Tutto è successo nel giro di pochi istanti. Monica Bizaj, 48 anni, stava trascorrendo una serata tranquilla in un locale dove c’era una serata di musica a Monfalcone, nel Goriziano, quando un gruppo di 5 uomini alterati ha iniziato a molestare pesantemente l’amica che era con lei. Energica e combattiva com’è, non ci ha pensato due volte ed è intervenuta per difenderla. Non poteva immaginare quello che le sarebbe successo dopo: appena uscita dal locale con l’amica si è ritrovata sbattuta per terra e presa a calci. “E’ stato tremendo, ma la cosa peggiore è che in strada c’erano persone che hanno visto tutto e nessuno è intervenuto. Più delle botte è questo che mi ha fatto più male”, racconta Monica ancora sconvolta e dolorante per quanto accaduto.
La terribile vicenda è accaduta il sabato sera di Pasqua. “Con la mia amica abbiamo trascorso la serata in un locale dove c’è musica che frequentiamo ogni tanto – ha raccontato al Riformista – All’improvviso ci siamo trovate accerchiate da un gruppo di uomini che facevano avance pesanti alla mia amica e a un certo punto hanno anche iniziato a palpeggiarla. Vista la loro insistenza sono intervenuta e li ho spintonati. Erano alterati, forse avevano bevuto un po’ troppo o avevano assunto altro. Nel locale c’era tanta gente ma nessuno è intervenuto per bloccarli”. Le due donne pensavano che fosse finita lì ma dispiaciute per quanto già accaduto hanno deciso di tornare a casa.
“Fuori dal locale c’erano ancora i 5 che ci hanno aspettate – continua il racconto di Monica – Uno di loro mi ha spinta forte e sono caduta a terra. Poi hanno iniziato a prendermi a calci con forza. Intanto la mia amica cercava di intervenire in mio soccorso ma glielo hanno impedito bloccandola con la forza. E’ stato tremendo. Poi sono andati via. Non era tardi nella notte e in strada c’erano persone che hanno assistito a questa violenza che stavamo subendo, ma nessuno ha fatto niente. Nessuno è intervenuto o ha chiamato le forze dell’ordine. Nessuno ha detto o fatto qualcosa per aiutare due donne indifese dall’attacco di cinque uomini”. Monica è rimasta lì a terra malmenata, scossa e senza capire niente di cosa fosse successo in quei pochi istanti con l’amica in lacrime. Una violenza assurda e impossibile da comprendere.
“Mentre eravamo lì, due ragazzi sono intervenuti e ci hanno chiesto se avevamo bisogno di aiuto – continua il racconto di Monica – Ci hanno accompagnato a piedi verso casa, per un tratto. Così abbiamo potuto controllare che quei balordi non ci seguissero. Sono andata in ospedale dove mi hanno diagnosticato una costola rotta, versamento pleurico, ematomi, ecchimosi, lesioni e 28 giorni di prognosi. Io e la mia amica abbiamo denunciato tutto. Ma più di ogni altra cosa fa male l’indifferenza di quanti hanno visto che eravamo in difficoltà nel locale e poi venivamo sottoposte a quella brutale aggressione e non sono intervenuti”.
Monica, attivista per i diritti umani, da anni si batte per i detenuti e le loro famiglie. E’ tra le fondatrici del gruppo Sbarre di Zucchero, nato a Verona dopo il suicidio di Donatela Hodo, che si è tolta la vita a 27 anni. Si batte, insieme alle altre, per impedire che drammi come quello possano ripetersi. E lo fa con dedizione e passione, organizzando eventi e iniziative per sensibilizzare tutti alla difficile situazione che vivono i detenuti e le loro famiglie. Monica è piccolina di statura ma grande per la forza con cui combatte contro ogni ingiustizia. Subito le attiviste di Sbarre hanno espresso la loro solidarietà all’amica, raccontando e denunciando sui social quanto accaduto. “La nostra Monica, presa a calci mentre era a terra da 5 uomini per aver difeso un amica che era stata palpeggiata da questi…Ma la cosa più disgustosa e che nessuno degli avventori del locale sia intervenuto, nemmeno chiamando le forze dell’ ordine…Risultato, costola rotta, versamento pleurico, 28 giorni di prognosi!Crediamo che ogni ulteriore commento sia inutile…“.
E con loro anche il sindaco di Montefalcione e l’Associazione “Da donna a donna” che ha raccontato l’episodio in un post su Facebook, ribadendo con fermezza “il diritto di ognuna a vivere liberamente e serenamente la propria socialità in ogni luogo possibile, senza per questo incorrere in episodi di molestia o violenza di alcun tipo (come invece sembra accada abbastanza sistematicamente anche quando non si arriva alle notizie di cronaca). Inoltre l’indifferenza dei/delle presenti, denunciata dalle donne coinvolte, ci fa riflettere sull’assoluta necessità di continuare a lavorare quotidianamente per sradicare quella “cultura” del disprezzo e del dominio maschile sulla donna che rappresenta la radice di ogni violenza. Una violenza che, come ricordiamo simbolicamente ogni 25 novembre, oltre ad arrivare sempre più spesso ad atti estremi, inquina silenziosamente il vissuto quotidiano di moltissime donne di questo Paese e nel mondo. Se toccano una reagiamo tutte”.
