Roma attra gli stranieri, ma il 35% vuole risolvere il problema del razzismo

La città di Roma è attrattiva per gli stranieri, ma non mancano le criticità. Lo conferma la rilevazione di Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) di Roma e provincia presentata oggi, 26 giugno, durante il terzo appuntamento online del “Cantiere Roma”. Entra in modo preponderante il tema dell’inclusività degli stranieri nella terza giornata dell’iniziativa promossa in vista delle elezioni amministrative del 2021, con l’obiettivo di delineare, attraverso sei web talk, la città di oggi e di domani vista dai cittadini. Partendo però dal basso.

I NUMERI

Nella Capitale vivono circa 347.000  cittadini stranieri regolari, ovvero il 12,3 per cento della popolazione. Per l’analisi presentata durante “Cantiere Roma”, le Acli hanno raccolto le testimonianze attraverso un questionario sottoposto a 600 stranieri delle oltre 15mila persone di 126 nazionalità diverse, (di cui 24 paesi comunitari e 102 extracomunitari) che, durante l’anno della pandemia, si sono rivolti alle Acli locali, attraverso sportelli di servizi, progetti e iniziative di aiuto, orientamento e sostegno.

Secondo i dati raccolti, la Capitale attrae stranieri principalmente per motivi di lavoro, il 51 per cento, ma anche per il ricongiungimento familiare, 23 per cento. Tuttavia, però, il 73 per cento degli stranieri a Roma non partecipa attivamente alla vita del quartiere e della città. A far suonare un campanello di allarme è anche il razzismo. Il 35 per cento, infatti, sostiene andrebbe posto rimedio al problema.

L’INCLUSIONE

Ma qual è lo stato di inclusione dei residenti stranieri nella città di Roma? Secondo la rivelazione Acli, il 48 per cento degli intervistati dichiara di essersi sentito abbastanza accettato, seguito dal 26 per cento che si è sentito molto accolto, e dal 16 per cento che si è sentito fortemente integrato in città.

Tuttavia il loro arrivo nella Capitale è stata segnata da diverse difficoltà. Lo scoglio più grande è legato alla lingua (per il 49 per cento), segue poi la lontananza dei familiari (32,8 per cento), e infine la mancanza di lavoro, che scende al terzo posto (20,5 per cento).

LO STILE DI VITA

I problemi principali riscontrati a Roma dagli stranieri – spiega Acli nella sua nota – , poi, sono simili a quelli delle persone nate nella Capitale: l’87 per cento vorrebbe migliorare il livello di pulizia, il 79 per cento aumentare le possibilità lavorative soprattutto per lavori di qualità, che garantiscano maggiori tutele e diritti; il 62 per cento, invece, desidera un miglioramento dei servizi pubblici, dai mezzi di trasporto alla possibilità degli uffici amministrativi di ricevere informazioni in lingua (almeno nelle principali).

IL CONFRONTO

A partire da questi e altri risultati del questionario, nel corso della diretta si sono confrontati la presidente delle Acli di Roma Lidia Borzì, il responsabile area immigrati della Caritas Roma, Lorenzo Chialastri, e il fondatore dell’impresa sociale Sophia Mor Amar. È stata inoltre presentata la buona pratica “MigrArti: Spettacolo” dall’ideatore e coordinatore Paolo Masini. Ha moderato l’incontro il presidente della stampa estera Maarten Lulof von Aalderen.

“Portiamo avanti con questo cantiere – dichiara Lidia Borzì, presidente delle ACLI di Roma e provincia – uno stile, quello di lavorare “con” e non lavorare “per”. Il primo passo per una vera inclusione è una nuova narrazione, che non deve edulcorare i problemi, che pure ci sono, ma che consenta di ampliare lo sguardo su tutta la ricchezza che portano gli stranieri, che va riconosciuta e valorizzata. Ad esempio, a Roma sono quasi 70.000 le imprese gestite da stranieri, e circa 35 mila lavoratori italiani sono alle dipendenze di un imprenditore immigrato nella Capitale”.

LE PROPOSTE

Borzì ha posto poi l’accento sulla necessità di affermare una reale integrazione, presentando diverse proposte dirette ai candidati sindaco “Vogliamo chiedere tre interventi ai candidati sindaco per la Capitale: il lancio di una carta dell’accoglienza, attraverso magari un portale web, che fornisca agli stranieri orientamento e accesso ai servizi. Poi chiediamo un gesto simbolico, perché sappiamo che la legislazione in materia non è di competenza comunale: un ordine del giorno nel primo consiglio comunale che riconosca l’importanza e l’urgenza dello Ius Soli. Infine, chiediamo un patto di prossimità, in grado di rigenerare i quartieri dal basso e permettere così di riacquistare le relazioni vive, fondamentali per trasformare la presenza di ogni singolo cittadino in partecipazione attiva, all’insegna della reciprocità”, ha concluso la presidente delle Acli di Roma.