Sbagliata la patrimoniale di Fornero, i redditi sono già tassati: l’unica soluzione è la crescita senza colpire il risparmio

Nel “Si&No” del Riformista spazio al dibattito sulla proposta di Elsa Fornero, un’imposta patrimoniale da applicarsi quantomeno agli immobili. Favorevole Erasmo Palazzotto, direzione Nazionale Pd, secondo cui “chi continua ad arricchirsi deve contribuire in maniera maggiore ai bisogni di tutti“. Contrario invece Marco Osnato, deputato di Fratelli d’Italia che replica: “I redditi sono già tassati, l’unica soluzione è la crescita senza colpire il risparmio”

Qui il commento di Marco Osnato:

La recente idea di Elsa Fornero – un’imposta patrimoniale da applicarsi quantomeno agli immobili – non è certo tra le più innovative, né sarebbe diverso dal passato l’obiettivo di ridurre il debito e le diseguaglianze.

Ragioniamo senza pregiudizi. Se va bene, un qualsiasi lavoratore italiano — dipendente o autonomo che sia — vede quasi metà del proprio reddito consumata dal fisco e dagli enti previdenziali; e magari, con quanto risparmia, decide di acquistare un immobile. Un bel giorno, quando ha finito di pagare il mutuo e può finalmente esercitare in pienezza il suo diritto di proprietà, lo Stato gli comunica che su quell’immobile dovrà versare altre tasse. Proprio così, magari nottetempo come un’altra patrimoniale tristemente famosa (a onor del vero, Fornero ammette che il risparmio finanziario è già abbastanza tassato). Perciò, cara Professoressa, lei è davvero convinta che quello da lei invocato sia il metodo migliore per sostenere chi oggi vive nell’incertezza del futuro? Se nella sua visione è “disdicevole” il passaggio intergenerazionale della ricchezza immobiliare, come giudicare la situazione in cui una famiglia si indebitasse perché costretta a pagare quest’imposta straordinaria, trasferendo quei debiti ai figli?

D’altronde anche a livello micro, nella linea successoria di una famiglia vale l’«equivalenza ricardiana» che Fornero sottolinea per i conti pubblici…
La nostra visione, va da sé, è radicalmente diversa. Se il prelievo sui redditi è già forte – nonostante i nostri sforzi per diminuirlo, vedasi il taglio del cuneo e la rimodulazione delle aliquote Irpef, oltre alla riforma fiscale nel suo insieme – allora non può essere equo, per nessuno, colpire il risparmio. C’è poi l’aspetto “etico”, spesso non compreso fino in fondo: se un immobile è posseduto per finalità d’investimento tramite compravendita o locazione, flussi e plusvalenze vengono comunque tassati; se l’obiettivo è quello di vivere dignitosamente insieme ai propri cari, invece, dire «la casa è sacra» non è un vezzo comunicativo ma un dovere morale per chiunque concepisca la finanza pubblica come la dimensione in cui lo Stato onora il «contratto sociale» firmato dai cittadini.

E c’è, infine, l’aspetto “filosofico” alla base della patrimoniale, o più in generale della redistribuzione della ricchezza come priorità rispetto alla sua creazione: l’idea – sbagliata – secondo cui il sistema è a somma zero perché i soggetti che lo popolano hanno un ruolo predefinito, una dotazione di capitale e una capacità reddituale fisse, come se l’ascensore sociale non esistesse affatto! È stato bloccato per troppo tempo, vero, ma noi crediamo in quel dinamismo che consente a persone di umili origini di acquistare una bella casa e lasciarla serenamente ai propri eredi.

Sono anni difficili, ma non è il drammatico dopoguerra di Einaudi. Ridurre la spesa è complicato, ma vale la pena di provarci con la massima serietà. La legge di bilancio 2024 va in questa direzione: uno Stato più snello, ma vicino – con incentivi e garanzie – a chi genera benessere. Solo così potremo migliorare i conti pubblici e schiudere nuove opportunità, rimuovendo quegli «ostacoli» di cui parla la Costituzione. Debito e diseguaglianze possano essere ridotti puntando sulla crescita: dobbiamo essere inflessibili con chi evade, non spremere chi già contribuisce molto. «Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come colui che, in piedi dentro a un secchio, cerca di sollevarsi tirando il manico» (Winston Churchill).