Riello sfida il Csm dopo la nomina di Salvato: ma il ricorso sulle chat di Palamara “è da bocciare”

Riello-Csm. Per la Commissione Direttivi del Consiglio Superiore della Magistratura il ricorso presentato dal procuratore generale di Napoli Luigi Riello sarebbe da bocciare. La pronuncia si inserisce nel contesto di una guerra tra toghe. Ricapitoliamo. La guerra tra toghe si innesca agli inizi di agosto, quando Riello presenta ricorso al Tribunale amministrativo del Lazio ritenendo che, il 23 giugno scorso, nel decidere la nomina di Luigi Salvato a procuratore generale della Cassazione, il Csm non abbia valutato le «chat di interferenza» contenute nel cellulare dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, chat che riguardavano il magistrato scelto e che potevano essere rilevanti sotto il profilo della sua indipendenza e imparzialità.

Questo, dunque, uno dei motivi del ricorso del procuratore generale di Napoli Riello che al Tar del Lazio ha chiesto di annullare questa nomina. Ricorso che, secondo la Commissione Direttivi del Csm, va bocciato in quanto infondato, tanto che la stessa Commissione ha proposto al Plenum, la cui pronuncia è prevista per oggi, di invitare l’Avvocatura dello Stato a «resistere in giudizio». La guerra tra toghe, quindi, continua. Riello era il candidato di minoranza per il vertice della Procura generale della Cassazione, a lui è stato preferito Salvato. Da qui il ricorso di Riello che ha puntato il dito contro la delibera del Csm sostenendo che abbia violato diverse norme del Testo unico sulla dirigenza giudiziaria in base alle quali i consiglieri avrebbero dovuto preferire lui, alla luce della sua maggiore esperienza in materia penale e organizzativa.

Tra i “vizi” di quella decisione ci sarebbe anche la mancata valutazione delle chat, che avrebbe reso carente l’istruttoria del Consiglio Superiore della Magistratura. Si tratta di conversazioni, pubblicate anche su quotidiani, relative alla nomina nel 2017 di Salvato ad avvocato generale della Cassazione, nomina a cui si sarebbe interessata una consigliera del Csm dell’epoca, Pina Casella, che poi avrebbe ringraziato per il suo contributo Palamara, parlando di una «grande vittoria». Tutti argomenti e doglianze che per la Commissione Direttivi non hanno fondamento: in sintesi, non solo in nessun articolo si fa riferimento a colloqui diretti tra Salvato e Palamara ma, si osserva, «non risponde a verità che il Consiglio abbia omesso di effettuare istruttoria su un elemento rilevante». E se il Csm nella delibera «non ha fatto menzione di chat che riguardino il dottor Salvato», conclude la Commissione, è perché «è stato dato un giudizio di irrilevanza su ogni eventuale elemento in suo possesso che possa essere ascritto alla categoria delle chat».