Economia
Ricerca: 1,5 mld a Enti pubblici, +10 milioni su 2024
Il governo scommette ancora una volta sulla ricerca pubblica, assegnando un miliardo e mezzo di euro agli Enti vigilati dal Ministero dell’Università e della Ricerca. Una manovra che, pur nel segno della continuità, segna un +10 milioni rispetto al 2024, consolidando l’impegno del dicastero guidato da Anna Maria Bernini nel rafforzare il ruolo strategico dei grandi istituti scientifici italiani. Il decreto, firmato nelle scorse ore dal ministro, destina con precisione chirurgica 1.485.883.600 euro al funzionamento ordinario delle principali istituzioni di ricerca italiane.
“Sono avamposti strategici di conoscenza e sperimentazione – ha commentato Bernini – presidi fondamentali per il Paese e per la comunità scientifica internazionale. L’aumento delle risorse è una leva per potenziare le iniziative progettuali straordinarie che alimentano l’innovazione”. Nel dettaglio, i principali beneficiari sono il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), che riceve oltre 735 milioni di euro, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) con circa 355 milioni, e l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) con 152 milioni. Aumenti calibrati, ma indicativi di una rotta tracciata: sostenere una rete articolata di enti che spaziano dalla geofisica alla metrologia, dalla zoologia marina all’alta matematica.
Il provvedimento non è soltanto un atto amministrativo: tra le righe, riaffiora una visione geopolitica. Dopo quasi un decennio di silenzio, l’Italia torna a sedere con diritto di voto nel board della Commissione Intergovernativa per la Ricerca nel Mar Mediterraneo (CIESM), grazie allo stanziamento di 365 mila euro. Un gesto dal peso simbolico, che riafferma la proiezione mediterranea della nostra ricerca e il ruolo del Paese nei consessi scientifici internazionali.
Non manca, infine, un’attenzione puntuale agli enti “ibridi” del sistema: INDIRE, INVALSI ed Elettra Sincrotrone Trieste ricevono finanziamenti mirati per un totale di oltre 40 milioni di euro, destinati a rafforzare infrastrutture educative e tecnologiche. Il Fondo Ordinario per gli Enti di Ricerca (FOE) rimane uno dei pilastri della politica scientifica nazionale. Ma la cifra contabile, da sola, non basta a restituire la portata dell’intervento. A emergere è piuttosto una strategia: quella di uno Stato che non solo finanzia, ma riconosce nella scienza un presidio di democrazia e un motore di sviluppo. In un tempo segnato da crisi globali e sfide sistemiche, è una dichiarazione d’intenti che vale più di molte parole.
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