“Oggi chi nasce disagiato ha più probabilità di rimanere disagiato, con questa destra-destra diritti civili fermi”, parla Emanuele Trevi

Emanuele Trevi, critico letterario e scrittore, Premio Strega 2021 con il romanzo Due Vite, è stato ospite a Positano della manifestazione letteraria “Positano Racconta – Miserie e Splendori”.

Durante l’incontro con Domenico Starnone e Marco Missiroli, ha parlato della sua gioventù e della borghesia che osteggiava. Oggi ha ancora senso parlare di borghesia?
Esiste una classe sociale propulsiva nell’economia, nella cultura a cui noi attribuiamo la definizione di borghesia. Non è una definizione di carattere puramente fiscale, cioè dell’ISE, non è quello che la caratterizza. Fin da Marx e Max Weber, che sono stati due grandi studiosi, sappiamo che il mondo industriale e moderno non è stato creato semplicemente attraverso processi di accumulazione, investimento e industrializzazione, ma attraverso una particolare cultura, una cultura del lavoro.

Il suo romanzo denuncia la cristallizzazione di uno status quo, le origini contano ancora così tanto?
Quello che ho notato è che nella vita si può cambiare religione, si può cambiare sesso, ti puoi pure cancellare i tatuaggi con laser, come diceva il mio amico Rocco Carbone, ma l’origine sociale è forse la cosa più indelebile. C’è quella e il segno astrologico, due cose che non puoi cambiare: quindi io sono un Capricorno di origini borghesi. Sono stato educato a certi valori, ero un figlio della borghesia rossa, mio padre era stato un partigiano comunista, mia madre era un medico lodevole che aiutava i poveri. Le componenti cattolico comuniste sono una parte della borghesia italiana, poi ci sono altre culture, la liberale, la cattolica, che sono un po’ diverse ma credo – e qui sono veramente d’accordo con il mio amico – che non è possibile cambiare l’origine sociale. Gli ascensori sociali funzionano sia in alto che in basso, ma non sono macchine che cancellano l’identità e la resettano.

Si è rotto l’ascensore sociale?
Chi nasce disagiato ha più probabilità di rimanere disagiato mentre chi nasce avvantaggiato economicamente può cadere ma è molto difficile il contrario. Noi assistiamo, in particolare dalla grande crisi del 2008, un impoverimento e dunque anche una decadenza culturale del ceto borghese che è impressionante, apocalittico. Pensa a quello che succede in America con l’impoverimento del ceto medio, è un di un fenomeno che equivale alla guerra di Troia nel mondo antico. È quella parte della borghesia non garantita da uno stipendio ad esempio, quella che in Italia si chiama delle partite Iva, ogni nazione avrà una sua definizione. È tra i fenomeni sociali di quest’epoca visto dalla parte ricca del mondo. Magari in Africa e Sudamerica le questioni sono diverse dal nostro assetto europeo nord americano.

Ha ancora senso parlare di classi sociali?
Vedo che nel mondo accademico si parla di élite e di classi come argomento vivo e presente. Mi incuriosisce molto in questo periodo l’altra parte del mondo, l’impero del male se vogliamo dire così. Molti analisti dall’inizio della guerra in Ucraina hanno affermato una cosa che non contesto perché non ne ho gli strumenti: l’inesistenza di una borghesia in Russia. Cosa significa? Esisterà un ceto medio in Russia no? Però ho riscontrato anche nella storia letteraria, i grandi Gogol, Dostoevskij, Tolstoj, vengono interpretati anche proprio con quella stranezza: una società dove non esiste il ceto medio. Perché esiste un certo medio di funzionari, mentre nel concetto stesso di borghesia c’è un’idea di libertà che non è solo imprenditoriale, ma anche culturale. La borghesia liberale nell’ottocento ha cambiato il mondo. All’inizio dell’ottocento c’erano ancora delle monarchie assolute per diritto divino, la Santa alleanza, il Congresso di Vienna e alla fine, pochi decenni dopo, erano completamente sparite.

Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha detto che non festeggerà il 25 Aprile, “perché lì non si celebra una festa della libertà e della democrazia ma qualcosa appannaggio di una certa sinistra”.
Ti vorrei rispondere non nel senso di polemica politica, ma in senso culturale. Con tutto il rispetto dovuto alla seconda carica dello Stato, ha detto una cosa assurda. La resistenza, che è stata come il secondo risorgimento, una cacciata di un invasore criminale che sappiamo tutti quello che ha fatto, ha avuto una componente comunista, ha avuto una componente che si chiamava badogliana di orientamento monarchico, ha avuto una componente cattolica. La merda fascista aveva venduto la patria agli invasori, aveva tradito. Questo è il carattere schifoso del fascismo e lo dico come un vero patriota. Per me il patriottismo è molto superiore all’orientamento politico. Il loro modello, Mussolini, era in parte un demente, in parte un criminale, soprattutto è stato un grandissimo traditore della patria. Anche io rispetto la triade Dio, Patria e Famiglia, mi sembra una cosa rispettabilissima. Mi chiedo come una persona perbene non possa festeggiare il 25 aprile.

Abbiamo per la prima volta in Italia un presidente del consiglio di destra destra, quella che in Europa si chiama estrema destra. C’è qualcosa che cambia nel nostro futuro?
Devo dire che molti miei amici sono allarmati. Io però non credo proprio. Ho detto con franchezza che il presidente del Senato ha detto una corbelleria. Se fossimo in Russia, ci penserei perché magari con questa intervista mi metterei inutilmente in una posizione rischiosa. Non credo proprio che sia così. Credo che tra i tre leader della destra prevalga quella più democratica.

Qual è il rischio vero?
Quello sui diritti civili, a partire dalla minaccia di mettere mano alla legge 194. E non solo: attenzione che non credo basti mantenere i diritti civili che già esistono. No: i diritti civili sono in una continua evoluzione. Non credo che ci sarà un arretramento, credo che ci sarà un momento di stasi e quindi negativo. Per esempio arrivare a una cosiddetta legge sulla buona morte riguarda tutti. Altre cose che possono essere più legate a una sensibilità di una parte politica, anche lì ci sarà evidentemente un arretramento puramente negativo: non tocchiamo quello che c’è già, ci saranno le unioni civili, la nostra democrazia abbastanza solida perché sono processi molto lunghi. Però il blocco rende i diritti civili già esistenti più privi di significato in quanto non fanno parte di un continuo processo di conquista.

E forse non è solo colpa della destra, se non si fanno le riforme necessarie.
Infatti, la sinistra ha avuto il boccino in mano per tantissimi anni. Io parlo di tre cose che farei immediatamente: legalizzazione delle droghe leggere, legge sulla buona morte, una legge per la prostituzione. Qui abbiamo una legge del 1960! Si pensi all’evoluzione dei costumi sessuali, a Internet. Dovunque non ci sia una legge dello Stato, c’è la criminalità. Questo non capiscono i rappresentanti della destra e molti rappresentanti della sinistra. Quando noi siamo arrivati a sfiorare delle conquiste è sempre mancato l’apporto di persone che si dichiaravano coraggiose, a sinistra. Forse per un problema di posizionamento rispetto alla chiesa cattolica e nei confronti di tutto l’elettorato.

Un tema più profondo, quello del compromesso verso tutti.
Un problema non solo di contenuti della politica, ma di quel letame della marketing elettorale che è la ricerca spasmodica del consenso. Per questo voglio rimanere del tutto estraneo all’agire politico.