È arrivato anche a Napoli il fatidico giorno del rientro in classe, almeno per i piccoli studenti delle prime elementari, dopo un lungo e confuso periodo di Didattica a distanza e a seguito delle polemiche interminabili sull’attribuzione di competenza in materia di rientro in aula, con un susseguirsi di decisioni talvolta contraddittorie che hanno fatto molto discutere, come quella di interrompere le lezioni in presenza, presa dal governatore De Luca quando ancora la situazione in Campania non era particolarmente drammatica. Alla scuola elementare Luigi Vanvitelli, rinomato istituto sito nel cuore del Vomero, si susseguono a scaglioni i papà e le mamme. Giusto il tempo di qualche raccomandazione e qualche capriccio di rito dei più discoli, e per le 8,15 tutti gli alunni delle 8 classi di prima elementari varcano la soglia della cara vecchia scuola “in presenza”.
Abbiamo chiesto ad alcuni genitori un’opinione su questa decisione inattesa della Regione di riaprire proprio ora che il picco di contagi non sembra essere ancora stato raggiunto. La scelta sembra essere condivisa da tutti i genitori che abbiamo incontrato, contenti di restituire finalmente ai propri figli quel tesoro di risorse, umane prima ancora che pedagogiche, che solo la scuola in presenza sembra poter offrire: “E’ un diritto del bambino, la scuola è il posto dove un bambino di sei anni deve stare”, sintetizza una mamma. Un’altra incalza “Era ora che le riaprissero! Anzi, avrebbero dovuto riaprirle già ad ottobre”. Non vedono l’ora di restituire ai propri figli una parvenza di normalità, le mamme e i papà di questi studenti, delusi da una didattica a distanza che poco si adatta ad una fascia d’età così tenera com’è quella in cui si comincia la scuola: “Nonostante l’impegno e la dedizione degli insegnanti”, rivela un’altra mamma, “la didattica a distanza alle elementari è impossibile. Mia figlia non riesce a star ferma su una sedia, figuriamoci costringerla per mesi davanti ad un computer”.
La didattica a distanza, insomma, sembra funzionare meglio per gli studenti più grandi, ma rischia di rivelarsi un disastro totale per chi si è appena affacciato la mondo della scuola, ed è in una fase dove l’apprendimento delle regole e dello stare insieme rappresentano una priorità ben maggiore della trasmissione di saperi e nozioni. Per i genitori di bambini così piccoli poi, la didattica a distanza comporta un lavoro maggiore, un esercizio continuo di attenzione e di controllo, attenzioni che non tutti i genitori possono permettersi di concedere, magari non riuscendo a conciliare la vita lavorativa con l’inedito lavoro a casa da sostenere con i figli quotidianamente, affinché non si distraggano e seguano delle lezioni spesso disturbate da problemi di connessione o di strumentazioni.
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Quando chiediamo se si sentano sicuri per quanto concerne le misure e i protocolli di prevenzioni adottati dalla scuola, la fiducia è unanime. Qualche voce fuori dal coro però c’è. Una mamma non nasconde la propria preoccupazione: “non sono convinta di questa scelta, perché il momento è ancora critico e la pandemia infuria ancora violentemente. I bambini, nonostante si contagino più raramente, possono facilmente diventare veicolo di contagio, quindi il rischio a mandarli a scuola c’è e non può essere azzerato. Avrei preferito che chiudessero tutto per un periodo, invece si è scelto di convivere con il virus, e in questo modo la preoccupazione per un genitore non può estinguersi del tutto”.
