Il mondo è in fiamme: guerre, crisi, rivoluzioni tecnologiche. Ma la politica italiana resta immobile, bloccata da logiche obsolete, linguaggi logori, alleanze stanche e incompatibili con l’interesse nazionale. L’Italia è stretta da due morsi letali: l’incapacità di larga parte della classe dirigente di guardare oltre il proprio tornaconto; la presenza, nella maggioranza e nell’opposizione, di forze populiste, anti-nazionali e anti-europee, spesso legate – direttamente o indirettamente – a potenze straniere ostili all’Europa e all’Occidente.

Servono ben più che ritocchi tattici: serve una scossa. Serve coraggio. È tempo di una strategia lucida, decisa, senza ambiguità. Un fronte nuovo, fatto di chi crede in un’Italia moderna, responsabile, europeista e alleata dell’Occidente democratico. È urgente un patto politico e operativo tra riformisti, liberali e centristi, oggi dispersi tra schieramenti diversi, per dare forma a una proposta chiara, netta, all’altezza delle sfide. Qualche segnale di discontinuità esiste nella politica, ma restano fragili, timidi, insufficienti. Il tempo della Repubblica sta vivendo la sua stagione più incerta.

Giorgia Meloni ha lanciato una proposta elettorale interessante: proporzionale, preferenze, indicazione del premier, premio di maggioranza. Un passo importante, nei fatti il superamento del premierato elettivo. Ma senza una rottura interna netta con i sabotatori dell’Italia – che ne ostacolano ogni decisione seria sull’economia e frenano il ruolo italiano in Europa – può diventare una mossa senza orizzonte. Nel Pd qualcosa si muove. Alcuni riformisti si ribellano al revival ideologico del referendum sul Jobs Act, denunciano ambiguità sull’Ucraina, le derive anti-ebree e anti-occidentali, l’egemonia populista di Conte. È incoraggiante che si aprano spazi di confronto, come il recente incontro milanese con i riformisti di altri partiti. Ma non basta. Il momento impone dibattito in ogni città e costruzione di una politica decisa. Serve ad esempio un rassemblement liberale, riformista, centrista ampio, determinato.

Un progetto nuovo, autonomo. Una prospettiva per chi oggi non si riconosce più in partiti chiusi, opachi, impermeabili. Basta correnti. Serve una forza che sappia unire chi crede nell’economia sociale di mercato, nella giustizia sociale, nell’Europa. Una forza capace di rompere il muro dell’inconsistenza, ricostruire alleanze serie, ridare voce e rappresentanza a un’Italia silenziata. Perché oggi, purtroppo, pezzi di centrodestra e centrosinistra lavorano insieme – di fatto – per impedire ogni riforma, per logorare governi responsabili, per avvelenare l’opinione pubblica con una narrazione sempre più vicina a Mosca.

Bisogna rompere gli schemi per rompere gli accerchiamenti organizzati, non a caso, dentro la politica tutta e impegnarsi per un raccordo politico – al di là degli schieramenti – su economia, Europa, alleanze occidentali. Gli eventi incalzano e occorre un salto netto, uno spartiacque. È tempo di attraversare il Rubicone con scelte coraggiose.

Raffaele Bonanni

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