Salvato sia in discontinuità rispetto a Salvi, la Cassazione diventi una casa di vetro

Si faccia carpentiere e costruisca la Casa di Vetro, dottor Luigi Salvato. È questo il suo compito, che dovrà svolgere dal prossimo 10 luglio, quando assumerà il ruolo di Procuratore Generale presso la corte di cassazione. È quel che le ha chiesto il Presidente della repubblica Sergio Mattarella, quando ha invocato la “trasparenza” del Csm. È quel che si aspettano i cittadini, se pur sfiduciati dalla precedente esperienza, quella ancora in corso. È quel che ci permettiamo, per nulla sommessamente, di suggerire noi, nell’augurarle buon lavoro, perché il suo lavoro sia veramente “buono”. Perché renda onore alla magistratura.

Il primo orpello di cui dovrebbe liberarsi, illustre dottor Salvato, è quella reputazione di “continuità” con il lavoro del suo predecessore ancora per pochi giorni in carica, il procuratore generale Salvi. È una croce che le hanno tirato addosso alcuni organi di informazione che le vogliono male. La tratti con fastidio, quella croce. Anche se finora non ne è parso dispiaciuto, così come quando l’intero Comitato di presidenza del Csm le ha dato il voto in modo compatto. Non è stato un bel segnale, dal punto di vista di noi che aspiriamo a vederla carpentiere impegnato a costruire la Casa di Vetro, vedere lo squadrone del vice David Ermini, del primo presidente della cassazione Pietro Curzio e dello stesso pg Giovanni Salvi mettere in cassaforte i propri voti per lei, perché fossero al sicuro. Chissà perché, quel gesto, e il fatto stesso che colui di cui lei sarà il successore non si sia astenuto, ci ha riacceso una lampadina, il ricordo di quella sera all’hotel Champagne in cui tutto cominciò. E la sensazione che tutto sia ormai finito. Non “così, senza un vero perché”, come dice la canzone, ma con un perché molto chiaro, perché nulla cambi, dopo l’eliminazione di Luca Palamara, quasi fosse stato un corpo estraneo.

Quello squadrone compatto, e il fatto stesso che nessuno abbia chiesto approfondimenti sui suoi comportamenti del passato all’interno del “Sistema”, benché il suo nome sia stato sfiorato dalle chat di Palamara, hanno fatto pensare a una certa fretta di chiudere quella pratica di due anni fa. Come se il marcio della mela sparisse d’incanto dopo aver eliminato il primo spicchio. È inutile spiegare a un magistrato esperto e accorto come Lei che tutte quelle chat registrate dallo smartphone erano ben di più della rivelazione di un sistema di spartizione di posti e promozione tra toghe. Prima di tutto perché disvelavano un clima da ballatoio, pieno di pettegolezzi, parolacce, intrighi e insulti tra colleghi. Un ambiente indegno di una magistratura che si rispetti. Ma anche, e questa è la cosa più grave, per il grave sospetto di una certa gestione dei processi, quelli politici prima di tutto. Lei, per esempio, non si è un po’ vergognato di sentire dei magistrati che, parlando tra loro, dicevano che Salvini aveva ragione ma che lo si doveva attaccare? Lei al posto del leader della Lega si sarebbe sentito a proprio agio a dover comparire davanti a un tribunale?

Supponiamo quindi, dottor Salvato, che lei abbia sentito un certo formicolio, un certo fastidio, nel leggere che affronterà il suo nuovo compito dando “continuità” al lavoro del suo predecessore. Lei sa benissimo che dovrebbe, prima di tutto, demolire in qualche modo quel ballatoio delle oscenità. A meno che Lei non ritenga che il fatto di aver radiato dalla magistratura Luca Palamara e aver fatto sospendere dalle funzioni i cinque membri del Csm presenti quella sera all’hotel Champagne non abbia significato tagliare la testa al mostro e quindi ucciderlo. Non è così, il mostro è ancora lì tutto intero e il ballatoio si è semplicemente messo la tuta mimetica, per ora. Se ne è accorto il Presidente Mattarella, quando invoca la “trasparenza” del Csm. Ma dove è la Casa di Vetro della giustizia se colui che ha il potere di azione disciplinare nei confronti delle toghe e che aveva promesso il massimo di severità in una conferenza stampa dopo essere stato nominato come Procuratore generale, ha poi derogato al suo compito, intorbidando le acque con circolari assolutorie? Dove sono finite le azioni disciplinari promesse? Nei giorni scorsi abbiamo assistito all’ennesimo salvataggio persino dal trasferimento d’ufficio.

Il Csm ha infatti stabilito che i messaggi inviati dalla dottoressa Anna Canepa, ex segretaria di Magistratura democratica e sostituto procuratore della Dna a Luca Palamara erano “inopportuni” ma non turbavano il suo ambiente di lavoro né la sua imparzialità. È quindi normale, e se vogliamo dirla tutta, anche molto educativo da parte di un magistrato “antimafia” definire come “banditi incapaci” due colleghi per poi proporre la promozione di un altro? Ma quale cultura, quale mentalità precedono quelle parole? Forse sono le stesse degli undici membri del Csm che hanno votato a favore della permanenza della dottoressa Canepa al suo posto. Forse un po’ di ballatoio c’è anche lì, nel Consiglio “rinnovato” dopo le dimissioni di quelli dell’hotel Champagne. Viene da rimpiangerli, almeno loro si occupavano di politica. La dottoressa Canepa, nei cui confronti il pg Salvi non aveva neppure promosso l’azione disciplinare, del resto è in buona compagnia. Della stessa sorte aveva infatti goduto un’altra magistrata di sinistra, quella Donatella Ferranti che era stata anche deputata del Pd e oggi magistrato della corte di cassazione. Anche i suoi messaggi erano parsi al Csm forse inopportuni, o scorretti, o maleducati, ma non meritevoli di sanzione alcuna, né disciplinare né da punire con il trasferimento. Vien quasi da pensare che sarebbe stato come se Luca Palamara avesse sempre parlato e scritto e agito in un delirio di onnipotenza, totalmente da solo. Solo sul ballatoio.

Lei si chiederà, a questo punto, esimio dottor Salvato, quali dovrebbero essere le sue prime azioni per disfarsi di quel ballatoio e poi farsi carpentiere e costruire la Casa di Vetro. Per spezzare quel filo rosso della continuità che, ne siamo certi, lei vive con un certo fastidio. Credevamo fosse chiaro. Prima di tutto deve scappare di qualche chilometro dalle circolari del procuratore Salvi. Deve allontanarsene perché il suo predecessore, nonché suo superiore, visto che Lei è ancora attualmente il suo numero due, ha commesso un atto veramente poco elegante nel salvare se stesso. Se è vero infatti, come scrive Palamara nel suo libro, che l’attuale pg della cassazione lo ha incontrato per ben due volte per impetrare quella nomina che poi arriverà, non è stato un po’ volgare definire legittima l’autopromozione? Così, una volta che colui che ne aveva il potere, aveva stabilito che non è illecito disciplinare farsi campagna elettorale con il pissi-pissi nell’orecchio di chi smistava le progressioni di carriera, era stato del tutto inutile e ingenuo persino che 97 magistrati ne chiedessero le dimissioni.

Era diventato inamovibile, insieme a tutti gli altri del ballatoio. Ma il fatto più grave è stato quell’aver posto una sorta di segreto di Stato sulle archiviazioni disciplinari, in modo che cada un velo anche sulle denunce, una sorta di assoluzione generale. In modo che, dopo che erano stati buttati a mare Palamara e pochi altri, le acque si richiudano sopra le loro teste e tutto continui come prima. Ecco dunque che cosa potrebbe fare come prima cosa, dottor Salvato: tolga quel segreto, cerchi di eliminare quel ballatoio e poi costruisca la Casa di Vetro, come le ha chiesto il suo Presidente. Solo così darà dignità e onore alla magistratura italiana e alla giustizia.