Sciopero generale 3 ottobre, l’affondo arriva in Parlamento. Da Salvini “sanzioni leggere”

Una commedia in due atti, Montecitorio, il porto delle nebbie. Nel primo, in Aula, vince la tenaglia. Quella che convince (o costringe) i parlamentari del Pd, Avs e M5S ad astenersi sulla mozione della maggioranza che sostiene il piano di pace della Casa Bianca. 182 sì (votano a favore anche Azione, Italia Viva e Partito Liberaldemocratico) e 101 astenuti, un esito che si riflette anche sui testi presentati da Italia Viva e +Europa che passano con il consenso della maggioranza. E di cinque parlamentari dem (il gruppo invece si astiene): Lorenzo Guerini, Marianna Madia, Lia Quartapelle, Virginio Merola e Bruno Tabacci.

“Almeno abbiamo salvato un terreno comune”, commenta a caldo l’ex ministro della Difesa, uno dei parlamentari dem più impegnati (insieme a Lia Quartapelle e a Graziano Delrio) nella difficilissima opera di convincimento interno. Soddisfatto anche il segretario del Partito Liberaldemocratico, Luigi Marattin, che vota a favore delle due mozioni di maggioranza. Marattin nel suo intervento ricorda anche fatti recenti: “All’epoca una come Francesca Albanese certe forze politiche non l’avrebbero neanche fatta entrare, mentre oggi io esprimo solidarietà al sindaco di Reggio Emilia che è stato umiliato per aver detto che gli ostaggi devono essere rilasciati”.

L’affondo arriva in parlamento

Contemporaneamente a Copenhagen va in scena il secondo atto: parla Giorgia Meloni, e non sono carezze. Fanno “un’altra scelta rispetto alla pace. Mi sarei aspettata – spiega la premier – che i sindacati almeno su una questione che reputavano così importante” come Gaza “non avessero indetto uno sciopero generale di venerdì. Il weekend lungo e la rivoluzione non stanno insieme”. L’affondo arriva potente alla Camera, e scalda gli animi, già abbastanza caldi, dei parlamentari del campo largo. “Giù le mani dal diritto di sciopero e dai diritti dei lavoratori”, intima Elly Schlein rivolgendosi alla premier. Giorgia poteva dire “che quei compatrioti che si trovano sulla Flotilla avranno piena protezione diplomatica perché non rappresentano un pericolo o una minaccia per Israele”. Poi la ricerca dell’applauso: “Presidente Meloni, molli la clava e provi a fare la presidente del Consiglio di questo Paese”.

Sciopero generale 3 ottobre

Insomma, si apre lo sfogatoio, i piani si intrecciano: il fermo della Flotilla, lo sciopero convocato da Landini per il 3 ottobre, un altro corteo previsto per sabato. La fuga in avanti di Landini è stata valutata illegittima dalla Commissione di garanzia sugli scioperi, “in violazione dell’obbligo legale di preavviso”. Ma il ministro Salvini ha preferito non ricorrere al pugno duro. “Non ritiene utili prove di forza e anzi si appella a sindacati, lavoratori e organizzazioni affinché scelgano la responsabilità e il rispetto delle regole”, afferma il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in una nota. Il titolare del Mit comunque rilancia la volontà di una revisione della normativa vigente sugli scioperi, “in particolare delle sanzioni previste per chi incrocia le braccia senza rispettare le regole (ad oggi da 2.500 a 50mila euro)”.

Dice Giuseppe Conte: “Meloni non si pone il problema di chi ha responsabilità degli scioperi e delle manifestazioni? Forse nei libri di storia gli scioperi, i cortei e la missione Flotilla ci salveranno l’onore”. Poi il solito tentativo di superare la quasi amica dem: “Il governo è imbelle e codardo”. Poi su Meloni: “È aggressiva perché non può sopportare che dei semplici cittadini, indignati di fronte a tanto orrore, hanno preso coraggio e con la loro dignità hanno detto basta”.

Ironia della sorte, il piano di pace partorito da Donald Trump è l’unico collante; il resto rimane ancorato nei rigidi copioni di scena, altro che dialogo. Lo sciopero conquista la scena anche a Palazzo Madama, dove si replicano le comunicazioni del ministro Antonio Tajani. Il ministro dei rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, confida in Transatlantico quello che nel centrodestra molti pensano: “La posizione di Landini di scatenare, come dice lui, lo sciopero generale alla notizia dell’arresto della Flotilla mi pare una scelta senza senso, perché i cittadini non capiranno e alla fine ci porterà un sacco di voti in più”. Un po’ come è successo domenica scorsa nelle Marche: Matteo Ricci che prova l’aggancio con le barche a vela degli attivisti, e Francesco Acquaroli che prende il largo nei seggi. Un remake storico: piazze piene, urne vuote.

A Palazzo Madama il teatrino è più stanco, quasi un atto dovuto. A spingere ci prova il capogruppo pentastellato Stefano Patuanelli: “La missione è stata ridicolizzata dalla presidente del Consiglio, ha detto che chi stava lì tutto sommato sapeva a cosa andava incontro e se la stava andando a cercare”. Non c’è pace nel teatro delle nebbie.