Rosalba Carriera in mostra a Venezia: la pittrice che fece fortune tra le corti europee

Era la Annie Leibovitz del Settecento. Se volevi un ritratto eseguito da lei dovevi aspettare mesi, a volte addirittura anni, tanto erano richieste le sue abilità di artista: Rosalba Carriera, raffinata – quanto rara – pittrice veneziana che fece fortuna tra le corti di tutta Europa, viene celebrata a 350 anni dalla sua nascita con una deliziosa esposizione nell’opulento palazzo Rezzonico, sede del Museo del Settecento Veneziano, che si affaccia sul Canal Grande di fronte a palazzo Grassi. “Rosalba Carriera, miniature su avorio” è l’esplicito titolo della mostra a cura di Alberto Craievich aperta da oggi fino al 9 gennaio 2026: 36 i lavori esposti, minuziose riproduzioni di piccole dimensioni ma di grande impatto, che raccontano la prima produzione dell’artista, accanto ai ritratti a pastello che l’hanno resa celebre, a documenti, disegni, stampe, provenienti dalla Fondazione Musei Civici di Venezia e da collezioni private.

La pittura delle tabacchiere e delle miniature era un’occupazione tipica delle pittrici donne che, ça va sans dire, trovavano meno spazio nel panorama artistico internazionale; eppure Rosalba, pur partendo come tante compagne da questo genere espressivo quasi artigianale riuscì a farsi strada sul mercato e addirittura a condizionarlo. Per esempio imponendo la moda del ritratto a pastello, che consentiva una maggiore freschezza e morbidezza di colori ai volti – una specie di filtro Instagram ante litteram – e che quindi divenne amatissimo tra nobili e facoltosi del continente, riuscendo a mettere d’accordo dall’aristocrazia inglese ai cortigiani austriaci.

Tali furono le fortune di Rosalba da costringere gli Accademici di Francia ad ampliare il numero delle donne membro dell’istituzione, prima di lei solo quattro e poi divenute (almeno) cinque; il suo salotto era il cuore della vita mondana veneziana e riuniva intellettuali, artisti, scienziati e “vip” del tempo. Abile commerciante, i suoi dipinti venivano pagati cifre favolose e perfino Giorgio III d’Inghilterra aveva voluto due suoi lavori appesi nella camera da letto reale di Buckingham Palace. Attraverso le sue opere è giunta a noi un’immagine dettagliata non solo dei protagonisti della società veneziana ed europea del Settecento, ma anche degli ideali che li ispiravano e i costumi, le acconciature, la moda dell’ancien régime. Come ebbe a scrivere lo studioso Roberto Longhi, «Rosalba seppe esprimere con forza impareggiabile la svaporata delicatezza dell’epoca», quel periodo leggero e raffinato del Rococò, che dopo le pesantezze del Barocco soffiava come uno zefiro grazioso cambiando le consuetudini estetiche e il gusto di tutta Europa.

Le miniature esposte sono non solo la dimostrazione della straordinaria qualità tecnica della pittrice, che esercitava indifferentemente su grande o piccola scala la sua capacità espressiva, ma anche della sua incessante ricerca sui materiali e sulle rese pittoriche: grazie alla sua abilità e ai suoi studi, che annotava rigorosamente su un taccuino dove segnava anche tutte le sperimentazioni chimiche in cui si cimentava per fissare i colori a pastello, di per sé piuttosto labili, Rosalba Carriera riuscì a trasportare sulle minuscole superfici dei fondini d’avorio la qualità accesa e la pennellata sciolta dei dipinti su tela.

La sua perizia fu tale da rendere queste miniature veri oggetti di culto: non c’era viaggiatore che, passando per Venezia, non le richiedesse un simile ritratto – che all’epoca inoltre rappresentava una sorta di “fotografia”, comodo da trasportare e regalare. Peraltro furono proprio l’instancabile curiosità e l’ardore quasi scientifico nel cimentarsi con vari materiali che la portarono al dramma più grande della sua vita, la perdita della vista, a causa dell’uso di quel bianco di piombo tossico, la famosa “biacca”, che usava in abbondanza per ammorbidire le tinte ma così dannoso per l’organismo. Nonostante la grande diffusione delle sue miniature, sono rimasti pochi gli esemplari ancora visibili di questi oggetti, cosa che fa di questa esposizione un evento particolarmente prezioso e raro.