Francesco Acquaroli, presidente della Regione Marche dal 2020 ed esponente di Fratelli d’Italia sembra prepararsi a succedere a se stesso per un nuovo mandato dopo cinque anni segnati da riforme, e grandi investimenti. Nei sondaggi è già alto ma gli ultimi giorni di campagna elettorale (si voterà il 28 e 29 settembre) sono combattuti un voto sull’altro.

Le Marche rispettano i Lea mantenendo basse le imposte e le tariffe regionali. Qual è la formula?
«Con un’organizzazione che sa contemplare tutti gli aspetti di una buona sanità e soprattutto con una riforma avviata che punta al riequilibrio della sanità sul territorio. Restiamo tra le Regioni in Italia che vengono definite “benchmark”, ovvero che garantiscono tutti i Livelli essenziali di assistenza e riescono a mantenere in ordine i conti pubblici. E questo senza aver aumentato di un solo euro le tasse per i cittadini e le imprese marchigiane. Può sembrare scontato, ma non lo è: tutte le Regioni che confinano con noi – una sola esclusa – hanno aumentato le tasse, non per incrementare le prestazioni ma per coprire i buchi di bilancio della sanità».

E cosa vi prefiggete con la riforma della sanità regionale?
«Quando ci siamo insediati, in piena pandemia, abbiamo stoppato il folle disegno degli ospedali unici provinciali che avevamo ereditato e che aveva pian piano indebolito i territori, chiudendo presidi soprattutto nell’entroterra. Noi crediamo in una visione di sanità diametralmente opposta e abbiamo lavorato fin dal primo giorno, nonostante i primi due anni condizionati dal Covid, per questo obiettivo. Una sanità capillare, vicina ai cittadini, con presidi diffusi che facciano da filtro per evitare il sovraccarico dei pronto soccorso e degli ospedali, che nascono per curare gli acuti. Stiamo costruendo nuovi ospedali e adeguando gli attuali, abbiamo programmato l’apertura di 50 punti salute e di poliambulatori di medici. Siamo la prima regione in Italia ad avviare la farmacia dei servizi che eroga prestazioni e riesce anche a salvare delle vite. E abbiamo il migliore ospedale pubblico da tre anni: Torrette di Ancona».

Dei cinque anni trascorsi alla guida della Regione, di cosa è più soddisfatto?
«Dei risultati ottenuti e delle riforme approvate, che non sono affatto scontati. Penso ai 4,6 miliardi di investimenti solo nelle infrastrutture, con lo sblocco di opere ferme da 40 anni come la Galleria della Guinza. Sono soddisfatto che le Marche oggi siano la prima regione in Italia per spesa dei fondi sociali europei. In generale, sono orgoglioso della visione che siamo riusciti a costruire, della coesione territoriale che abbiamo ottenuto e della centralità e considerazione che oggi hanno le Marche in Italia e non solo. Basti pensare al G7 della Salute che si è svolto qui per evidenziare l’efficienza del nostro sistema. Non era così fino a cinque anni fa».

Come cambierà adesso la sua amministrazione? Quali novità possono attendersi i marchigiani da una sua riconferma?
«Abbiamo avviato un percorso che vogliamo portare avanti. Quello che abbiamo già ottenuto per le Marche è qualcosa di straordinario e mai visto in passato. Siamo concentrati sul completamento della riforma della sanità con l’obiettivo di rafforzare sempre di più il territorio, potenziare l’emergenza-urgenza e decongestionare le liste d’attesa. Vogliamo portare le Marche fuori dalle “regioni in transizione”: questo è il principale obiettivo».

Le Marche puntano molto su turismo e manifattura. Qual è la sua strategia per attrarre investimenti e creare nuova occupazione nei prossimi cinque anni?
«Tecnologie, innovazione, competenze: sono fondamentali per la competitività. Viviamo in un mondo in continua evoluzione e vogliamo una regione all’altezza della sfida. Già in questi anni abbiamo avviato un piano strutturale di politiche per il lavoro: l’occupazione nelle Marche cresce più della media nazionale, compresa quella femminile e giovanile. La disoccupazione è al 5%. Abbiamo investito anche sul rilancio turistico e, rispetto al 2019, registriamo il 28% in più di turisti stranieri. Le Marche sono una regione da vivere tutto l’anno e abbiamo lavorato per destagionalizzare l’offerta, ad esempio con il piano di rilancio dei borghi da 110 milioni.»

In un contesto nazionale ed europeo in cui le Regioni sono chiamate a gestire fondi Pnrr e grandi piani infrastrutturali, quale ruolo immagina per le Marche e dove vorrà concentrare le priorità?
«Una regione che supera definitivamente il gap infrastrutturale, anche con l’Alta Velocità Adriatica, e un aeroporto che finalmente si sta ritagliando un ruolo centrale e sta raggiungendo numeri record.»

Ha un dialogo con i centristi che non vanno a sinistra (e non si candidano) come Azione, Liberaldemocratici…?
«Abbiamo avuto sempre un dialogo con tutti i moderati che vogliono guardare a un progetto di rilancio nella nostra regione. Un progetto che non può prescindere dall’aggregazione intorno a una visione che rimetta al centro l’interesse collettivo e lo sviluppo del nostro territorio.»

I suoi avversari hanno cambiato pelle. Nel Pd, l’ex renziano Matteo Ricci è diventato un alfiere dell’alleanza con i pentastellati ed è già “No” a tutto… Avrebbe detto addirittura di no a una università privata che voleva investire nelle Marche. Se lo aspettava?
«Non guardo mai agli avversari, ma questo atteggiamento non mi sorprende».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.