Non esiste il diritto alla bella vita se si vive di sussidi dorati, champagne e aerei di cittadinanza

Italia. 1990. I primi telefonini cellulari, in mano a poche persone (ai tempi, prevalentemente professionisti). Un solo operatore pubblico nazionale. Le prime bollette. Im- porto? Due milioni di lire. Cioè più o meno i mille euro di oggi. Si pagava persino lo scatto alla risposta, oltre che i minuti di conversazione. Roba carissima. Per pochissimi. Qualcuno ha nostalgia di quell’andazzo lì, oggi che invece abbiamo da scegliere tra diversi operatori (tutti appartenenti alla galassia inutilmente demonizzata delle multinazionali, anche dette sciattamente “murtinazzzzionali infami” da qualche retrogrado), e che paghiamo anche solo 7 euro al mese per parlare e navigare liberamente quanto ci va?

Io credo proprio di no. Credo che nessuno rimpianga quei tempi. Perché erano per pochi, mentre quei servizi oggi sono per tutti. È per questo che trovo anacronistico non affrontare un serio piano di liberalizzazioni che portino tramite la concorrenza a un miglioramento dei servizi per noi cittadini, a prezzi molto probabilmente migliori di quelli odierni, e alla creazione di posti di lavoro; è per questo che trovo quasi da comunisti ipotizzare di calmierare i prezzi o mettere un tetto al prezzo dei biglietti aerei. È ipotizzabile che le compagnie vogliano recuperare quanto perso nel Covid, mantenendo i prezzi alti, anche se hanno visto abbassare i loro costi? Può darsi. Non lo so. Ma anche loro hanno dipendenti da salvaguardare. Non è che il posto di un dipendente di una compagnia aerea valga meno di altri. E il mercato lo facciamo noi consumatori. Prendiamo meno aerei e vedrete come scendono immediatamente i prezzi. C’è il caro ombrelloni? Andiamo di più in spiaggia libera e chiediamo che si liberalizzino le concessioni balneari.

Chi vi parla è convinto che se il Governo volesse, anziché perdere giorni a discutere delle uscite discutibili ma lecite di qualche responsabile comunicazione del Lazio, ci metterebbe ben poco a varare delle liberalizzazioni serie, che portino vantaggio agli italiani (dai taxi agli ombrelloni, ai servizi locali). Come è convinto che dopo aver varato una legge delega che porti a una semplificazione fiscale (chiariamo: per vedere un taglio tasse effettivo ci vorranno due anni da oggi), debba procedere a una coraggiosa sforbiciata della spesa pubblica per trovare la provvista con cui finanziare un vero shock fiscale, tale che aumentando il compenso netto nelle tasche dei lavoratori, degli autonomi e delle partite iva, questi se ne possano fregare di qualche rincaro, se proprio vogliono prendere l’aereo per andare in vacanza (che – ricordo – è sempre un problema di lusso, non di sopravvivenza).

Perché anche questo va detto: non esiste il diritto alla bella vita gratuita o a buon mercato se si rifiuta il mercato e si crede di poter vivere di sussidi dorati e aerei di cittadinanza. Come non esistono champagne di cittadinanza, Ferrari di cittadinanza, e yacht low cost. E menomale.