Economia
Trump annuncia nuovi dazi sui farmaci. Calma a Bruxelles: “Vale l’accordo del 27 luglio”
Dal primo ottobre altre tariffe anche su mobili e camion
Ci risiamo. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nella notte tra il 25 e il 26 settembre ha annunciato nuovi dazi su farmaci, mobili da cucina e da bagno, mobili imbottiti e sui camion. L’inquilino della Casa Bianca lo ha fatto in barba agli accordi firmati ad esempio con l’Europa, e lo ha annunciato sul suo social Truth. Scrive Trump: a partire dal primo ottobre “imporremo dazi al 100% su qualsiasi prodotto farmaceutico di marca o brevettato, a meno che un’azienda non stia costruendo il proprio stabilimento di produzione farmaceutica in America (…). La costruzione sarà definita come un cantiere in fase di avvio e/o di costruzione. Pertanto, non ci saranno dazi su questi prodotti farmaceutici se la costruzione è iniziata”.
Inoltre, dal primo ottobre scatteranno dazi al 50% per i mobili da cucina, da bagno e prodotti correlati. La decisione – sottolinea Trump – è stata presa perché gli Stati Uniti sono “inondati da questi prodotti che arrivano da altri Paesi. È ingiusto e dobbiamo proteggere, per motivi di sicurezza nazionale, il processo manifatturiero”. Infine gli Usa imporranno dazi al 25% sulle importazioni di camion pesanti negli Stati Uniti: la decisione è dettata dalla necessità di proteggere i “nostri produttori”, ha scritto Trump su Truth.
I dubbi
Non è chiaro se questi dazi saranno applicabili con quelle parti con cui gli Stati Uniti hanno siglato accordi, come ad esempio l’Unione europea, il Regno Unito o il Giappone. Secondo il portavoce di Bruxelles, Olof Gill, per l’Europa non cambia nulla visto che c’è una dichiarazione congiunta tra le due sponde dell’Atlantico. “Gli Stati Uniti – spiega – intendono garantire tempestivamente che l’aliquota tariffaria, composta dalla tariffa della nazione più favorita e dalla tariffa imposta in base alla sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962, applicata ai prodotti originari dell’Unione europea soggetti alle misure della sezione 232 su prodotti farmaceutici, semiconduttori e legname, non superi il 15%”.
Tradotto in parole più semplici: “Questo chiaro massimale tariffario – continua Gill – onnicomprensivo del 15% per le esportazioni dell’Ue rappresenta una polizza assicurativa che non si verificheranno dazi più elevati per gli operatori economici europei”. D’altra parte, riflette ancora Gill, l’Ue è l’unico partner commerciale ad aver raggiunto questo risultato con gli Stati Uniti. Sempre secondo la Commissione, “Ue e Usa continuano a impegnarsi per l’attuazione degli impegni della dichiarazione congiunta, esplorando al contempo ulteriori ambiti per esenzioni tariffarie e una cooperazione più ampia”.
Cosa rischierebbe l’Italia?
L’export di farmaci dall’Italia verso gli Stati Uniti è rilevante, e si avvicina agli 11,5 miliardi di dollari nel 2024. Allo stesso tempo, il comparto arredo del Made in Italy vende Oltreoceano merci per oltre 2 miliardi di euro l’anno. Infine, i “camion” fatti in Italia fatturano quasi 5,5 miliardi di dollari a Washington. Se fossero dazi per tutti, il prezzo da pagare per il Made in Italy sarebbe molto alto soprattutto per l’impatto dei farmaci e dei camion. Va ricordato che attualmente il Belpaese, in quanto membro dell’Unione europea, paga tariffe del 15% per esportare negli Usa. Secondo molti esperti, l’impatto sull’economia italiana sarà di circa 9 miliardi di euro.
Le cose potrebbero peggiorare se i “nuovi dazi” annunciati da The Donald fossero imposti anche al vecchio continente. Basti pensare che il 100% sui farmaci renderebbe davvero complicato venderli negli Stati Uniti, se non trasferendo le produzioni proprio in Nord America con un enorme danno al tessuto industriale italiano. Al di là dell’ottimismo che sbandierano a Bruxelles, sarebbe il caso di mettere in atto una strategia di emergenza che aiuti in maniera concreta le industrie europee per evitare un crollo delle vendite ma soprattutto la desertificazione produttiva.
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