Il gioco di squadra e la preparazione al primo soccorso delle maestre hanno salvato la vita al piccolo Simone, un bimbo di 3 anni della scuola ‘Eugenio Montale’ di Scampia, a Napoli. Quello che è successo giovedì 9 dicembre nell’asilo è un vero e proprio “miracolo di Natale”, come lo hanno subito ribattezzato. Sono le maestre Angela Calvino, Anna Longobardi e Patrizia Viglione, sotto la guida della team leader Paola Morano che hanno materialmente compiuto il “miracolo”.
“È stato un attimo, come una folgorazione, come quando si accende l’interruttore in una stanza buia e torna la luce. Ha aperto gli occhi e ha pianto, ha ripreso il colorito naturale. Con lui abbiamo pianto anche noi, che qui alla Montale, mi creda, siamo una squadra. Anzi, siamo una famiglia, che oggi si ritrova di fronte ad un’esperienza unica, indimenticabile”, ha raccontato la maestra Angela, 50 anni e 21 di attività nella scuola di Scampia, intervistata dal Mattino.
Angela ha raccontato che quella mattina, in quella scuola di una delle periferie più difficili di Napoli, stavano normalmente svolgendo lezione con i bimbi dell’asilo. Intorno alle 11.15 il piccolo Simone mentre giocava è improvvisamente sbattuto a terra dalla sedia forse per una crisi epilettica. In classe c’erano due maestre, così una si è precipitata sul piccolo corpicino e l’altra ha portato via gli altri bambini cercando di non spaventarli.
“Non si muoveva più, c’è chi andata a chiedere aiuto, chi a recuperare un defibrillatore, chi ha attivato i soccorsi e chi era invece intenta a cinturare gli altri alunni per impedire che finissero sotto choc – ha raccontato Angela al Mattino – Mi sono trovata a tu per tu con quel bambino, sono stati attimi infiniti che non dimenticheremo più”.
“Ho visto che non reagiva più, ha cambiato colore. Dita e labbra cianotiche, ho iniziato un massaggio cardiaco. Attimi infiniti, non saprei dirle quanto è durato”, continua la maestra che ammette di non essersi mai trovata in una situazione simile i tanti anni di insegnamento. Racconta che però si era esercitata tante volte durante i corsi di formazione per il primo soccorso. “Ma una cosa è farlo con un manichino, altra cosa è avere un bambino tra le mani, che non dà segni di vita”, ha detto.
Angela è stata coraggiosa e insieme alle colleghe non hanno mollato il piccolo nemmeno un attimo. “Pensavo ai miei figli, poi guardavo il bambino tra le mie mani e pregavo che non finisse così, speravo che accadesse qualcosa, che qualcuno venisse a salvarci entrambi”, racconta ancora la maestra. Poi mentre massaggiava il corpicino con tenacia all’improvviso la speranza: “È stato un attimo. Ho visto una goccia di saliva uscire dalla bocca, poi all’improvviso ha spalancato gli occhi e ha iniziato a piangere. È accaduto come quando si accende la luce, quando in una stanza buia si usa l’interruttore. Ha aperto gli occhi e ha pianto, sentivo la presenza delle mie colleghe accanto, lo abbiamo fatto piangere ed è stata una liberazione per tutte noi. Per me è stato un miracolo, la grazia di Dio, perché mai mi sarei sentita pronta di affrontare una prova di questo tipo”.
Simone è salvo e le sue maestre non dimenticheranno mai quel giorno e quel pianto che è stato come “una rinascita”. La cosa che più ricorderanno per sempre è anche il grandissimo lavoro di squadra che si è svolto in pochi secondi e senza doversi parlare tra loro. “Siamo maestre multitasking, che fanno anche le mamme e le infermiere all’occorrenza. Certo il territorio è difficile, forse sarebbe opportuno investire di più sui presìdi sanitari, sulle risorse in campo, anche per valorizzare le energie positive che una zona difficile come questa è in grado di offrire”.
