Schiacciata dalla statua in vacanza, il padre di Lavinia: “Ambulanza a rilento, non una parola di conforto dall’hotel”

Il corpo di Lavinia Trematerra partirà da Monaco di Baviera oggi e sabato ci saranno i funerali nella chiesa dei Pallottini, a piazza Europa a Napoli, poco lontano dall’Istituto Belforte dove la bambina di sette anni andava a scuola. Era in vacanza in Germania, la piccola, quando nel giardino dell’albergo in cui stava giocando una statua si è staccata dalla base in cemento e l’ha travolta. Era l’ultimo giorno di vacanza. Liberata dal masso e trasportata all’ospedale di Monaco Schwabing, purtroppo la bambina non c’è la fatta a causa delle ferite troppo gravi. I magistrati tedeschi hanno aperto un’inchiesta sulla tragedia.

Il padre della piccola, Michele Trematerra, avvocato come la moglie Valentina Poggi, ha rilasciato un’intervista al quotidiano Il Mattino. Ha raccontato quei momenti tragici, quando la statua è caduta e ha schiacciato la figlia. Lui c’era, “e non sono riuscito a salvarla. L’ho vista schiacciata sotto quel blocco di marmo: ho fatto di tutto per cercare di liberarla ma non ce l’ho fatta”. Pesantissima la statua che ha schiacciato la figlia. “Poco lontano da me c’erano due signore, italiane anche loro, ospiti dell’albergo. Hanno visto che cosa stava accadendo e si sono precipitate a darmi una mano: alla fine ce l’abbiamo fatta, Lavinia l’abbiamo liberata, ma ci sono volute tre persone”.

Dai primi rilievi riportati dai media tedeschi e italiani, sembra che l’incidente possa essere stato causato dal posizionamento del manufatti, che non sarebbe stato ancorato alla base. Sulla statua è stata avviata una perizia e sul corpo della piccola eseguita l’autopsia. “E dire che non c’era neanche un cartello per avvertire di non avvicinarsi troppo indicando una situazione di pericolo. La statua era lì, senza alcuna protezione, nel bel mezzo di un giardino frequentato da tutti gli ospiti dell’hotel”.

Un albergo a quattro stelle nel centro di Monaco di Baviera, dal quale la famiglia non avrebbe ricevuto “una parola di conforto, ma neanche di circostanza. Non un manager dell’hotel che sia venuto a chiederci se avevamo bisogno di qualcosa, se potevano esserci di aiuto in questa tragedia senza fine che si era consumata nel loro albergo. Non si è visto nessuno”.

Il padre ha accusato la lentezza nei soccorsi: se l’ambulanza è arrivata nel giro di pochi minuti, almeno una mezz’ora è passata prima che partisse verso l’ospedale. “Mi hanno spiegato che aspettavano indicazioni su dove portarla, quale fosse un pronto soccorso disponibile e ci sono voluti trenta minuti prima che la centrale operativa di Monaco di Baviera desse indicazioni sul da farsi. Da noi funziona che se chiami il 118, il paziente in codice rosso viene trasportato nell’ospedale più vicino senza perdere neanche un minuto”. Difficile dire se qualcosa sarebbe cambiato con una maggiore tempestività. “Posso dire solo che lo sguardo di mia figlia, che mi chiedeva aiuto, non lo dimenticherò mai più. L’ho tenuta in braccio, impotente, fino all’arrivo dell’ambulanza”.