Sabato scorso l’Ansa Politica, poco prima delle ore 17, ha rilanciato la risposta del cardinale Pietro Parolin a un giornalista a margine del Giubileo dei Governanti: “È bene, è bene che ci sia una mobilitazione in generale per evitare la corsa al riarmo”. In altre agenzie, invece, la frase “è bene che ci sia una mobilitazione in generale” è diventata “è bene che ci sia una mobilitazione generale”, con la scomparsa della preposizione “in”.
Immediatamente Francesco Silvestri, deputato del Movimento 5 Stelle, in una dichiarazione ha collegato la frase di Parolin alla piazza pacifista riunita a Roma da Giuseppe Conte&Co, arruolando il cardinale alla manifestazione della sinistra. Peggio hanno fatto i giornali di domenica, con titoloni sulla “benedizione” che il cardinale avrebbe dato a quell’evento, citando non la vera uscita di Parolin ma quella falsa che invece di “mobilitazione in generale” parlava di “mobilitazione generale”.
Poiché i cardinali sanno quello che dicono, bastava consultare un dizionario della lingua italiana per scoprire che “in generale” significa “senza scendere in casi particolari”. E in effetti sarebbe bastato – come ha fatto il sottoscritto – informarsi di là dal Tevere per scoprire l’acqua calda, e cioè che nelle parole di Parolin contro la corsa al riarmo non c’era nessun riferimento, né diretto né indiretto, al corteo di Roma. Una manifestazione che, contrariamente a quanto scritto da troppi giornali, non ha avuto nessuna benedizione da parte della Segreteria di Stato vaticana.
