Premierato, l’ipocrisia della sinistra che dimentica se stessa: testimonianze e documenti a favore del “Sindaco d’Italia”

SALA SALONE PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI CDM PALAZZO CHIGI

«L’elezione diretta del premier è una idea di sinistra!», scandisce Claudio Signorile. Il leader della sinistra socialista – e intellettuale dall’ascendente francese, pre-mitterandiano – ricorda il congresso di Torino del 1978. «Fu votata con le insegne del Progetto per l’Alternativa, l’alleanza tra la sinistra interna e la corrente di Bettino Craxi, che la volle lanciare con uno storico editoriale su L’Avanti! intitolato “La grande riforma”. Che era duplice, per la verità: elezione diretta del Presidente del Consiglio e rafforzamento dei poteri dell’esecutivo, ma in parallelo al consolidamento delle prerogative del Parlamento». Da allora il Psi iniziò a tessere la tela del premierato forte provando a coinvolgere l’ala migliorista del Pci.

Giorgio Napolitano ed Emanuele Macaluso furono i più sensibili all’argomento, che raggiunse l’acme nel 1989 con la candidatura alle Europee, nella lista del Pci, del politologo francese Maurice Duverger. Costituzionalista e giurista prestigioso, Duverger fu un “prestito” della sinistra d’oltralpe a quella italiana che innestò tutto il suo impegno sul rafforzamento della capacità di guida politica dell’esecutivo. Su quella base animò il Club Jean Moulin, autentico laboratorio della “Nouvelle gauche” parigina che dagli anni Sessanta in poi si impegnò nello studio di sistemi politici «meno deboli», come predicava Duverger. I comunisti italiani che lo vollero tra le loro fila nel Parlamento Europeo erano tanto affascinati dall’esito dello studio di Duverger e Georges Vedel sull’elezione diretta del capo dell’esecutivo da prenderli ad esempio ed ispirazione – due anni dopo, trasformatisi intanto nel Pds – per la legge sull’elezione diretta dei Sindaci che vide la luce nel 1993.

Un modello tanto riuscito da essere rimasto sin da allora attuale. Inscalfibile. È lo stesso protagonista di quella stagione della sinistra, Achille Occhetto, a sottolinearlo al Riformista: «C’è stato un periodo in cui subito dopo l’elezione diretta dei sindaci, su cui mi sono molto impegnato, avevo l’idea che quel modello si potesse estendere a livello del governo centrale, con l’elezione diretta del Sindaco d’Italia». La stagione della primavera dei Sindaci segnò una svolta epocale. Interruppe l’impaludamento continuo delle maggioranze municipali e portò un’ampia partecipazione civica a sostenere i candidati a sindaco che si proponevano per la prima volta al voto diretto. Occhetto tiene a fare una precisazione: «Ho sempre ritenuto che le riforme istituzionali non possono essere viste al di fuori delle situazioni politico-sociali. Da allora sono passati trent’anni in cui sono intervenuti nel contesto politico il populismo e il leaderismo. Elementi che io considero la testa del serpente della crisi politica generale. Quindi sì, ci eravamo orientati sul premierato, ma questa situazione di oggi, questo contesto, cambia la natura di quella proposta».

Premierato, la sinistra di oggi non studia la sinistra di ieri

Nella storia recente della sinistra italiana però il premierato c’è stato, eccome. Sarebbe addirittura stato al centro della fase costituente di quell’Ulivo che è stato il seme del Partito Democratico. Ce lo mette nero su bianco uno dei fondatori dell’Ulivo di Prodi. Arturo Parisi – che capeggiò I Democratici e divenne Ministro della Difesa di Prodi, ripesca il programma della coalizione di centrosinistra: rivendica un documento dal titolo “Il Governo del Primo Ministro”. Vi si legge: «Appare opportuna nel nostro Paese l’adozione di una forma di governo centrata sulla figura del Primo Ministro investito in seguito al voto di fiducia parlamentare in coerenza con gli orientamenti dell’elettorato». E poi, osando ancor più ambiziosamente: «Al Capo dello Stato è affidata la funzione di garante delle regole e rappresentante della unità del Paese, funzione che deve essere marcata rivedendo le modalità di elezione in modo da sottrarla alla maggioranza parlamentare pro tempore, esaminando varie possibili modalità, compresa la sua elezione diretta». Se la sinistra di oggi studiasse le carte di quella di ieri non ci sarebbe spazio per le ipocrisie.