Regionali Campania, il sogno di Cirielli per il dopo De Luca: “Centrodestra deve recuperare fiducia, serve programma serio ma non ne abbiamo ancora parlato molto”

Il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli durante la Conferenza programmatica di Fratelli d’Italia a Pescara, Sabato, 27 aprile 2024 (Foto Roberto Monaldo / LaPresse) Deputy Foreign minister Edmondo Cirielli during the Brothers of Italy party Programmatic conference in Pescara, Saturday, April 27, 2024 (Photo by Roberto Monaldo / LaPresse)

Il futuro della Campania dopo l’era De Luca, la sfida di costruire un’alternativa credibile di governo e il ruolo dell’Italia nello scacchiere internazionale tra Ucraina, Medio Oriente e Mediterraneo. Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri e figura di primo piano di Fratelli d’Italia, affronta i nodi centrali della politica regionale e internazionale. Dalla sanità ai trasporti, dal lavoro all’ambiente, Cirielli mette in chiaro le priorità del centrodestra per la Campania. Ma non mancano riflessioni sulla guerra in Ucraina dopo i colloqui tra Trump, Putin e Zelensky, sul conflitto israelo-palestinese e sul ruolo dell’Italia come ponte diplomatico riconosciuto e apprezzato a livello globale.

Viceministro, la Campania si prepara a un passaggio politico importante dopo l’era De Luca: quale modello di governo regionale immagina e quali sono le priorità da affrontare subito per dare un’alternativa credibile ai cittadini?
«La Campania viene da dieci anni di disastri e la cosa importante è restituire trasparenza amministrativa e reintrodurre il merito nella macchina regionale. Ci sarà inoltre da intervenire in diversi settori che hanno pagato pesantemente lo scotto della sua gestione. La sanità, in particolare, ha pagato un prezzo altissimo a causa dell’inefficienza e della scarsa attenzione al merito. Il modello campano è oggi il peggiore d’Italia, e questo ha comportato gravi danni ai cittadini. Anche l’utilizzo dei fondi è stato fallimentare: non sono stati destinati a rilanciare occupazione e sviluppo, ma spesi in maniera politicamente improduttiva. Il risultato è stato un grave ritardo nel sostegno alle imprese e al lavoro. La nostra idea è convogliare le risorse sul rilancio economico della Regione. Un altro aspetto critico è quello dei trasporti pubblici: bisogna tornare a un’impronta manageriale ed efficiente, capace di garantire ai cittadini un servizio all’altezza delle esigenze quotidiane. Infine, resta l’immobilismo nel settore ambientale: dalla Terra dei Fuochi all’inquinamento marino, fino al ciclo dei rifiuti, servono azioni drastiche e concrete».

Dunque i punti programmatici che intendete proporre in Campania, in discontinuità da chi ha governato finora, sono abbastanza chiari.
«Non ne abbiamo ancora parlato molto, ma senza dubbio anche per i nostri partner di coalizione i temi principali sono molto chiari: sanità, trasporti, ambiente e lavoro. Inoltre, come accennato prima, un tema trasversale che riguarderà tutto il programma sarà proprio quello legato al merito».

Molti elettori chiedono un cambio di passo rispetto alla gestione degli ultimi anni: come pensate di convincere anche chi non vota tradizionalmente a destra che la vostra proposta può essere davvero un’alternativa?
«Il centrodestra deve recuperare fiducia. Purtroppo la disaffezione al voto colpisce anche le elezioni regionali, e per questo serve una classe dirigente capace di interpretare il cambiamento. In questo caso il centrodestra deve correre con un programma, con un progetto chiaro, far capire che vuole vincere davvero e che l’unico obiettivo è un buon governo che ridia dignità alla Campania e ai campani».

Passando al piano internazionale: come giudica la fase attuale della guerra in Ucraina dopo gli incontri di Trump con Putin e Zelensky?
«Sul fronte internazionale ci sono evoluzioni che lasciano intravedere possibilità di sviluppi positivi. Notiamo un cambio di passo e siamo cautamente ottimisti. Trump ha dimostrato che, quando deve mordere, morde. La Russia è molto provata economicamente e il peso delle vittime in questa guerra insensata ha fatto perdere la spinta propulsiva iniziale: lo dimostrano anche le offensive condotte solo con missili e droni. Uno spazio di dialogo esiste. Siamo anche molto fieri di questo rinnovato senso di unità tra Ue e Usa, merito anche del grande lavoro svolto dalla premier Meloni, che in questo contesto ha saputo interpretare bene il ruolo di pontiere».

Sul conflitto israelo-palestinese?
«Anche qui si registrano aperture importanti da parte di Hamas. Si va verso una tregua, che noi riteniamo fondamentale e urgente, insieme al rilascio degli ostaggi. Serve mettere fine a queste morti civili, che restano inaccettabili».

In questo scenario di tensioni globali, quale deve essere secondo lei il ruolo dell’Italia: più ponte di dialogo o più linea dura al fianco degli alleati NATO ed europei?
«L’Italia deve continuare a fare la sua parte. Siamo una nazione ponte e dobbiamo continuare a esserlo. La nostra è una potenza diplomatica apprezzata, con un valore aggiunto che è la capacità di parlare con tutti».