Taci, scemo: io sono un giornalista

Sulla violazione del segreto di ufficio, invece - che è un reato pieno e indiscutibile - non pare che ci sia nessuna indagine. Si tratterebbe di capire chi l’ha commesso. I casi, a occhio, sono due: o qualcuno della Procura o qualcuno della Guardia di Finanza. Gli avvocati stavolta no, perché non sapevano niente. Naturalmente in queste occasioni non sono mai gli avvocati a far filtrare le notizie, perché facendole filtrare danneggerebbero i propri clienti esponendoli alla gogna mediatica: però in genere la magistratura dice di non poter escludere che siano stati gli avvocati, e di conseguenza non apre mai un'indagine sulla Procura dalla quale è partita la fuga di notizie. Stavolta, almeno per alcuni dei nomi dei perquisendi (e cioè i nomi di quelli che poi non sono stati perquisiti) gli avvocati non possono entrarci niente perché non sapevano niente. Lì non si scappa: o Procura o Finanzieri. I maggiori sospettati non sono i finanzieri…

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Da sabato scorso su questo giornale pubblichiamo cinque domande ai vertici della magistratura italiana. Facili facili. Le trovate qui sopra. Contiamo di avere delle risposte.

Domani Matteo Renzi parlerà di queste cose in Senato. Magari sarà l'occasione per chiarire alcuni aspetti di questa vicenda. E magari si potrà mettere sul tappeto la questione decisiva: quella del rapporto direttissimo tra alcuni Pm e alcuni giornali, e del modo nel quale questo rapporto - questa connessione - riesce a mettere in moto vere e proprie campagne di linciaggio morale, che hanno un peso fortissimo, in genere sulla politica ma spesso anche sull’economia, sull’imprenditoria.

La vicenda di Renzi è esemplare. L’ondata di perquisizioni alla ricerca di niente ha prodotto una campagna di stampa contro di lui. Renzi non è neppure indiziato di alcun reato, però è stato processato sui giornali e in Tv. In televisione non solo è stato sottoposto a un interrogatorio di tipo stalinista. Ma è stata mostrata la sua casa, quella nella quale abita con i figli e la moglie, e sono stati passati al setaccio i suoi conti correnti.  Perché dico interrogatorio stalinista? Perché i magistrati, quando ti interrogano come imputato, devono contestarti un reato. In Tv invece ti dicono subito: «D’accordo, nelle tue azioni non c’è nulla di penalmente rilevante», però ora ti friggo.  È questa la formula che annuncia l’interrogatorio stalinista (o fascista, o della Santa Inquisizione, fate voi…) perché da quel momento chi accusa non ha più bisogno di contestare un reato, può contestarti quel che vuole: buon gusto, senso dell’opportunità, simpatia, eventualmente ricchezza o povertà eccessive, scarso senso estetico, poco rispetto per le autorità… assolutamente quello che vuole.

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Renzi non solo è stato sottoposto a un interrogatorio stalinista, a “Piazza Pulita”;  ma dopo l’interrogatorio (che lui ha superato, perché è piuttosto bravo; ma molti altri, in quelle condizioni di palese inferiorità rispetto allo strapotere mediatico del Pm-giudice-giornalista, avrebbero finito per essere asfaltati) c’è stata la seconda parte del linciaggio: siccome nei giorni successivi alla trasmissione alcuni simpatizzanti di Renzi hanno messo sui social commenti duri verso Formigli, e hanno descritto la sua casa, Renzi è stato processato di nuovo come capo di “squadristi”. Squadristi? Sì, Formigli li ha definiti così, perché se l’erano presa con lui, cioè con un giornalista. Qual è la regola? Semplice, imparatela una buona volta: se critichi un giornalista stai criticando la democrazia, e sei fascista. Se critichi un politico stai facendo il tuo lavoro. Santo lavoro. Perciò se manganelli (mediaticamente) un politico - peraltro senza motivo, ma perché così vogliono i Pm, o così vogliono i lettori, o così vuole qualche editore - sempre “santo lavoro” stai svolgendo, con quello che le canzoni di una volta chiamavano “il santo manganello”.

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