Stragi di Parigi dell’Isis, il terrorista Salah Abdeslam si scusa con le vittime: “Detestatemi con moderazione”

Salah Abdeslam si è “scusato” con le vittime e pianto alla fine del suo ultimo interrogatorio al processo per le stragi del 13 novembre 2015 a Parigi: quando furono uccise 130 persone e altre centinaia furono ferite da un commando jihadista tra lo Stade de France, la movida nel centro della capitale francese e il locale Bataclan. “Voglio presentare le mie condoglianze e le mie scuse a tutte le vittime”, ha detto il 32enne segnando con le sue parole un improvviso e decisivo cambio di rotta rispetto alle sue precedenti posizioni.

Soltanto all’inizio del procedimento l’uomo aveva rivendicato con orgoglio la sua adesione al gruppo terrorista sedicente Stato Islamico, meglio noto come Isis. “So che c’è ancora dell’odio, ma oggi vi chiedo di detestarmi con moderazione”, ha aggiunto Abdeslam secondo quanto riportato dai media francesi. Il 32enne è l’unico estremista superstite del clamoroso attentato. Ha chiesto in aula ai tre imputati, processati per averlo aiutato nella fuga dopo gli attentati, “di perdonarlo”.

“Rimpiangi di non aver avuto il coraggio di andare fino in fondo?”, gli ha domandato uno dei suoi avvocati, Olivia Ronen: “Non mi pento, non ho ucciso quelle persone e non sono morto”, ha replicato Salah. Lo scorso mercoledì 13 aprile il terrorista aveva fatto un primo dietrofront raccontando per la prima volta il suo ruolo nella serata degli attentati. Abdeslam era destinato a morire come martire, ha detto, ma avrebbe “rinunciato volontariamente a farsi esplodere in un bar”.

Il commando di attentatori kamikaze colpì armato di kalashnikov sei volte in 33 minuti sparando all’impazzata sulla folla, in strada e nei locali, ed all’interno del Bataclan durante un concerto rock della band americana Eagles of Death Metal. Morirono 130 persone con 350 feriti. Sette terroristi, gridando “Allah è grande”, riuscirono ad azionare la loro cintura esplosiva – rafforzata con chiodi e bulloni – ed a farsi saltare in aria, solo uno di loro non fece in tempo.

Catturato, Abdeslam si definì “combattente dello Stato Islamico” e disse che “non c’era niente di personale, abbiamo voluto far subire alla Francia lo stesso dolore che noi subiamo”. Quell’azione terroristica clamorosa si tenne a meno di un anno dalla strage presso la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, aprì un nuovo periodo di terrore e di attacchi nel continente e portò all’attenzione mondiale la parabola del sedicente Stato Islamico e delle guerre che lo avevano generato in Medio Oriente. Il processo riprenderà Mercoledì 20 Aprile, con l’audizione di esperti psicologi e psichiatri. Il verdetto è atteso intorno al 23 Giugno.