Nozze Rosse e Operazione Narnia, la strategia segreta dell’Idf contro l’Iran: 10 anni di preparazione tra inganno e sorprese

Demonstrators carry posters of top Iranian commanders killed in Friday's Israeli strikes on Tehran, during the Muslim Shiite holiday of Eid al-Ghadir, which commemorates the Prophet Muhammad naming Ali, revered as the first Shiite imam, as his successor, in Tehran, Iran, Saturday, June 14, 2025. (AP Photo/Vahid Salemi) Associated Press/LaPresse

Oggi sappiamo qualcosa di più sull’attacco decisivo che Israele ha lanciato contro l’Iran il 13 giugno, e sulle due operazioni segrete che hanno sorpreso il regime di Teheran: Nozze Rosse e Operazione Narnia. Questi raid mirati, che hanno eliminato alti Ufficiali militari iraniani e scienziati nucleari di primo piano, sono stati il frutto di trent’anni di preparazione; ma quando il piano globale di attacco ha ricevuto la luce verde, ha scosso le fondamenta del programma atomico iraniano e indebolito gravemente la sua leadership. Si è trattato di una combinazione di alta precisione militare e inganno strategico, con l’obiettivo di colpire l’Iran senza che nessuno – in tutto il mondo – ne fosse a conoscenza fino al momento decisivo.

Le origini del piano: un decennio di preparazione

La pianificazione delle operazioni israeliane iniziò negli anni Novanta, quando il Mossad identificò i primi segni della costruzione del programma nucleare di Teheran a scopi bellici. L’Iran, infatti, aveva dichiarato pubblicamente che il suo programma nucleare era esclusivamente pacifico, ma segnali evidenti dimostrarono che questo, in realtà, rappresentava una minaccia esistenziale per Israele. Già pochi anni dopo l’avvio del programma, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica aveva individuato quantitativi di uranio arricchito in U-235 ben oltre i limiti del 3-5%, che corrispondono ai limiti massimi per i quali ha senso arricchire l’uranio se lo si vuole usare in un reattore termonucleare per produrre elettricità. Come abbiamo spiegato sul Riformista il 20, 21 e 24 giugno, beccare un quantitativo di uranio oltre il 3-5% è come trovare il pugnale di Rambo nascosto nel cassetto delle posate: non puoi dire che pensavi di usarlo per tagliare il controfiletto. Così come il pugnale di Rambo serve solo per scannare persone, così l’uranio arricchito oltre il 5% non può essere usato per altro che per arricchirlo fino al 90% e, quindi, costruire bombe atomiche. Punto.

Per togliere ogni dubbio, già nel 2002 organizzazioni di Intelligence e gruppi di opposizione iraniani avevano rivelato l’esistenza di interi siti nucleari nascosti, inclusi quelli per l’arricchimento dell’uranio, a Natanz e Arak. Negli anni successivi, il Mossad compì diversi sabotaggi per fermare l’avanzamento del programma, inclusi attentati mirati a scienziati nucleari e attacchi a siti di arricchimento dell’uranio. Tuttavia, nonostante questi sforzi, il programma nucleare – evidentemente militare – continuò a progredire. La percezione che solo un attacco aereo diretto avrebbe potuto fermarlo crebbe con il passare degli anni.
Nel 2008 Israele diede il via all’operazione Glorious Spartan. Questa simulò un attacco su larga scala contro i siti nucleari iraniani, lontani oltre 1.600 km. Più di 100 F-15 ed F-16 israeliani percorsero proprio quella distanza ma volando verso Ovest, in pieno Mediterraneo, fino a una zona di addestramento a sud della Grecia, per sperimentare multipli rifornimenti in volo. Le esercitazioni – a bassa quota per non essere individuati dai radar – comprendevano la verifica che i piloti potessero anche arrivare sul bersaglio in formazione stretta in modo da lanciare i propri missili entro 15-20 secondi l’uno dall’altro, per garantire la massima efficacia.

Questa operazione rappresentò l’inizio di un programma che avrebbe incluso anche operazioni in Yemen, testando in campo le capacità di attacco a lungo raggio. Le missioni di bombardamento strategiche dell’Iran in aprile e in ottobre 2024 avevano già minato le difese aeree degli ayatollah, con l’eliminazione dei sofisticati sistemi S-300 russi. Una volta eliminate le principali armi di contraerea, era tecnicamente possibile realizzare l’attacco finale.

Nozze Rosse: eliminare la leadership iraniana

Il 13 giugno 2025, a mezzanotte, i Generali israeliani si radunano in un bunker segreto sotto il quartier generale dell’Aeronautica militare. L’operazione viene ribattezzata Nozze Rosse, un riferimento alla famosa scena del matrimonio da incubo nella serie Il Trono di Spade. La scelta del nome in codice è emblematicamente collegata alla strategia: Israele mira a colpire in modo decisivo la leadership militare iraniana, incluso l’alto comando dei Guardiani della Rivoluzione, riducendo drasticamente la capacità di risposta immediata del regime. 200 aerei fra bombardieri e caccia, supportati da aerei da rifornimento, aerei-radar e per la guerra elettronica, sorvolano il confine con la Siria, la Giordania e l’Iraq, raggiungono il territorio iraniano e lanciano 330 missili su oltre 100 obiettivi.
L’efficacia di Nozze Rosse è impressionante: i vertici militari iraniani, anziché disperdersi per evitare un attacco, si erano riuniti in un unico luogo. Questo protocollo era già noto al Mossad: non è stato necessario altro che attendere che i Generali procedessero secondo i loro piani di emergenza per determinare la loro fine. La scelta di concentrare tutti i vertici in un unico punto si rivela, infatti, fatale, e il massacro della loro leadership paralizza il comando delle forze armate iraniane per giorni interi.

Operazione Narnia: distruzione dei cervelli nucleari

Poco dopo l’inizio dell’operazione Nozze Rosse, un’altra azione segreta israeliana si rivela altrettanto efficace e decisiva: l’Operazione Narnia. Il nome di una fortunata serie di romanzi di Clive S. Lewis riflette la natura fantasiosa di un’operazione che sembra uscita direttamente da un racconto di fantascienza. Questa ha come obiettivo primario i principali scienziati nucleari iraniani coinvolti nel programma per sviluppare le micidiali bombe atomiche. Con estrema precisione, Israele riesce a eliminare contemporaneamente nove scienziati chiave. Gli omicidi mirati si svolgono nelle stesse abitazioni degli scienziati a Teheran, un’azione tanto sorprendente quanto ben pianificata.
Questa mossa si dimostra fondamentale per indebolire ulteriormente l’Iran, creando un vuoto di competenze in grado di paralizzare – almeno per qualche tempo – i progressi tecnici nell’arricchimento dell’uranio e nella progettazione delle testate nucleari. Con la morte di questi, Israele non solo mina la capacità operativa dell’Iran ma priva il regime delle sue risorse più preziose per la costruzione di armi nucleari.

Le fasi preparatorie: tra inganno e sorprese strategiche

Il piano di attacco inizia a prendere forma già nel novembre del 2024, quando Israele, dopo aver radunato oltre 120 esperti di Intelligence e militari, stila una lista di oltre 250 obiettivi. Tra questi vi sono scienziati, Generali e siti strategici legati al nucleare e ai lanci missilistici. Il Mossad è il principale attore dietro le quinte, riuscendo a contrabbandare componenti per droni esplosivi e a nascondere vicino agli obiettivi squadre di agenti pronti a neutralizzare le difese iraniane. Viene realizzata una completa e ben mimetizzata base droni proprio accanto a Teheran, con l’obiettivo di eliminare le difese antiaeree ancora operative e lasciare il dominio dell’aria ai cacciabombardieri con lo Scudo di David.
Un aspetto fondamentale della pianificazione è l’inganno strategico. Israele fa circolare voci sui media per seminare il dubbio tra le autorità iraniane, suggerendo un disaccordo tra Netanyahu e Trump riguardo l’attacco imminente. Addirittura, la notizia del matrimonio del figlio maggiore di Netanyahu, Avner, viene usata per distogliere l’attenzione dai preparativi militari. Bibi, infatti, aveva previsto che il giorno del matrimonio sarebbe stato il momento ideale per lanciare l’offensiva, evitando che l’Iran potesse reagire in tempo.

La reazione di Washington e il contesto internazionale

Nonostante l’operazione fosse stata pianificata con precisione, Israele si trova a fronteggiare una situazione diplomatica complicata. Gli Stati Uniti, sotto la presidenza Trump, avviano nuove negoziazioni con l’Iran riguardo il programma nucleare. Le informazioni trapelate sui media suggeriscono che gli Stati Uniti stanno tentando di ottenere un accordo con l’Iran, e Trump stesso dichiara che non vuole che Israele lanci un attacco, preferendo la diplomazia. Ma lo Stato ebraico non può permettersi di fermare l’offensiva: mentre Trump parla di risoluzione diplomatica, stormi di cacciabombardieri israeliani sono già in volo, portando avanti l’operazione senza che il mondo lo sappia. L’elemento chiave della strategia israeliana è quello di non lasciare che l’Iran pensi che l’attacco possa essere eseguito senza l’approvazione degli Stati Uniti. Anche questo inganno gioca un ruolo fondamentale nel garantire il successo della missione.

La conclusione dell’operazione e le conseguenze immediate

Con la decapitazione del vertice militare prodotta dall’operazione Nozze Rosse e l’eliminazione dei cervelli nucleari con l’Operazione Narnia, Israele dà un segnale inequivocabile alla comunità internazionale e, soprattutto, al regime iraniano. La capacità di risposta dell’Iran è ridotta al minimo, le sue forze armate decapitate, e il programma nucleare gravemente compromesso.
Nonostante la distruzione delle sue capacità offensive, l’Iran resta un attore potente nel contesto geopolitico del Medio Oriente. La decisione di Israele di colpire prima che l’Iran possa lanciare le bombe nucleari dà il via a una guerra che segnerà il futuro della regione. Il prossimo capitolo del conflitto è ancora tutto da scrivere, ma Israele resta forse l’unico Paese al mondo condannato a vincere tutte le guerre, perché non può permettersi di perderne nemmeno una.