Recupero Mondiali in Qatar, perché così tanti minuti di tempo extra nelle partite

Dodici minuti di recupero in Qatar-Ecuador, ventiquattro minuti tra il primo e il secondo tempo in Inghilterra-Iran, undici solo nella ripresa tra Senegal e Olanda, quindici minuti in totale tra USA e Galles. 57 in tutto i minuti di recupero concessi nelle prime quattro partite ai Mondiali di calcio: Qatar-Ecuador, Inghilterra-Iran, Senegal-Olanda e Stati Uniti d’America-Galles. E quella dei tempi extra di gioco è diventato uno degli aspetti più peculiari e discussi di questa Coppa del Mondo in Qatar.

La media delle partite dopo i primi due giorni è di 106 minuti a incontro, decisamente più di quanto duri di solito una partita di calcio professionistico. L’indicazione è arrivata, anche tramite comunicazioni alla stampa, e sembra essere una direttiva precisa per recuperare le perdite di tempo e ottimizzare il tempo “attivo” fino a offrire agli spettatori quanto di più vicino a un tempo effettivo di gioco. La tendenza arriva inoltre in anni in cui si discute molto di introdurre il tempo effettivo di gioco anche nel calcio.

“In ogni partita c’è molto tempo perso – aveva detto mesi fa Gianni Infantino, il Presidente della Fifa – . C’è bisogno di rivedere qualcosa perché gli spettatori pagano per vedere 90 minuti di calcio, mentre le gare durano 50 minuti. Non dico di arrivare a 100 minuti, ma senza dubbio il tempo di recupero che concede l’arbitro deve essere legato strettamente ai minuti persi durante la partita”.

Stessa posizione da parte di Pierluigi Collina, presidente della Commissione Arbitri della Fifa, che aveva dichiarato prima dei Mondiali come la direttiva sia quella di “evitare match con soli 42, 43, 44 minuti di gioco effettivo” e che “se vogliamo più tempo attivo, dobbiamo essere pronti a rivedere il tempo aggiuntivo concesso. Pensa a una partita con tre gol segnati: una celebrazione normalmente dura un minuto, un minuto e mezzo, quindi con tre gol segnati, perdi cinque o sei minuti”.