A tre mesi dalle elezioni Politiche, la sinistra italiana partecipa, con i pochi mezzi culturali e politici oramai a disposizione, alla retorica narrazione armata dalla destra su diritti sociali. Così migranti e famiglia tradizionale assorbono, nel dibattito quotidiano, la reazione delle opposizioni. Reazioni spesso scomposte e solitarie. Che acuiscono divisioni non tanto sul merito delle questioni – obiettivi comuni – ma sulla forma e sull’efficacia dell’azione di una opposizione. Una trappola che ci allontana da una visione più ampia che dovrebbe invece riguardare una nuova fase costituente per il centrosinistra.
Nel Paese reale, oggi più che mai, si avverte la mancanza di una forza politica capace di difendere il welfare, di promuovere la giustizia sociale e di tutelare gli ultimi, salvaguardando le nuove diversità. E mentre ci facciamo deglutire dalle uscite infelici di ministri e sottosegretari, gli italiani si preparano ad affrontare una crisi sociale che non ha precedenti. Crisi, che il neo governo affronta con uno spropositato aumento dell’inflazione. Nessuna idea, nessuna novità. Una via d’uscita che ricadrà ancora una volta sulle spalle delle famiglie.
Del resto lo si era capito da subito, con i primi provvedimenti su aumento del contante e rave, che lo spazio d’azione del Governo si limitava a politiche manifesto senza intervenire con rigore e responsabilità sui problemi seri. E’ evidente che il nostro sistema politico è stato messo in crisi da processi storici e cattive riforme elettorali e in questo, il populismo ha trovato spazi liberi in cui inserirsi, imponendosi ad ampio raggio sia con la presenza di partiti di nuovo conio populista, sia contaminando di populismo la destra classica. E’ altrettanto evidente che a politiche di destra, vanno contrapposte politiche di sinistra.
Per farlo occorre riattivare un confronto con tutti e trovare convergenze sui temi e sulle priorità per il Paese, provando a serrare le fila del nostro mondo. Andare oltre i nomi e le leadership e costruire idee nuove e realizzabili per le quali il nostro elettorato possa di nuovo individuarci come interlocutori seri. Offrendo cioè al Paese un’alternativa reale che fondi le sue radici nei valori del socialismo europeo e guardi alle socialdemocrazie che in Europa, stanno adottando politiche vincenti, riducendo le diseguaglianze e rimettendo in moto la macchina dell’economia. Modelli vincenti come, tanto per fare un esempio, le politiche sul lavoro del governo di Pedro Sánchez in Spagna.
Ma guardare anche alle esperienze del Portogallo, della Danimarca, della Finlandia, della Germania. Per questi motivi, sono già in programma varie iniziative che intendiamo promuovere insieme alle Fondazioni, alle associazioni e con le singole personalità per avviare un confronto a livello locale e centrale e giungere alla celebrazione degli “Stati generali del socialismo italiano”. Con l’obiettivo di rafforzare la nostra comunità e mettere gli ideali socialisti a disposizione del Paese.
