Da una parte il solito ritornello apocalittico di Dmitrij Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, dall’altra l’ennesima tragedia di una guerra che si appresta a tagliare il triste traguardo del primo anno di feroci combattimenti che stanno devastando, giorno dopo giorno, l’Ucraina.
Medvedev, fedelissimo nonché burattino di Putin, minaccia nuovamente il governo di Kiev avanzando l’ipotesi relative all’utilizzo di armi nucleare in caso di attacchi ucraini alla Crimea o ad altre regioni russe. “Secondo la nostra dottrina nucleare, la Russia può usare armi nucleari se armi nucleari o di altro tipo di distruzione di massa vengono usate contro la Russia o i suoi alleati, se riceve informazioni verificate sull’avvio di missili balistici per attaccare la Russia o i suoi alleati, e in caso di aggressione convenzionale se l’esistenza dello Stato è in pericolo”.
L’ex presidente russo ha poi affermato che l’invio di ulteriori armi in Ucraina incoraggerà soltanto nuovi attacchi dalla Russia: “Tutta l’Ucraina che rimane sotto il dominio di Kiev brucerà“. Queste le parole riportate dalla giornalista Nadana Fridrikhson a proposito dell’intervista scritta rilasciata da Medvedev. La giornalista ha chiesto all’ex premier se l’uso di armi a lungo raggio potrebbe costringere la Russia a negoziare con Kiev: “Il risultato sarà esattamente l’opposto. Solo i maniaci della morale, e ce ne sono abbastanza sia alla Casa Bianca che al Campidoglio, possono discutere in questo modo”.
LA MORTE DEL MEDICO – Intanto nel Donbass un medico statunitense, Pete Reed, 34 anni, è morto Bakhmut, città nell’oblast di Donetsk, ucciso da un missile russo che ha colpito l’ambulanza dove si trovava per assistere i feriti. Ad annunciarlo è la moglie con un post su Instagram: “Stava evacuando i civili e curando i feriti quando la sua ambulanza è stata colpita dal fuoco russo a Bakhmut. È morto facendo ciò che gli dava la vita e ciò che amava, e salvando un membro del suo team con il proprio corpo”.
Reed era arrivato da poche settimane nella zona orientale dell’Ucraina, al centro da mesi di feroci combattimenti. La notizia della morte è stata data ieri dalla Global Response Medicine, l’organizzazione che aveva fondato, ma non c’erano ancora dettagli. Reed in passato aveva guidato team medici a Mosul, in Iraq, curando oltre 10mila pazienti.
“A gennaio, Pete si è allontanato da Global Response Medicine per lavorare con Global Outreach Doctors nella loro missione in Ucraina ed è stato ucciso mentre prestava soccorso”, ha scritto l’organizzazione su Instagram. Le circostanze esatte della morte di Reed non sono state specificate. “Questo ci ricorda i rischi che corrono i soccorritori e gli operatori umanitari nelle zone di conflitto, mentre servono i cittadini che si trovano sotto il fuoco incrociato“. La notizia della morte di Reed arriva circa un mese dopo la scomparsa dei volontari britannici Andrew Bagshaw e Chris Parry durante una missione di evacuazione nella vicina città di Soledar. Alcune settimane dopo, le famiglie hanno confermato che entrambi sono stati uccisi a Soledar, coinvolti nell’assalto russo alla città.
