Alessandro Onorato, l’enfant prodige della Giunta romana di Gualtieri, dove è assessore al Turismo, ai Grandi Eventi, allo Sport e alla Moda, è indicato da tanti (tra cui Goffredo Bettini) come il potenziale federatore dell’area dei centristi. A fine giugno ha riunito 700 persone in una convention nazionale per lanciare una piattaforma civica che punta a raccogliere energie riformiste e amministratori locali in vista delle sfide politiche del 2027. Per qualcuno potrebbe essere la gamba riformista di una coalizione sbilanciata a sinistra. Onorato parla di pragmatismo del fare e della sua idea di rivoluzione gentile.
Assessore Onorato, con la convention del 26 giugno il suo progetto civico è entrato ufficialmente sulla scena nazionale. Si può dire che nasce una nuova Margherita?
«La Margherita è stato un grande partito che ha segnato positivamente la politica italiana. Il nostro vuole essere un movimento che cresce dal basso: civico, popolare e riformista. Per occupare un nuovo spazio politico che oggi non è rappresentato».
C’è chi la descrive come la promessa del centrosinistra, chi dice che ricorda più Francesco Rutelli che Alfio Marchini. È una definizione che le sta stretta o che rivendica?
«Io sono semplicemente me stesso, un amministratore comunale abituato a risolvere i problemi della gente. L’esperienza di Francesco Rutelli con la sua giunta è stata forse la più rivoluzionaria e positiva della nostra città, a cui ha fatto seguito un grande sindaco come Walter Veltroni. Due esempi per tutti noi. È giunta l’ora che tanti amministratori locali, che da anni si impegnano sui propri territori, abbiano il coraggio di mettere a disposizione del centrosinistra e del Paese la loro concretezza, unita a capacità, conoscenze e credibilità. Ricordo Marchini? Da ogni esperienza della mia vita ho cercato di prendere il meglio. È così che si cresce».
Ha già avviato interlocuzioni con i leader nazionali dei partiti di centro, come Renzi, Calenda o Lupi?
«Maurizio Lupi è parte integrante della destra di governo, quindi abbiamo poco da dirci. Certo che parlo con Matteo Renzi, abbiamo obiettivi simili. Carlo Calenda vuole fare da solo il terzo polo, mentre la nostra posizione è ben salda all’interno del centrosinistra. Vogliamo contribuire all’alternativa al governo Meloni. Con ciò che sta accadendo nel mondo e in Italia, le posizioni devono essere molto chiare: o di qua o di là. Le terze vie sono velleitarie e dannose».
Qual è il profilo dell’elettorato a cui si rivolge il suo progetto? Chi sono i cittadini che vuole rappresentare?
«Vogliamo parlare ai giovani che vogliono lavorare in Italia e non essere costretti a emigrare. A chi chiede più sicurezza: dai genitori in pensiero per i figli che escono la sera agli infermieri che, tra sacrifici e difficoltà, subiscono aggressioni nei pronto soccorso. Ci rivolgiamo alle piccole e medie imprese soffocate dalla burocrazia: secondo l’Istituto Ambrosetti, l’attività burocratica costa alle aziende italiane 57,2 miliardi l’anno, il 3,3% del PIL. E vogliamo sostenere i genitori, soprattutto le mamme, che faticano a conciliare lavoro e famiglia, e a educare adolescenti bombardati dalla rete ed esposti a ogni tipo di droga. Infine, ai lavoratori italiani, tra i peggio pagati d’Europa. Insomma: curare le fragilità e dare fiducia nelle tante energie italiane».
Nel parterre della sua recente convention romana erano presenti amministratori locali, esponenti del terzo settore, giovani under 25. L’idea è di partire dai territori?
«Gli amministratori locali sono il più grande tesoro che la politica italiana possa vantare. Gente capace che, con poche risorse e scarsa autonomia legislativa, riesce a dare risposte concrete ai cittadini. Sono loro, spesso lasciati soli dal governo nazionale, ad avere la forza per cambiare davvero le cose. Basta considerare che nel 2024, secondo il rapporto “Amministratori sotto tiro” di Avviso Pubblico, il 20% degli amministratori comunali ha subito un’intimidazione ogni 27 ore. Serve coraggio, figlio dell’amore per la cosa pubblica. Siamo noi, oggi, a dover aiutare il centrosinistra a costruire una visione più aperta e realistica dell’Italia».
Puntate alle prossime elezioni amministrative, alle Politiche o a entrambe? Sarete in pista nel 2027 con il centrosinistra?
«Il 23 luglio presenteremo i primi 200 amministratori che stanno aderendo a questo progetto da tutta Italia. I motori sono accesi, è un’onda che cresce. Ci vedremo a Fermo, sul suo stupendo mare, dove le tre liste civiche di sostegno a Matteo Ricci sono una prova concreta di come possiamo essere utili a vincere e, in futuro, a costruire un buon governo».
La sua iniziativa, da un lato rafforza il centrosinistra, ma dall’altro evidenzia l’assenza di una rappresentanza riformista adeguata. Cosa pensa di Elly Schlein e del Pd di oggi?
«Con Schlein il Pd ha assunto un posizionamento ben incardinato a sinistra, che in termini elettorali ha prodotto risultati importanti. Ora bisogna completare e arricchire il campo progressista con una forte area pragmatica e riformista. Con questa sintesi si può conquistare la maggioranza degli italiani».
Se dovesse sintetizzare in una frase il senso del progetto che ha lanciato, quale sceglierebbe?
«La rivoluzione del fare. Fare, fare e ancora fare per ridare un sogno al nostro popolo».
