il più alto volume di riserve accertate di petrolio al mondo, ma che non produce petrolio, abbiamo sempre esportato elettricità e ora non abbiamo la luce. Non è accettabile che un Paese così pieno di risorse naturali stia così. Non vogliamo più lasciare il potere in mano a queste persone. Ecco perché il mondo deve vedere cosa sta accadendo, deve sapere che c’è una dittatura che non vuole lasciare il potere e che per mantenerlo è disposto a tutto. Maduro stesso ha detto che è disposto ad un bagno di sangue.
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