Tajani, Adam e i bimbi di Gaza: lo stesso coraggio non c’è stato con i piccoli ucraini ed ebrei

"Adam e la sua mamma sono arrivati in Italia da Gaza. Con loro altri 17 bambini e 55 familiari". Così il ministro Tajani accoglie sui social il loro arrivo in Italia

Il grande cuore italiano è talmente sensibile da dare segni di aritmia e discontinuità. I fatti: l’amministrazione USA sta cacciando tutti coloro che sbarcano come turisti e poi non se ne vanno più. Nessuna novità. Questa volta però Trump aggiunge una minaccia: coloro che non verranno riaccolti nel paese d’origine saranno deportati nella base militare di Guantanamo Bay a Cuba.

I due italiani stanno rientrando

Sarebbero circa diecimila, secondo il Washington Post, fra cui alcuni italiani che poi si scoprirà essere due, sani e salvi: nulla di apocalittico tranne il valore aggiunto emotivo evocato dal nome di Guantanamo, nata come prigione per sospetti terroristi voluta dal Presidente George W. Bush dopo l’attacco di al-Quaeda dell’11 settembre 2001. Da allora il solo nome evoca immagini di tute arancioni, la tortura detta “waterboarding”, le catene, la negazione del diritto di difendersi. Guantanamo fa paura anche se tutti i vecchi prigionieri sono stati liberati (o deceduti). La novità ottima e prevedibile (nessun italiano andrà a Guantanamo) è certamente dovuta alla tempestività del nostro ministro degli Esteri. Infatti i due italiani che risiedevano abusivamente negli Stati Uniti sono già in aereo per rientrare in Italia.

Il pensiero apocalittico di Conte

Tutto è andato bene prima ancora che si svolgesse l’annunciata telefonata fra il Segretario di Stato americano Marco Rubio e il nostro ministro degli Esteri. Ma prima si era già alzata la confusa e agitata voce di Giuseppe Conte e purtroppo anche quella in genere ragionevole di Sandro Gozi, capogruppo democratico a Bruxelles che ha ceduto alla tentazione di dire una sciocchezza affermando che i nostri connazionali sarebbero stati spediti a Guantanamo in tuta e catene senza che il nostro governo ne sapesse niente. Bene ha dunque fatto il ministro Antonio Tajani che ha disinnescato le opportunistiche intimidazioni di Conte annunciando prima di aver prenotato un appuntamento telefonico col segretario di Stato Marco Rubio e poi che il caso era già stato risolto, mettendo ancora una volta a nudo la fragilità di una opposizione prigioniera del suo stesso pensiero apocalittico. I repulisti americani sono del resto sempre avvenuti: l’amministrazione Obama scoprì a New York una colonia clandestina di ragazzi inglesi arrivati come turisti e poi spariti nella metropoli. Nulla di tragico in quel caso, come in questo dei due italiani. Il nostro ministro degli Esteri ha fatto comunque una eccellente figura.

Adam e i bimbi di Gaza in Italia

Anche se poi lo stesso ministro ha annunciato all’assemblea di Confcommercio che il bambino palestinese Adam, ferito e adottato dal governo italiano, era in volo per essere ricoverato all’ospedale Niguarda di Milano e curato per le fratture subite durante i bombardamenti. Con lui, su tre aerei italiani, erano in viaggio altri ottanta palestinesi fra cui 17 bambini e i loro familiari destinati in diversi ospedali italiani.
È certamente un’ottima notizia perché dove i bambini sono vittime delle guerre, là si impone un’etica diversa da quella della Seconda guerra mondiale, quando gli stessi morivano a centinaia di migliaia in Inghilterra, in Russia, in Germania, in Giappone. Per pura fortuna sono sopravvissuto al bombardamento del quartiere San Lorenzo di Roma del 19 luglio del 1943, ma i miei compagni rimasti sotto le macerie non fecero notizia. I bambini feriti e mutilati o sepolti vivi non hanno bandiera. Ed è sempre un atto morale soccorrerli e salvarli.

La domanda di riserva per Tajani

Bravo, dunque, governo italiano e il ministro Tajani, con una domanda di riserva. Cosa ha fatto questo stesso governo per offrire aerei, ospedali da campo e medici ai bambini ebrei del pogrom del 7 ottobre? E le centinaia di migliaia di bambini ucraini selvaggiamente strappati alle loro madri per essere ricollocati in campi di russificazione coatta per cui la corte dell’Aja ha emesso un mandato di cattura per Vladimir Putin? Abbiamo osato soccorrere rischiando, o abbiamo lasciato fare pur deplorando? Ottenere garanzie su Guantanamo richiede impegno encomiabile e offrire protezione fa rischiare solo un eccesso di applausi. Ma che cosa abbiam fatto per i bambini ucraini e per i bambini ebrei? Non sempre è facile e non sempre basta la diplomazia. Ma l’orrore e la difesa dei bambini in guerra devono essere coraggiosi e rischiosi perché riguardano l’etica e non solo la politica.