Ora tutti a scaricare la responsabilità sul 53enne che la notte del 29 ottobre ha brutalmente ucciso due studenti scambiandoli per ladri. Non v’è dubbio: Vincenzo Palumbo ha commesso un crimine orrendo, che sia vera la sua versione («Ho sparato nel buio e a scopo intimidatorio, non volevo uccidere») o che sia confermata la tesi dell’accusa («Sapeva di colpire a morte, ha preso la mira, il timore di un furto è stato solo il pretesto per lo sfogo di un istinto criminale») il suo comportamento ha causato una tragedia che travolge sia quelle dei due studenti uccisi sia la sua stessa famiglia.
Una tragedia che rivela tutta la banalità del male, tutta la fragilità di certe reti sociali, tutte le conseguenze di vuoti culturali che la politica non può illudersi, né illudere, di poter colmare con slogan populisti, straparlando prima e restando muta dopo, quando ormai le tragedie sono ormai consumate. Probabilmente Vincenzo Palumbo sarà processato in tempi rapidissimi, i pubblici ministeri che conducono le indagini stanno valutando di fare richiesta di rito immediato. Ieri, intanto, sui corpi delle due vittime si è eseguito l’esame autoptico utile a fornire qualche dato in più sulla dinamica e sui drammatici ultimi istanti di vita di Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella, di 27 e 26 anni, i due amici uccisi a Ercolano.
Oggi invece si svolgeranno i funerali nella chiesa di San Ciro, a Portici, e a celebrarli sarà don Mimmo Battaglia. Ci si augura che le parole dell’arcivescovo riescano non solo a dare conforto alle famiglie dei due giovani uccisi raggiunte da un dolore immenso, ma anche a dare alla comunità un messaggio, una linea, un monito che possa colmare l’assordante silenzio della politica, a partire proprio da quella politica che sarebbe stata pronta a intervenire su ogni social e in ogni salotto tv per cavalcare l’onda emotiva di una simile tragedia se invece di due giovani incolpevoli fossero stati uccisi due ladri o aspiranti tali, oppure se a commettere l’assurdo duplice omicidio fosse stato un cittadino extracomunitario e non un insospettabile padre di famiglia, dal brutto carattere se si prendono per buone le parole di qualche vicino di casa ma di certo da nessuno descritto come un potenziale assassino. Saremmo stati sopraffatti dai soliti messaggi da subcultura giustizialista. Invece ci ritroviamo con le parole della moglie di Vincenzo Palumbo.
La signora Maria Rosaria ha rilasciato ieri un’intervista alla trasmissione La Vita in Diretta, ha detto quello che forse ci si aspettava che dicesse ma almeno ci ha messo la faccia: «Chiedo perdono alle famiglie delle vittime. Mio marito non doveva fare quello che ha fatto. Sono mamma anch’io e posso capire cosa significhi non veder più rientrare due figli che erano usciti di casa». I Palumbo hanno una figlia di vent’anni, indirettamente anche lei è ora una vittima di questa tragedia, non parla da giorni. «La mia vita, da quella notte, è finita» ha aggiunto la signora Maria Rosaria pensando al peso immane che lei e la figlia dovranno sopportare per riprendere i fili della loro esistenza. Intanto Vincenzo Palumbo è in cella a Poggioreale, in isolamento sanitario per i primi dieci giorni come prevede il protocollo Covid per chi entra in carcere.
