Politica di Salvini sciagurata, ma solo nei regimi si manda a processo il capo dell’opposizione

Il Senato ha deciso di mandare a processo Matteo Salvini. È accusato di sequestro di persona, cioè di essere un gangster. Nessuno pensa che davvero Salvini sia un sequestratore di persona. Oltretutto il sequestro di persona è un reato che in Italia non si commette più da tanti anni. Molti però, in Senato e nei partiti, credono che sia utile politicamente mandare a processo Salvini. Altri pensano che sia utile mandare a processo chiunque, tanto più, dunque, Salvini. Altri ancora immaginano che se i Pm ti chiedono qualcosa devi rispondere signorsì, perché solo così si migliora la società. La società ideale, per alcuni, è quella: la caserma, lo sbattere di tacchi di fronte all’autorità.

Il Senato ha deciso così. 152 voti contro 76. I senatori della Lega non hanno partecipato al voto. Ha stabilito che la decisione di Salvini, quando era ministro dell’Interno – concordata per altro con il governo – di non far sbarcare per diversi giorni un gruppo di profughi arrivati a terra a bordo della nave Gregoretti, non fu una decisione politica ma un atto criminale. E che sia giusto, per questo atto, processare Salvini e – ragionevolmente – condannarlo a una pena che, più o meno, può oscillare tra i cinque e i quindici anni di prigione.

Vado a memoria ma non credo di sbagliarmi: è la prima volta nella storia della Repubblica che il Parlamento decide di mandare a processo il capo dell’opposizione. Forse è la prima volta, almeno nel dopoguerra, non solo in Italia ma in tutta l’Europa democratica. Gli unici precedenti sono nella Spagna di Franco, nella Grecia dei Colonnelli, nel Portogallo di Salazar e nei paesi dell’Europa comunista.

La decisione di fare l’inchino alla magistratura, in una processione virtuale davanti al Presidente del Senato, è stata presa all’unanimità da tutti i partiti, esclusi quelli della destra. Forza Italia (immagino per ragioni legate al suo essere liberale e garantista) e Fratelli d’Italia, (forse soprattutto per la sua vicinanza politica con Salvini). Le motivazioni sono diverse. Renzi ha sostenuto di non credere che Salvini sia colpevole ma di pensare che sia giusto mandarlo davanti alla magistratura. E perché mai? E dove trova, Renzi, tutta questa fiducia nella magistratura? Recentemente ha pronunciato in Senato un discorso sulla giustizia (e sulla costante invasione di campo della magistratura), molto forte e molto garantista. Ha citato Moro e Craxi. Crede che Moro o Craxi avrebbero votato per il processo?

Vari esponenti del Partito democratico invece hanno sostenuto che la scelta di Salvini di bloccare quella nave non era una scelta politica, e dunque il reato c’era. Come si può immaginare che non sia una scelta politica quella di un partito reazionario, e anche un po’ xenofobo, che ha svolto una campagna elettorale reazionaria, e anche un po’ xenofoba, che ha fatto della lotta all’immigrazione la sua bandiera, il quale – una volta al governo – compie scelte reazionarie e un po’ xenofobe e fa muro contro l’immigrazione? Avete mai sentito Salvini parlare di accoglienza? Citatemi un caso, un solo caso di Salvini bergoglista.

E poi vorrei sapere un’altra cosa. Se per caso Mimmo Lucano (il sindaco calabrese amico dei migranti) fosse stato ministro e la magistratura avesse chiesto al Senato o alla Camera il permesso di processarlo, come avrebbe votato la sinistra? A me, se mi chiedete chi preferisco tra Lucano e Salvini vi dico diecimila volte Lucano. Ma penso che nessuno dei due vada processato per le sue scelte politiche. Anche se trovo eccellenti le scelte di Lucano e sciagurate quelle di Salvini. Continuo a pensare che se la magistratura punisce col codice penale le scelte di un partito o di un ministro, la democrazia è morta e sepolta. Quando succede questo siamo in pieno regime autoritario.

Ieri solo Pier Ferdinando Casini, che forse tra tutti i parlamentari italiani è quello che ha la maggior anzianità, ha rotto il fronte del centrosinistra per spiegare che la libertà politica è libertà politica, e si difende coi denti e con le unghie. Lo hanno preso per un originalone. E invece è l’unico, nel centrosinistra, che si è rifatto ai principi liberali e alle idee e alla cultura del suo vecchio partito, quello di Moro, di Leone, di Fanfani.

Ciò che rende ancora più triste questa giornata triste e grigia, nella quale la democrazia subisce uno sbrego così profondo, sono i discorsi di Salvini. Che non ha usato argomenti garantisti per difendersi, come invece ha fatto la sua compagna di partito Giulia Bongiorno. Ha rivendicato idee assurde, ispirate a un nazionalismo molto buffo, ha parlato di difesa dei confini della patria, ipotizzando che fosse in corso un’invasione militare africana. E ha voluto citare Ezra Pound, degnissimo poeta fascista, che ha pochissimo a che fare con Casapound, ma se lo citi, oggi, in Parlamento, è chiaro che vuoi strizzare l’occhio a quelli lì. C’era bisogno? Ha un senso trasformare il suicidio dei parlamentari che hanno ceduto al diktat dei Pm in una semplice occasione, nuova, di campagna elettorale? E se lo scontro è questo, noi poveri cittadini che crediamo nel diritto e nella libertà, che speranze abbiamo?