Il tempismo
Sciopero dei giornalisti 28 novembre, il regalino dell’Ordine: aumenta la quota annuale. Anzi, no. Ma avete fatto i crediti?
In Italia ci sono storie fantastiche: salari che non crescono, datori di lavoro che cercano in ogni modo di evitare le assunzioni facendo ricorso a partite IVA mascherate, governi che fanno finta che vada tutto bene. Oggi 28 novembre la maggior parte dei giornalisti sciopera. Una mobilitazione lanciata dalla Federazione nazionale della stampa (Fnsi) per chiedere il rinnovo del contratto Fnsi–Fieg, scaduto nel 2016. Nelle redazioni il personale diminuisce, il lavora aumenta, come del resto l’inflazione, e gli stipendi restano gli stessi: si stima una perdita del potere d’acquisto del 20% in 10 anni.
Sciopero dei giornalisti, il regalino dell’Ordine
Lo sciopero per il contratto, che qualcuno non vede di buon occhio, arriva 20 anni dopo l’ultima volta (in coincidenza con quello di treni e aerei, in corso questa mattina, così per dire). In piazza scende il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, e mentre la categoria professionale chiede migliori condizioni contrattuali, l’Ordine del Lazio manda una mail a tutti gli iscritti all’albo, pubblicisti e professionisti, in cui fa presente un piccolo aumento (dieci euro) della quota annuale del 2026. Il tempismo è perfetto. D’altronde, l’Ordine conosce bene i problemi dei giornalisti: le difficoltà nell’essere assunti, nel vedere un giusto riconoscimento economico in busta paga, e la perdita di dignità che la professione sta affrontando.“Del resto – provano a motivare da Piazza della Torretta – la quota era rimasta invariata per 26 anni”.
Giornalisti, aumenta la quota annuale. Anzi, no. Ma avete fatto i crediti?
Per annunciare l’aumento bastano poche righe e due motivazioni: “i rincari dei costi di gestione e le mancate entrate dovute a un’alta percentuale di morosità”. Chi paga sempre, paga anche per quelli che non lo fanno. Dietro quella frase, a leggere bene, potrebbero nascondersi anche delle colpe: le difficoltà di far fronte all’aumento dei costi di gestione e di non richiamare prontamente chi ha ancora quote arretrate. La morosità degli altri non si giustifica, si sanziona e basta, come accade di tanto in tanto con le cancellazioni di nomi dall’albo. Poi però la sorpresa, si prova a lanciare il patto: “Per venire incontro alle esigenze di tutti se si pagherà entro il 31 gennaio la quota resterà ancora invariata”. Tutto e subito, e il potere d’acquisto della categoria, che oggi in Piazza per lo sciopero avrà modo di parlare anche di questo, è salvo. D’altronde l’Ordine è nato in primis per tutelare la deontologia professionale, mica altro. A proposito, a dicembre scade il triennio formativo: avete fatto i crediti?
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