Regionali Veneto, Manildo candidato dal campo larghissimo dove “va piantata la tenda riformista” per sfruttare l’uscita del doge Zaia

GIOVANNI MANILDO SINDACO TREVISO

Lo incontriamo a Verona Giovanni Manildo, in questa città dalle tensioni strane e contraddittorie, “tana” di quel Flavio Tosi per due volte primo cittadino, con ancora un suo solido bacino elettorale che gli consente di essere per ora l’unico candidato espresso nel centrodestra per le prossime elezioni regionali, investito da Antonio Tajani, ma anche città dove alle scorse comunali quel centrodestra si presentò spaccato e il centrosinistra portò ad essere eletto sindaco Damiano Tommasi, vero distillato di equilibratissime dosi di moderatismo cattodemocratico. Manildo al momento non ha un concorrente. Il centrosinistra lo ha incoronato candidato governatore mettendo in piedi un campo largo che più largo non si può, che va dal fu terzo polo, passando per il PD in tutte le sue componenti (in prima fila, a supportarlo la consigliere regionale Anna Maria Bigon, che con la sua astensione fece saltare la legge regionale sul fine vita sulla quale era d’accordo perfino Zaia) fino a Verdi e Sinistra, ad arrivare al Movimento 5 stelle.

Missione: approfittare dell’uscita di scena del “doge” Luca Zaia, per tentare la conquista del Veneto. Lo incontriamo alla festa del Partito democratico, che qui si continua pervicacemente a chiamare Festa de L’Unità. Accanto a lui un gigantesco monitor che proietta la bandiera palestinese con la scritta “stop genocidio”. Ai suoi futuri elettori, Manildo parla di “bellezza della sfida”, invita ad “essere coraggiosi” e punta la critica soprattutto alla sanità, che “deve rimanere pubblica”, polemizzando apertamente proprio con Flavio Tosi che nei giorni scorsi aveva sostenuto la necessità di un sistema pubblico-privato, sul modello lombardo. Cita Tina Anselmi, nel nome della quale va difeso il servizio sanitario.

Cominciamo con dire che il suo è un campo larghissimo, no? Si va dai riformisti fino ad AVS.
«Abbiamo detto che è un campo largo dove piantiamo una tenda riformista, quindi è una bella coalizione con anime unite che vogliono far diventare un messaggio unico le loro peculiarità».

Ma i temi sui quali si pensa di poter trovare una sintesi quali sono?
«Dobbiamo trovare una sintesi su tutto. Dobbiamo trovare una sintesi su una proposta della sanità di diritto universale garantito è fondamentale ed è sentito da tutti ed è sentito nella quotidianità di tutti i veneti. Il tema del sociale, del fatto che nessuno rimanga indietro è un tema dove dobbiamo trovare una sintesi. Il tema dello sviluppo economico visto nelle due fasi, quindi tutela delle piccole e medie imprese, del sistema industriale, della dignità e della sicurezza del lavoro vanno visti insieme. Va visto insieme il tema della mobilità, dei trasporti, tutti i temi vanno visti insieme».

Ci sono dei giovani che se ne vanno, non restano in Veneto. Qual è l’economia veneta che manca per trattenerli?
«Allora, io e i ragazzi che ho sentito è la dimensione proprio delle poche certezze sul trattamento economico, quindi del salario, del problema della casa. Ho sentito che i problemi di permanenza erano fuori dal tema economico, erano proprio del sistema».

Vabbè, ma detta così è più una questione nazionale è più nazionale che veneta…
«È nazionale e dobbiamo declinarla. Siccome parliamo tanto di autonomia, cerchiamo anche di dire che le colpe non siano sempre degli altri. Assumiamoci la nostra responsabilità e cerchiamo di farlo».

Senta, mentre parlava, accanto al palco, sul monitor una grande bandiera palestinese., con critto “stop genocidio”. Anche lì però bisogna trovare una sintesi, perché se volete avere un certo voto moderato, riformista…
«Allora io penso che un primo passo sia stato fatto da Macron e dagli altri paesi che dicono riconosciamo la Palestina. Un grande passo è stato fatto anche dalla Lega Araba che ha detto riconosciamo la Palestina ma Hamas non ci deve essere. Dobbiamo cercare di trovare anche qui una sintesi e ovviamente spetta, non spetta alla Regione Veneto e non spetta a noi, ma ritengo che si debba trovare in tempi molto brevi perché quello che sta succedendo a Gaza è assolutamente inaccettabile».

Il centrodestra non ha ancora trovato un candidato, però Zaia alleggia ancora, potrebbe fare la sua lista, stimata almeno al 40%. … Insomma, qualunque cosa si decida nel loro campo, quel 40% sta là. Una bella impresa…
«Noi la affrontiamo con la consapevolezza che questa volta è diverso, che si apre una nuova era e che una coalizione di centro-sinistra con una dimensione concreta e un atteggiamento di consapevolezza di sé, cioè di capacità di poter dire delle parole concrete per il futuro del Veneto penso che sia qualcosa di bello. Siamo uniti per proposte, non contro qualcuno e penso che questa sia una bella novità».

Va bena, ma sul programma la sintesi l’avete già fatta o ci state lavorando ancora?
«L’abbiamo trovata su di me, sul candidato e sono orgoglioso, responsabilizzato e grato di essere l’interprete di questo campo largo con la tenda riformista. È un mio impegno concreto: io sono garante di una coalizione ma sono anche garante del messaggio che deve essere dato ai Veneti. Quindi è un impegno concreto di unire le diversità in azioni coese e comuni».