Regionali Toscana: Giani il mattatore, Tomasi il piacione. La sfida per lo scranno di Palazzo del Pegaso

Il presidente della regione Toscana Eugenio Giani durante la Conferenza nazionale del Partito democratico sulle politiche industriali, Roma, Sabato 12 Luglio 2025 (Foto Roberto Monaldo / LaPresse) Eugenio Giani during the National conference of the Democratic party on industrial policies, Rome, Saturday, July 12, 2025 (Photo by Roberto Monaldo / LaPresse)

Se volessimo definire i due principali contendenti alle elezioni toscane, a parte la brava Antonella Bundu candidata per Toscana Rossa, sarebbe così: Eugenio Giani è Gassmann, il mattatore; Alessandro Tomasi è Mastroianni, il piacione.

Giani il mattatore

Giani non si è mai fermato. Non solo in questa campagna elettorale, ma dal primo giorno del suo mandato di governatore toscano, ormai cinque anni fa. La leggenda vuole che abbia mandato in esaurimento nervoso almeno due autisti regionali, e una volta, per raggiungere nel tardo pomeriggio un’ulteriore località della regione, si sia messo lui al volante, facendo riposare il pilota. Sfido comunque qualsiasi presidente di Regione ad avere dalla sua la quasi totalità dei sindaci (a parte quelli di centrodestra). E poi c’è l’uso massiccio dei social. Giani ne ha fatto uno strumento indispensabile. E quello che a volte fa storcere la bocca a qualche anziano di ferma fede piddina (tipo Giani che fa il salto in lungo o guida un trattore), raccoglie invece ampi consensi tra i più giovani. Contendere lo scranno da parte del debuttante Tomasi sarà difficile.

Tomasi il piacione

Eppure il brillante sindaco di Pistoia, persona affabile e moderata, è un bravo amministratore e avrebbe numeri per fare male al PD nella sua terra. Purtroppo sono tutti numeri personali. E se qualche piddino o ex-democristiano, che non vede di buon occhio la svolta movimentista di Schlein, voterà per il candidato di centrodestra, è pur vero che il vero problema di Tomasi in Toscana sono i suoi compari. Come fa un popolo tradizionalista e conservatore eppure aperto e pragmatico come quello toscano a prendere per buone le sparate leghiste di Salvini e di quel generale Vannacci, che assomiglia fisicamente e in quello che dice a Lando del fumetto hard anni ’70? Sono proprio le compagini che sostengono i due candidati principali a determinarne la credibilità. Se Tomasi dovrebbe inventare ex-novo una classe di amministratori (con tutte le incognite del caso), per Giani è vero l’esatto contrario: ce ne sono troppi che vogliono una poltrona.

Il comizio finale

La Maremma conta ancora su Marras, così Prato cerca in Biffoni il suo player. A Firenze e provincia se la giocano Cristina Giachi per i nardelliani e l’empolese Brenda Barnini per i renziani. Pisa vede tre cavalli di razza, l’assessora regionale in carica Alessandra Nardini, lo schleiniano Andrea Ferrante e il bonacciniano Antonio Mazzeo. Nel senese l’attuale super assessore alla sanità Simone Bezzini, non intende mollare. E poi ci sono due fuori quota: l’assessora Monia Monni voluta da Schlein; Irene Galletti sostenuta da Giuseppe Conte. Il demagogo pentastellato ieri ha dichiarato che il centrosinistra vincerà, e lui non si preoccupa della tenuta del Giani bis perché il programma del mandato è quello dei 5Stelle… Conoscendo la cazzimma di Renzi si intravedono nubi all’orizzonte. Intanto Meloni e i leader governativi sono piovuti a Firenze per il comizio finale, mentre sfilava un pezzettino di città che insiste a combattere il governo al suono di “free Palestine”.