Nel Sì&No del Riformista spazio al dibattito sull’argomento centrale delle ultime ore: “Scherzo telefonico a Meloni, il consigliere Talò deve dimettersi?”. Favorevole Piero De Luca, deputato del Partito Democratico, perché è stata “una gaffe imbarazzante: vanno chiarite le dinamiche e chi ha sbagliato, paghi”. Contraria invece la giornalista Marta Ottaviani, secondo cui “sostituire un noto atlantista sarebbe un grande favore a Mosca”.
Qui il commento di Marta Ottaviani:
Così impalpabile da mettere in atto da raggiungere i suoi scopi senza che nessuno se ne accorga. Sotto forma di scherzo e nell’epoca dei social e dei meme, ha anche la garanzia che molti si concentrino solo sull’aspetto comico della faccenda, trascurando la portata delle possibili conseguenze. Va detto in modo chiaro e inequivocabile: la telefonata della premier Giorgia Meloni con i cosiddetti ‘comici indipendenti’ russi Vovan e Lexus non è stata un semplice scherzo. Per la precisione è una delle forme che può assumere un attacco alla sicurezza nazionale portato avanti con logiche di guerra non lineare, modalità che la Russia adotta da oltre 20 anni e che ha raffinato nel corso del tempo. Politici, civil servant e opinione pubblica italiani non si sono ancora abituati a realtà, nonostante l’Italia sia sempre più sotto tiro da parte della infowar russa, soprattutto dall’inizio della guerra in Ucraina. Non ci possiamo più permettere di ignorarla e per questo dobbiamo porci tre domande: cosa sia la infowar, perché l’Italia venga colpita proprio ora e come ci si difende.
La guerra non lineare della Russia
Per quanto riguarda il primo quesito, la guerra non lineare consiste nel colpire il nemico fino a indebolirlo senza rimedio da più punti di vista senza che questo se ne accorga. Possono essere attacchi hacker, fake news che diventano virali, casi editoriali che creano problemi all’esecutivo. Mi pare che negli ultimi due anni non siano mancati nessuno dei tre. Ci sono anche quelli che la vulgata comune scambia per scherzi, ma scherzi non sono, così come Vovan e Lexus non sono due comici indipendenti perché nella Russia di Vladimir Putin di indipendente non esiste nulla. Figuriamoci due comici che riescono ad arrivare ai numeri della Presidente del Consiglio di un Paese del G7.
Il secondo quesito è quello a cui è più semplice rispondere. La Russia, anche a causa dei due governi guidati da Giuseppe Conte, soprattutto quello giallo-verde, era abituata a pensare all’Italia come a un Paese così amico da essere ampiamente malleabile. L’avvento di Mario Draghi della Presidenza del Consiglio e il conseguente ricollocamento dalla politica estera italiana in un alveo europeista e atlantista, come ben scandito dal diretto interessato nel suo discorso per la fiducia, a Mosca è suonato come uno schiaffo in piena faccia, assestato da chi prima le aveva dato solo carezze. Sappiamo che fine abbia fatto il governo Draghi e per colpa di chi sia caduto. La vera sorpresa, per il Cremlino, è stato dover constatare che l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni sulla questione ucraina ha mantenuto una linea di grande continuità con il predecessore, così come sul posizionamento internazionale. Gli attacchi di guerra non lineare nel nostro Paese sono aumentati e se fossi nella premier entrerei nell’ordine di idee che non cesseranno fino a quando Mosca non avrà ottenuto il suo obiettivo: fare in modo che il governo cada e che venga sostituito da uno più morbido nei suoi confronti.
No alle dimissioni del consigliere Talò
Questa considerazione ci porta a rispondere alla terza domanda, almeno per quanto riguarda il caso della telefonata. Il consigliere diplomatico, Ambasciatore Francesco Talò, va lasciato al suo posto. L’attacco che ha colpito la premier Meloni ha tre finalità principali. Il primo è il danno all’immagine del Primo Ministro e ai protocolli di sicurezza del Paese. Il secondo è agevolare la sostituzione di Talò, un noto atlantista, con una figura dall’orientamento diverso, magari più favorevole a Mosca. Il terzo è creare instabilità in una maggioranza destinata a diventare sempre più turbolenza a causa del voto europeo. Occorre serrare i ranghi, non caricare la vicenda di un significato eccessivo, questo per smorzare eventuali tentativi di emulazione. Ma soprattutto, bisogna prendere definitivamente coscienza del fatto che la guerra non lineare esiste e non possiamo più permetterci di ridurla, come fanno alcuni commentatori disattenti o novizi della professione, a becera dietrologia.
