Quanto tempo il coronavirus sopravvive nell’aria o sulle superfici

A worker sprays disinfectant at Al Akbar mosque amid fears of coronavirus outbreak in Surabaya, East Java, Indonesia, Tuesday, March 17, 2020. For most people, the new coronavirus causes only mild or moderate symptoms. For some, especially older adults it can cause more severe illness. (AP Photo/Trisnadi)

La raccomandazione più frequente per contenere il Coronavirus è lavarsi spesso le mani e disinfettare spesso le superfici. Sono partite anche le disinfestazioni massive delle strade e nei locali pubblici. Ma per quanto tempo il virus nell’aria e sulle superfici resta contagioso?

Su Whatsapp risuona l’audio-bufala che vorrebbe il coronavirus resistere fino a 9 giorni sull’asfalto, è la ricerca scientifica a dare i primi veri dati riguardanti la sua persistenza sulle superfici: fino a 4 ore sul rame, fino a 24 ore sul cartone e fino a 72 ore su plastica e acciaio. Lo ha verificato in laboratorio un gruppo di ricerca coordinato dai National Institutes of Health (Nih) americani con la partecipazione dell’Università di Princeton e dell’Università della California. I risultati sono pubblicati su medRxiv, il sito che permette di condividere gli articoli scientifici di medicina che devono ancora essere sottoposti a revisione prima della pubblicazione su una rivista ufficiale.

Secondo gli scienziati il Coronavirus si diffonde attraverso gocce invisibili diffuse nell’aria quando una persona infetta tossisce o starnutisce. Sono queste che causano il facile contagio tipico del Covid-19. Non solo rimangono nell’aria ma si depositano anche nelle superfici. Basta che un’altra persona tocchi queste superfici ‘contagiate’ e porti le mani agli occhi, naso e alla bocca per infettarsi. Non si conosce ancora con certezza per quanto tempo il virus rimane contagioso nell’aria o sulle superfici ma secondo molti studiosi il virus potrebbe rimanere nell’aria fino a tre ore.

Dopo aver valutato la resistenza di SarsCoV2 sulle superfici, i ricercatori americani hanno spruzzato il virus sotto forma di aerosol in un ambiente chiuso, verificando che può restare sospeso nell’aria fino a 3 ore. Lo studio è stato condotto in condizioni controllate in laboratorio che non rispecchiano quelle presenti nel mondo reale, per cui i ricercatori avvertono che questi risultati non dimostrano che sia possibile prendere il virus semplicemente respirando in un ambiente dove è stata un’altra persona infetta. L’aerosol, tra l’altro, è formato da particelle ben più piccole e leggere che restano in aria più a lungo rispetto al famoso ‘droplet’ prodotto da tosse e starnuti, che invece precipita più velocemente.

In Cina e Corea del Sud le strade vengono disinfettate con la candeggina. Ma non è chiaro se questo metodo sia efficace perché la luce ultravioletta, che sembra distruggere i coronavirus, degrada anche la stessa candeggina e i suoi vapori possono essere dannosi per la salute delle persone. i raggi Uva del Sole aiutano a degradare questi patogeni”. A riferirlo all’Adnkronos è il chimico del centro Scitec del Cnr, Matteo Guidotti.

Il Covid-19 , spiega Guidotti, ” è ancora poco conosciuto” e gli studi su cui si basano in queste ore gli scienziati “sono per lo più in relazione ai ‘vecchi’ coronavirus come Sars e Mers, ma riusciamo già a comprendere che il nuovo coronavirus resta attivo sulle superfici per ore, anche giorni, in base a fattori legati alla temperatura, all’umidità atmosferica e all’irraggiamento solare”. Su quest’ultimo aspetto, il chimico del Cnr evidenzia che “i raggi solari Uva, quelli che ci fanno abbronzare, aiutano a degradare più velocemente questi patogeni, se ad esempio esponiamo al Sole una superficie di plastica ‘infettata’, l’irraggiamento aiuta”.