Sanità
Sciolto il Nitag: le polemiche sui due membri no-vax e la lezione della maggioranza
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha firmato il decreto di scioglimento del Nitag, il gruppo tecnico consultivo sulle vaccinazioni. Una marcia indietro obbligata, dopo appena 10 giorni di vita del nuovo organismo e dopo le polemiche per la nomina di due componenti noti per le loro posizioni critiche, spesso contrarie alle evidenze scientifiche, sui vaccini. Che un ministro medico, ricercatore, uomo di scienza avesse avallato quella scelta ha sorpreso molti. Probabilmente, più che una convinzione personale, ha pesato l’indicazione politica di includere figure vicine al fronte no-vax. Ma va riconosciuto che, di fronte alla mobilitazione della comunità scientifica e della società civile, Schillaci ha scelto di far prevalere la professionalità del medico e dell’accademico rispetto a quella dell’uomo politico sotto tiro delle correnti più estremiste. Una decisione che restituisce coerenza alla sua biografia professionale.
Le voci autorevoli
Non è escluso che, dietro le quinte, anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella abbia fatto sentire la propria voce in difesa della credibilità delle istituzioni sanitarie. Ma ciò che più conta è che, in pochi giorni, si sono levate voci autorevoli: le società scientifiche, gli Ordini dei medici, ricercatori come Silvio Garattini, clinici, docenti universitari. Una petizione promossa dal Patto Trasversale per la Scienza e sottoscritta anche dal premio Nobel Giorgio Parisi ha raccolto oltre 34mila firme. Un’onda composta ma compatta, che non ha urlato slogan ma ribadito, con dati e argomenti, che la salute pubblica non è terreno di improvvisazioni o concessioni ideologiche.
Questa vicenda rivela qualcosa di più profondo del singolo errore di nomina. Dimostra che in Italia esiste una maggioranza silenziosa: cittadini che leggono, si informano, studiano, ragionano. Una maggioranza che crede nella scienza e pretende competenza, ma che troppo spesso resta in disparte, lasciando la scena alle minoranze rumorose e fantasiose che dominano i social e sembrano più grandi di quanto siano. E c’è un altro nodo: se da un lato alcune forze politiche – per calcolo o per paura di perdere consenso – finiscono per lisciare il pelo ai no-vax, dall’altro chi avrebbe il dovere di rappresentare con forza il pensiero serio e informato spesso si mostra timido, quasi impaurito dall’idea di scontentare chi urla più forte. È un errore: la prudenza può trasformarsi in resa.
La lezione di questi giorni è chiara: quando la maggioranza ragionevole si mobilita, la differenza si vede. Con fermezza ma senza fanatismo, con passione ma senza insulti, ha imposto il buon senso come bussola della decisione politica. È questo il punto vero: la democrazia scientifica e civile funziona solo se chi sa, chi studia, chi ragiona trova il coraggio di alzare la voce. Non basta indignarsi in silenzio: occorre parlare, esporsi, persino sporcarsi le mani, perché il bene comune non si difende da solo. Alessandro Manzoni lo aveva scritto con lucidità due secoli fa: «Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune». Oggi non possiamo più permetterci che resti nascosto.
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