Il parental control di Pillon
Un filtro automatico per bloccare il porno su internet, la norma a firma Lega rischia di censurare il web
Prima le battaglie contro l’aborto in Umbria, dove è commissario regionale della Lega, ora contro il porno. Il senatore della Lega Simone Pillon, noto per le sue posizioni ultracattoliche, mette nel mirino il mondo dell’hard con un emendamento inserito nel decreto legge Giustizia che prevede di bloccare in automatico il porno online, una sorta di parental control.
Secondo il testo presentato da Pillon, il blocco dei contenuti pornografici potrà essere disattivato solo se il titolare del contratto telefonico lo comunica esplicitamente al proprio gestore.
Dati i tempi stretti per convertire in legge il decreto, che ‘scade’ il prossimo 29 giugno, è probabile che la proposta otterrà il parere favorevole di entrambi i rami del Parlamento. Per ora il via libera è già arrivato dalla commissione trasporti e comunicazioni della Camera, perché i termini di legge per la conversione non ammettono proroghe. Sentita da Repubblica il segretario di commissione Enza Bruno Bossio (Pd) ha spiegato che “chiediamo al Governo di non rendere il testo immediatamente attuativo; non prima di un passaggio con gli operatori”.
Una proposta rivendicata da Pillon, che spiega come la norma si applicherà su ogni tipo di dispositivo e filtrerà tutti “i contenuti violenti, pornografici o inadeguati per i minori”. Per il senatore leghista si tratta di “un piccolo regalo da parte della grande famiglia della Lega a tutte le mamme e a tutti i papà che vogliono proteggere i loro piccoli dai pericoli del web”
Entrando invece nel merito della norma, all’articolo 7 bis della sezione Sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio si legge che “i contratti di fornitura nei servizi di comunicazione elettronica […] devono prevedere tra i servizi preattivati sistemi di parental control ovvero di filtro di contenuti inappropriati per i minori e di blocco a contenuti riservati ad un pubblico di età superiore agli anni diciotto. Questi servizi devono essere gratuiti e disattivabili solo su richiesta del consumatore, titolare del contratto”.
La norma del senatore leghista ha trovato resistenze e pareri negativi. Problemi anche tecnici, perché non è chiaro come sarà possibile bloccare siti, immagini e pubblicità genericamente definiti come “inadeguati” per un pubblico sotto i 18 anni, col rischio concreto di limitare in realtà libertà d’espressione e accesso alle informazioni.
Stefano Quintarelli, noto esperto di questioni legate alla rete, spiega infatti a Repubblica che “la norma è inapplicabile, chi stabilisce cosa sia un contenuto inappropriato? E come filtrare quelli criptati, tenendo conto che sul web ora tutto è cifrato? Inoltre credo sia incompatibile anche con normativa sulla neutralità della rete”.
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