Tre ore di interrogatorio, la tragica ricostruzione di quella notte, le scuse indirizzate ai familiari delle due vittime, la disperata difesa davanti agli inquirenti: «Non volevo ucciderli, ho sparato perché temevo fossero ladri e volevo far capire loro che non dovevano tornare più». Vincenzo Palumbo, il camionista 53enne accusato dell’omicidio di Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella, uccisi a Ercolano nella notte tra giovedì e venerdì scorsi, ha provato a rimettere insieme i pezzi della tragedia di cui è stato autore. Lo ha fatto davanti al gip Carla Sarno, nel corso dell’udienza di convalida che si è conclusa ieri con la decisione del giudice di disporre un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’indagato. Palumbo, quindi, resterà a Poggioreale, dove si trova sin dalla notte dell’omicidio per via di un provvedimento di fermo.

Tecnicamente il fermo non è stato convalidato perché per il gip non sussiste il pericolo di fuga né quello di inquinamento delle prove, essendo stato lo stesso Palumbo ad allertare i carabinieri dopo il duplice omicidio. La misura in carcere è stata decisa ritenendo gravi gli indizi e il reato e sussistente il rischio recidiva per la personalità dell’indagato, «una personalità del tutto fuori controllo» come osserva il gip motivando la scelta di lasciare Palumbo a Poggioreale. Assistito dagli avvocati Fioravante De Rosa e Francesco Pepe, il 53enne ha provato a raccontare la sua verità ed è sulla volontà o meno di uccidere che si concentra adesso l’inchiesta. «Non vi era nessuna volontà da parte del nostro assistito di determinare questa tragedia – spiega l’avvocato De Rosa, annunciando la possibilità di ricorrere al Riesame – A tutti vorrei ricordare che anche Vincenzo Palumbo è un padre e ha una famiglia e, quando si è reso conto che le vittime erano bravi ragazzi, è stato colto da una grave crisi interiore».

Palumbo sostiene di essere stato svegliato nel sonno dall’antifurto della sua abitazione e di aver sparato nel buio e per paura dei ladri, impugnando la pistola che, dopo il furto subìto in casa il 4 settembre scorso, teneva sempre sotto il letto. Gli inquirenti, però, non gli credono. I pm Luciano D’Angelo e Daniela Varone sono convinti che Palumbo abbia invece sparato consapevole di poter uccidere e basano questa convinzione sui risultati di una prima analisi delle immagini del circuito di videosorveglianza dei vicini di Palumbo (ci saranno poi perizie tecniche) e sulla ricostruzione che finora si ha della dinamica: la Fiat di Tullio e Giuseppe, giunti in via Marsiglia davanti a casa di Palumbo solo casualmente perché hanno sbagliato strada, è già in moto quando parte il primo colpo, fa appena in tempo a fare inversione e viene investita da una pioggia di proiettili. Palumbo, «abile tiratore» per la sua esperienza di cacciatore, sfrutta, secondo l’accusa, la posizione di vantaggio in cui si trova rispetto alle vittime (perché è sul terrazzino) per mirare alla macchina che intanto si sta velocemente allontanando  con i fari accesi, e colpisce alla testa, uccidendoli sul colpo, sia Tullio che Giuseppe. «Avrebbe ben saputo sparare a salve se solo avesse avuto quell’intento», scrive il gip che non crede alla tesi difensiva di Palumbo.

Il 53enne aveva un regolare porto d’armi. E anche questo è un aspetto su cui si riflette in questi giorni. Del resto, i cittadini armati sono tantissimi in Campania e in tutta Italia. Secondo una delle ultime indagini sul numero di licenze per uso caccia, in Campania ci sarebbero oltre 35mila tesserini regionali e il numero di cacciatori sarebbe pari al 24,2% del dato nazionale. Mentre il numero di persone che richiedono l’autorizzazione per tenere un’arma a titolo di difesa personale supera, in tutta Italia, quota 18mila, praticamente l’1,3% del totale delle persone armate. Negli ultimi anni, inoltre, sono in aumento le richieste di porto d’armi a uso sportivo mentre, per effetto della pandemia, si è deciso di prolungare la durata delle licenze, per cui la validità del porto d’armi in scadenza tra il 31 gennaio 2020 e il 31 dicembre 2021 sarà estesa fino al 31 marzo 2022.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).