L’Fbi cercava documenti legati alle armi nucleari nella residenza dell’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump a Mar-a-Lago in Florida. A rivelarlo un articolo del Washington Post. Documenti top-secret e con implicazioni per la sicurezza nazionale che spiegano l’urgenza dell’intervento degli agenti federali e la preoccupazione diffusa all’interno del governo statunitense sul tipo di documenti trafugati a Mar-a-Lago e sul pericolo che potessero finire in mani sbagliate.
L’autorizzazione per la perquisizione è stata data dal procuratore generale degli Stati Uniti Merrick Garland, che ha tenuto una dichiarazione pubblica, dopo il fallimento di tentativi “meno intrusivi” di recuperare documenti che sarebbero stati sottratti dalla Casa Bianca da Trump. L’Archivio Nazionale ha cercato per mesi di recuperare il materiale, per acquisire ciò che per legge avrebbe dovuto essere conservato negli archivi federali. Quando quest’anno gli archivisti hanno recuperato 15 scatole, hanno scoperto diverse pagine di materiale classificato e hanno segnalato la questione al Dipartimento di Giustizia. I funzionari hanno ritenuto che altro materiale “classificato” fosse rimasto a Mar-a-Lago.
Stando a quanto riportato dal New York Times alcuni dei documenti sequestrati erano così sensibili che il Dipartimento di Giustizia ha dovuto agire, considerando anche che Trump non avrebbe dato seguito a un mandato di comparizione spiccato dall’Fbi mesi prima della perquisizione alla residenza in Florida. Il Dipartimento di Giustizia ha presentato una mozione per rendere pubblici il mandato di perquisizione e l’inventario degli oggetti recuperati nella perquisizione. Garland ha parlato di “sostanziale interesse pubblico”, di avere autorizzato personalmente la perquisizione e di “non aver preso la decisione con leggerezza”.
Il giudice ha dato 24 ore di tempo a Trump per opporsi alla mozione, fino alle 21:00 di venerdì 12 agosto. Qualora dovesse opporsi potrebbe lasciar intendere di avere qualcosa da nascondere. L’operazione ha scatenato proteste e minacce nell’ala più “trumpiana” dei repubblicani. E arriva in un momento in cui altre inchieste, con al centro il tycoon, stanno prendendo slancio. L’ex presidente mercoledì scorso ha invocato il suo diritto al Quinto Emendamento contro l’autoincriminazione in un’indagine civile a New York. E sempre questa settimana in un filone dell’indagine sugli sforzi di Trump per rimanere al potere nonostante la sua sconfitta elettorale nel 2020, ad un suo alleato alla Camera gli agenti federali hanno sequestrato il telefono.
La rabbia dei Repubblicani non è stata scalfita neanche dalle dichiarazioni dell’entourage del Presidente Joe Biden che ha fatto sapere di non essere a conoscenza dell’iniziativa dell’Attorney General. “Biden ha detto sin dall’inizio che il dipartimento della Giustizia deve condurre le sue indagini in modo indipendente”. La perquisizione è stata definita un’azione politica contro Trump, un “raid”. È la prima volta nella storia degli Stati Uniti che l’amministrazione in carica prende un provvedimento giudiziario nei confronti di un ex Presidente.
Lo scorso giugno il capo del controspionaggio presso il dipartimento, Jay Bratt, si era presentato presso la residenza con un mandato di ispezione. Trump gli aveva assicurato di non avere carte top secret. Newsweek e Wall Street Journal hanno scritto però che almeno un informatore nella cerchia dell’ex Presidente avrebbe riferito all’Fbi che Trump mentiva. Interrogati l’assistente di Trump allo Studio Ovale, Molly Michael, e l’ex segretario fino al dicembre 2020 Derek Lyons.
Secondo i media americani sarebbero due le conseguenze che potrebbe avere il caso: nel momento in cui le indiscrezioni del Wp sui documenti legati al nucleare dovessero essere confermate, Trump potrebbe affrontare pesanti conseguenze penali; se i retroscena dovessero essere smentiti la vicenda potrebbe dare una spinta decisiva alla candidatura del tycoon alle prossime presidenziali del 2024. A novembre si terranno le elezioni di mid-term dove anche il Presidente Biden potrebbe annunciare la sua candidatura per il 2024 e lanciare la sua campagna elettorale. Non è chiaro se i presunti documenti sul nucleare riguardano solo l’arsenale americano a anche quelli di altri Stati.
