Oggi l’Aula vota la mozione per il futuro di Gaza, Meloni: “Tutti uniti”. I riformisti del Pd aprono, M5S e Avs si sfilano

CAOS IN AULA ALLA CAMERA DURANTE IL VOTO

Lo scontro perfetto, in pratica quando tutte le pedine convergono nello stesso punto, caos a regola d’arte. Un tamponamento che rischia di essere memorabile, rumori assordanti di ferraglia, segno che anche stavolta i freni non hanno funzionato (o sono stati manomessi).

Da una parte c’è il bastimento degli “intrepidi”, la Flotilla, che sembra ricercare un finale “epico”, lo scontro con i militari israeliani. “Insistere in questa fase è irresponsabile, io continuo a non capire”, dice la presidente del Consiglio nel corso di un punto stampa prima del Consiglio europeo. Giorgia Meloni si attira così la reazione degli attivisti, e a seguire quella degli sponsor del campo largo. Parole al vetriolo. “Siamo noi a dover chiedere alle istituzioni di essere responsabili”, replica Maria Elena Delia, portavoce della delegazione italiana della Global Sumud Flotilla. Poi si scatena Giuseppe Conte: “Invito Meloni a fare il premier di tutti per una volta anziché il leader di Colle Oppio”. Spazio anche per il “marinaio” Arturo Scotto, deputato dem impegnato nella navigazione: “Alla premier chiedo se ritiene che il blocco navale sia legale oppure no”.

Maurizio Landini intanto si sfrega le mani: la Cgil e i sindacati di base, Usb, Cobas e Cui proclamano uno sciopero generale senza preavviso. Il leader di Corso Italia ha il tempo per un ultimo comizio: “Trovo che la nostra presidente del Consiglio, che continua a considerare irresponsabili la Flotilla e il lavoro che stanno facendo, si stia assumendo lei un grave atto di irresponsabilità politica”.

Dalle acque internazionali a quelle di casa nostra: la collisione si sposta a Montecitorio, dove oggi sono previste le comunicazioni del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sulla situazione in Medio Oriente. La maggioranza, a cominciare dalla presidente Meloni, aveva aperto alle minoranze: sosteniamo lo sforzo di pace proposto dalla Casa Bianca. “Il Parlamento non si divida sul piano di pace della Casa Bianca: le opposizioni ci pensino bene”, incita la vice responsabile di Forza Italia Isabella De Monte. Il testo della maggioranza prevede l’appoggio all’accordo di Donald Trump e il riconoscimento della Palestina, con la liberazione degli ostaggi e Hamas fuori dai giochi. Il deputato della Lega, Paolo Formentini, aggiunge: “Per noi è essenziale anche che la nuova entità statuale riconosca Israele”.

Complici gli attivisti in mare, non spirano venti di unità. Lo mette subito in chiaro il leader del M5S: “Non ci sono presupposti per un voto compatto, la maggioranza ha finto di non vedere un genocidio, ventimila bambini uccisi”. Gli va dietro Angelo Bonelli di Avs: “Non votiamo con il governo che non sanziona chi commette crimini”. Il Pd cambia gioco, nessuna condivisione con Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega; piuttosto un documento unitario delle minoranze. Il grande sforzo viene annunciato dal capogruppo dem in Senato, Francesco Boccia.

Intorno al Nazareno, tanto per cambiare, c’è maretta, con i riformisti che spingono in un’altra direzione. Il senatore Filippo Sensi scrive su X: “Si faccia uno sforzo di unità. Una volta tanto”. La deputata Lia Quartapelle dice al Riformista: “Spero che il governo presenti un testo fatto per unire”. Tra i favorevoli a una mediazione il senatore Pier Ferdinando Casini: “Bisognerebbe corrispondere con uno sforzo unitario alle sofferenze di un popolo. Lo auspico”.

Altra musica nell’ex Terzo Polo, che su Gaza ritrova la sintonia dei tempi andati: Matteo Renzi, Carlo Calenda e Luigi Marattin sulla stessa barricata. Il leader di Italia Viva ironizza: “Un parlamentare deve trovare delle soluzioni. Andare in una barca a vela è un’attività da Ong”. Propositivo il fondatore di Azione: “Va azzerato il campo largo, si riparta dal centro”. Deciso il segretario del Partito Liberaldemocratico: “Se alla Camera verrà presentata, da chiunque, una mozione che appoggia il piano, la voteremo”. In ogni caso, sono escluse constatazioni amichevoli.