Trilemma della libertà: cittadini, governi e big tech. Il modello di uno Stato garante dei diritti digitali

Nel dibattito sulla tecnologia, si ripropone spesso una spiegazione fin troppo comoda: il determinismo tecnologico, ovvero l’idea che l’innovazione segua un percorso inevitabile, indipendente dalle scelte umane. Il saggio Il trilemma della libertà. Stati, cittadini, compagnie digitali, di Gabriele Giacomini, pubblicato di recente per La nave di Teseo, smonta questa visione, sostenendo che il digitale non è affatto neutrale. Al contrario, è il prodotto di decisioni politiche e strategiche ben precise.

Secondo l’autore, la libertà dei cittadini nell’era digitale dipende dall’interazione di tre attori fondamentali: lo Stato, le piattaforme tecnologiche e i cittadini stessi. Da qui nasce l’idea centrale – e più originale – del volume: il concetto di trilemma. Ovvero: è impossibile massimizzare simultaneamente il potere di tutti e tre. Se Stato e big tech collaborano, la libertà individuale rischia di essere soffocata. Se l’alleanza si stringe tra cittadini e piattaforme, lo Stato si indebolisce, perdendo la capacità di regolazione e di correzione delle distorsioni del mercato digitale. Solo nell’intesa tra cittadini e istituzioni pubbliche è possibile contenere il potere delle grandi aziende tecnologiche e garantire uno sviluppo più equo e democratico.

Questa prospettiva conduce a una conclusione netta: non esistono soluzioni perfette, ma alcune sono decisamente preferibili. In particolare, Giacomini valorizza il modello in cui lo Stato si fa garante dei diritti digitali – dalla privacy all’accesso all’informazione – promuovendo la partecipazione civica e regolando gli eccessi delle piattaforme. Un equilibrio difficile, che richiede nuove leggi, nuove istituzioni, e soprattutto un rinnovato impegno civile. In un panorama editoriale italiano spesso segnato dal pessimismo, se non dal catastrofismo, Il trilemma della libertà si distingue non solo per l’analisi lucida delle trasformazioni in atto nei rapporti tra individui, istituzioni e big tech, ma anche per la proposta di una bussola con cui orientarsi nel nuovo scenario di potere del mondo digitale.

Non mancano tuttavia alcune perplessità. Alcuni osservatori sostengono che la globalizzazione, così come l’espansione delle piattaforme digitali, sia ormai un processo irreversibile. Se ciò fosse vero, parlare di regolazione pubblica o di una sinergia tra cittadini e Stati potrebbe apparire velleitario, se non anacronistico, di fronte a colossi privati che agiscono ben oltre i confini giuridici degli Stati, sfuggendo sempre più al controllo democratico.
Ciononostante, Il trilemma della libertà resta un invito argomentato e civile all’azione. Ogni generazione, ricorda l’autore, è chiamata a fare i conti con le proprie invenzioni. Tocca a noi – cittadini, legislatori, attori pubblici – decidere se la tecnologia sarà strumento di emancipazione o leva di sorveglianza. La partita è ancora aperta. E riguarda, in ultima istanza, la qualità stessa della nostra democrazia.