In memoria di un gesto d'amore
Rifiutò le cure anti tumorali per non rischiare la gravidanza: Roma dedicherà una via a Chiara
Roma ricorda il gesto di una madre coraggiosa: una strada a nome di Chiara Corbella Petrillo può aiutarci a ricordare che una vita data per affermare qualcun altro può essere una grande vita spesa in letizia.
La decisione di intitolare una via di Roma a Chiara Corbella mi ha fatto domandare cosa ha da dire questa vita straordinaria alla nostra quotidianità e al nostro impegno. Non voglio spingermi troppo oltre con i commenti sulla storia particolare di Chiara, che cammina sul filo della santità: una ragazza di 28 anni che muore di tumore a seguito della decisione di rimandare le cure per permettere al figlio che porta in grembo di nascere.
Tornare su questa vicenda è una boccata d’aria fresca in un contesto culturale sempre più portatore dell’individuo e di un modello che non vede più nelle relazioni, nell’altro, nella realtà, un passaggio fondamentale per affermare e conoscere anche se stessi. Oggi è quasi inconcepibile la scelta di Chiara: rinunciare a se stessi per affermare un altro, e farlo nella piena letizia. Sono le due caratteristiche stravolgenti di questa storia che chiede non tanto di essere imitata, perché stiamo appunto parlando di vicende straordinarie e in cui nessuna decisione va giudicata, ma piuttosto di essere conosciuta per contrastare un mondo, una cultura e una società che dicono il contrario: quello che conta è l’affermazione di sé, il successo. E questo lo si vede in tutti i campi, anche nel dibattito politico.
Quanto è più vero, quanto è più bello, quanto è più utile lasciare spazio per l’affermarsi anche degli altri, al costo anche di sacrificarsi un po’: fa parte della realizzazione di sé. Mi sono tornate in mente le parole che Matteo Renzi ha detto in Senato commemorando Silvio Berlusconi sottolineando come si sia portato a casa dal rapporto con lui l’importanza delle relazioni umane, che prevale su ogni ambito e vale lo “sforzo per accogliere l’altro, e cioè capire che dentro l’altro c’è una dimensione di umanità” tutta da scoprire “che talvolta noi non cogliamo”. Il sacrificio del non affermare sé sempre e comunque, di cui il gesto di Chiara è esempio estremo, è sempre per un bene maggiore. Che non significa rinunciare alle proprio idee e neanche mortificarsi. Questo è il secondo aspetto che colpisce enormemente della vicenda di Chiara: la letizia con cui è stata vissuta.
Come è ben testimoniato nel libro “Siamo nati e non moriremo mai più” è una letizia che scaturisce da una forte fede che ha avuto il dono di vivere con le persone a lei vicino. Una letizia fatta di accettazione per una convinzione di una positività della vita che mi ricorda molte persone anziane che ho conosciuto nel loro essere lieti nelle circostanze più disparate, a partire dai miei nonni ed un certo prete. Una letizia che forse un tempo ci caratterizzava come popolo, quando abbiamo reagito al dopoguerra, quando abbiamo avuto il boom delle nascite, quando abbiamo risposto al pericolo del terrorismo negli anni di piombo e all’avvento del comunismo.
Una letizia che forse stiamo pian piano perdendo, lasciando spazio a questa nuova cultura che da una parte spinge sul successo e l’affermazione personale e dall’altra sulla necessità di potersi godere la vita senza troppe rotture: due facce della stessa medaglia. Quanto avremmo bisogno di quella letizia in anni difficili come i nostri, ripartendo dalla ricerca reciproca di quella dimensione di umanità che c’è in ciascuno di noi.
Probabilmente l’unica vera cosa di cui abbiamo bisogno per rispondere a fenomeni individualistici come il calo delle nascite, la great resignation, la fuga dei cervelli, che sono conseguenze di un più grande dato individualistico: con molta probabilità la politica degli ultimi decenni ha cercato più di affermare sé che non di mettersi a servizio. Lasciamo Chiara nell’eccezionalità della sua storia, ma il suo nome scritto tra le strade della capitale può aiutarci a ricordare che una vita data per affermare qualcun altro può essere una grande vita spesa in letizia.
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