Un doppio giro di negoziati, più per prendersi le misure che per iniziare davvero a trattare. Quindi consultazioni ridotte. E tutti i leader riuniti a cena. Il primo giorno di Consiglio Ue sul Recovery Fund, con i leader presenti a Bruxelles, corre su due binari paralleli. Questi, per il momento, non sembrano toccarsi. Riprenderanno oggi in mattinata le trattative dopo le 14 ore di ieri.
Da una parte c’è chi spinge per varare subito il pacchetto preparato dalla Commissione: in testa, naturalmente, ci sono Italia, Spagna, Francia. Sull’altro binario, invece, ci sono i Paesi ‘frugali’, che si mettono di traverso per avere delle modifiche. In mezzo c’è la Germania: la cancelliera Angela Merkel certamente appoggia il piano della Commissione, ma è aperta a modifiche.
“Devo dire che le differenze sono molto, molto grandi, – dice all’arrivo al vertice europeo – quindi non posso prevedere ancora se raggiungeremo un risultato. Sarebbe auspicabile, ma dobbiamo affrontare la realtà. Serve davvero molta buona volontà per trovare compromessi da parte di tutti, se vogliamo ottenere qualcosa di buono per l’Europa”.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, incalza i leader: “Tutti i pezzi necessari sono sul tavolo, e la soluzione è possibile”. Ma, secondo quanto riferiscono varie fonti diplomatiche da Bruxelles, la Danimarca avrebbe fatto pressioni per limitare le risorse e mantenere, magari rafforzandoli, i cosiddetti ‘rebates’. Questi rimborsi, che alcuni Paesi ottengono dopo aver versato le loro quote, sono un cavallo di battaglia dei Frugali: pagando una quota minore potrebbero essere più accondiscendenti. La Francia, invece, avrebbe chiesto di mettere fine alla pratica dei rimborsi.
Un altro nodo della discussione tocca la governance del Recovery Fund, meccanismo di distribuzione fondi: i rigoristi vorrebbero che questo abbia una supervisione dello stesso Consiglio Ue, con potere di veto, mentre la proposta originaria lascia la gestione quasi totalmente nelle mani della Commissione. Ulteriore questione, invisa a Polonia e Ungheria, è la proposta di agganciare l’erogazione dei fondi al rispetto di diritto e valori dell’Unione: per il premier di Varsavia Mateusz Morawiecki questa sarebbe una “una minaccia”.
Il premier Giuseppe Conte, in tandem con quello spagnolo Pedro Sanchez avrebbero ribadito che la proposta della stessa Commissione deve essere una base di partenza: non si può immaginare, insomma, una sua riduzione. Le discussioni, comunque, vengono descritte come abbastanza pacate. Forse un è eufemismo, visto che a pronunciarlo è un diplomatico. Ma è probabile che un po’ di energia venga riservata alle trattative di venerdì notte, di sabato e, secondo alcuni, forse anche di domenica.
