“Saresti da eliminare”, così il primario di Sara Pedri si rivolgeva a una collega: ma lui respinge tutte le accuse

Saverio Tateo, ex primario del reparto di ginecologia dell’Ospedale Santa Chiara di Trento è finito nella bufera dopo la scomparsa il 4 marzo di Sara Pedri, la giovane ginecologa 31enne che lavorava lì. La famiglia teme che Sara possa essersi suicidata perché si sentiva vessata dai suoi superiori. E così che è partita l’indagine sull’ex primario che ha letteralmente scoperchiato il vaso di Pandora e aperto a una serie di denunce da parte di altri sanitari che lavoravano in quel reparto. Dichiarazioni forti che hanno fatto scattare le indagini dei Nas.

Sono 17 le contestazioni della commissione disciplinare dell’azienda sanitaria che chiede il licenziamento del primario per “fatti oggettivi gravissimi”. La conferma o meno del provvedimento spetterà però al comitato dei garanti, rinnovato nei giorni scorsi, che avrà tempo 60 giorni per esprimere un parere e sarà vincolante.

Le contestazioni raccontano di colloqui al buio richiesti da Tateo, come ha raccontato una ginecologa e della richiesta di insonorizzare la porta, come riportato dal Corriere della Sera. Tutte testimonianze dei medici sentiti in sede disciplinare. E ce n’è anche un’altra: il medico si sarebbe rivolto a una collega con fare intimidatorio dicendo: “Saresti da eliminare fisicamente”. Parole ricordate durante l’audizione in sede ministeriale e poi trasmesse ai carabinieri del Nas e in Procura. Tante accuse che però il primario ha respinto e che il suo avvocato, Vincenzo Ferrante, ha prontamente smontato una ad una.

Affermazioni smentite dagli atti, da evidenze documentali dell’azienda sanitaria che abbiamo prodotto”, spiega l’avvocato Ferrante, ricordando le dichiarazioni di una ginecologa che aveva raccontato di essere stata bandita dalla sala operatoria. Ma i registri dei turni raccontano un’altra verità. “Ci sono i registri — chiarisce il legale intervistato dal Corriere della Sera — che vengono compilati con dovizia di particolari e attestano la presenza della dottoressa in sala, smentendo le sue affermazioni. Noi abbiamo prodotto tutti i documenti, ma l’azienda sanitaria non li ha tenuti in considerazione”.

Poi un’altra testimone racconta di essere stata presa di mira dal primario dopo alcune lamentele da parte di una partoriente. “Tateo è probabilmente intervenuto a tutela della paziente, l’azienda si è fermata solo alle dichiarazioni raccolte”, ribadisce Ferrante, che è pronto a dare battaglia nelle sedi giudiziarie. “In caso di conferma del licenziamento, ci sarà un’impugnativa giudiziaria. Sarà un tribunale a decidere. Appare chiaro che se la sede giudiziaria ci darà ragione qualcuno dovrà risarcire il danno”, afferma.

L’avvocato parla di “motivazioni inconsistenti e circostanze irrilevanti”, ricordando anche gli episodi dei colloqui “inquisitori”. “Mi piacerebbe che mi spiegassero cosa significa, la luce era spenta perché erano le 13, inoltre Tateo non era mai da solo, ma erano presenti altre colleghe. Il problema vero — continua il legale — è che gli orari dei medici in Italia sono più lunghi perché ci sono pochi medici e non è facile organizzare. I colloqui erano fatti singolarmente per capire le esigenze dei singoli sugli orari, erano colloqui mirati a garantire un servizio continuativo. Il dottor Tateo non ha mai dato neppure una sanzione disciplinare, mai un richiamo, è un professionista che ha portato il reparto all’eccellenza italiana non avendo alle spalle all’università, molti se ne sono andati per questo, mi sembra che la vittima alla fine sia lui”.

Il legale di Tateo nei giorni scorsi ha dichiarato che “il perseguitato è il mio assistito” e ha smentito il “clima di terrore” nel reparto. Sarà la Procura ora a chiarire e a verificare anche i messaggi trovati sul telefono di Sara Pedri. “Mi dicono che sono una terroncella da raddrizzare”, avrebbe scritto a un amico. Lo ha spiegato la sorella Emanuela: “La chiamavano così perché si era specializzata all’università della Calabria”.

Tornando al disciplinare la difesa darà battaglia anche sul comitato, nominato dopo la conclusione dei lavori della commissione disciplinare. Il presidente Maurizio Fugatti si sfila: “Noi siamo sempre stati terzi, se la commissione ha deciso così avrà fatto le sue valutazioni”. Filippo Degasperi (Onda Civica) interviene sulla nomina “in ritardo” dei garanti: “Non si istituisce il tribunale quando c’è il problema, è l’ennesimo campanello d’allarme, ci sono falle nell’azienda sanitaria”. Il consigliere Claudio Cia (Fdl) si dice sbigottito: “Tra i componenti della commissione ci sono personalità che per il ruolo che ricoprivano erano tenute a dare un seguito tangibile ai campanelli d’allarme che da tempo arrivavano”.